Urla di essere stata violentata e fa uccidere il "molestatore" a calci e pugni. Ma mentiva

Domenica 2 Novembre 2014 di Federica Macagnone
Latiqwa Mayes
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Una vendetta trasversale costata cara. Una menzogna detta per rabbia. Un pestaggio che ha aperto le porte del carcere. Latiqwa Mayes, 20 anni, di Baltimora nel Maryland dovrà scontare sei anni di carcere per quella che lei chiama “giustizia” fatta in strada e non in un'aula di tribunale.

Il 2 settembre di un anno fa la ragazza stava camminando in strada nella sua città quando ha riconosciuto Donald Robinson. Era infuriata con quell'uomo: pochi mesi prima aveva fatto irruzione nella stanza che condivideva in una pensione con un'altra ragazza, aveva devastato tutto e aveva aggredito la sua coinquilina.

In tribunale la sentenza non era stata quella sperata e poco tempo dopo Donald, violando la libertà vigilata, camminava indisturbato per le vie di Baltimora. Latiqwa, piena di rabbia, quando l'ha visto ha ceduto alla tentazione di mentire pur di dargli una “lezione”. Così, con tutto il fiato che aveva in gola, ha urlato: «Mi ha violentata. È un molestatore sessuale».

A quel punto, il padre della ragazza, Willie Mayes senza pensarci due volte si è scagliato contro l'uomo. In poco tempo al pestaggio si sono uniti alcuni passanti e un gruppo di ragazzi che giocava a baseball nelle vicinanze.

L'uomo è stato preso a calci e pugni mentre la ragazza lo cospargeva di spray al peperoncino. Ad aggressione conclusa Donald, privo di conoscenza, è stato trasportato in ambulanza all'ospedale più vicino dove è morto poche ore più tardi a causa delle lesioni interne. Due settimane dopo, la ragazza, il padre e altri quattro complici vennero arrestati per la morte dell'uomo.

A nulla è valsa l'arringa del difensore che sosteneva che l'uomo era un pericoloso stupratore che, violando la libertà vigilata, si aggirava impunito per le strade della città. Il giudice Timothy Doory non ha infatti giustificato il violento attacco e l'idea di farsi giustizia con le propri mani, condannando «il coinvolgimento di altre persone in una punizione fisica che ha determinato la morte di Donald».

Latiqwa e il padre sono stati dichiarati colpevoli di omicidio di secondo grado e dovranno scontare rispettivamente sei e due anni di carcere.

Ultimo aggiornamento: 17:07

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