Refugees welcome, l’Airbnb per ospitare i migranti, fa il pieno di annunci

Venerdì 18 Settembre 2015 di Sabrina Quartieri
Jonas Kakoschke e Bakary Conan (fonte The Guardian)
Un ragazzo del Mali siede sul balcone di casa di un berlinese e ripete al suo coinquilino qualche semplice frase in tedesco. Bakary Conan, 40enne, è scappato dall’Africa e al momento si trova in Germania in attesa del permesso di lavoro. Intanto, mentre aspetta, Bakary impara la nuova lingua prendendo lezioni da Jonas Kakoschke, che lo ha accolto in casa, dopo aver dato vita al progetto “Refugees welcome”, un sito online dove privati offrono ai migranti una stanza nella propria abitazione.



Come si legge su The Guardian, questa sorta di Airbnb per rifugiati, nata dall’idea di un gruppo di berlinesi, sta avendo un enorme successo. Il progetto continua a registrare nuove adesioni, a ricevere offerte di supporto e idee per riproporre lo stesso schema anche in altri Paesi europei, come la Grecia, il Portogallo e il Regno Unito (in Austria esiste un sito simile già dallo scorso gennaio. In Islanda, tramite una lettera aperta al governo, migliaia di cittadini si sono offerti di ospitare nelle loro case profughi siriani).



Il sito “www.refugees-welcome.net” conta già 780 tedeschi iscritti e grazie a lui, fino ad oggi hanno trovato casa 26 migranti, tra profughi dell’Afghanistan, del Burkina Faso, del Mali, della Nigeria, del Pakistan, della Somalia e della Siria. A sposare l’idea di questo Airbnb sono soprattutto studenti che già condividono un appartamento, consulenti in pr e carpentieri, tutte persone di età compresa tra i 21 e i 65 anni. Ma sono arrivate offerte di supporto anche da coppie sposate o da madri single. Johann Schmidt, un insegnante, dopo essersi registrato sul sito, ha accolto in casa un profugo dell’Iraq. Schmidt racconta che “Azad parla spesso della crisi nel suo Paese di origine. Lo fa con parole semplici, cosa che mi consente di capirlo ed imparare tante cose. Adoro ascoltare le sue storie”.



“Dare ospitalità ad un rifugiato non vuol dire rinunciare alla rata per l’affitto della stanza”, spiegano i ragazzi di “Refugee welcome”. In un terzo dei casi, i costi sono coperti o dal centro di impiego, oppure dal sistema di welfare, mentre un quarto del mensile viene pagato con le donazioni fatte al sito. “Siamo completamente sommersi da offerte di sostegno e da domande che arrivano da diversi Paesi, come la Grecia, la Scozia, il Portogallo, ma anche l’Australia e gli Stati Uniti, perché ovunque - aggiungono gli ideatori dell'Airbnb - la gente è favorevole ad accogliere la nostra idea”. Ma c’è anche qualcuno che ha ospitato i migranti nella propria dimora, privatamente. Come un politico del partito Cdu, Martin Patzelt, che ha aiutato due eritrei.



Patzelt racconta di essere stato contattato da tante persone disposte a dare ospitalità agli sfollati, ma dice anche di aver ricevuto minacce di morte per il suo gesto. “Nella mia vita non volevo avere a che fare con i rifugiati. Ma poi mi si è presentata davanti questa sfida e ho deciso di accettarla”, dichiara il deputato all’Eu Observer. Le offerte di solidarietà da parte del popolo tedesco a volte sono così tante, che diventa persino complicato gestirle. Come giorni fa, quando la polizia di Monaco ha dovuto chiedere pubblicamente di non portare ulteriori doni ai profughi. Con un tweet si spiegava infatti che gli immigrati erano già completamente sommersi da scorte di generi alimentari e di pannolini.
Ultimo aggiornamento: 17:51

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