Putin e la strage dei soldati russi: generali sotto accusa. Pressing sul Cremlino: «Qualcuno paghi»

Il cuoco dello zar e capo della Wagner: «Fatichiamo, c'è una fortezza in ogni casa»

Mercoledì 4 Gennaio 2023 di Marco Ventura
Putin e la strage dei soldati russi: generali sotto accusa. Pressing sul Cremlino: «Qualcuno paghi»

La strage e la rivolta. È un day after terribile per i vertici militari russi e per il Cremlino. Insorgono i blogger militari e i politici del Donetsk, una delle regioni annesse da Putin alla Federazione russa, contro i generali per la carneficina di reclute a Makiivka, poco più che trentenni arruolati come riservisti nella vicina Samara.

LE PROTESTE

Qui i familiari scendono in piazza in un paio di manifestazioni autorizzate. I soldati erano ammassati a pochi chilometri dalla linea del fuoco, liberi di usare i cellulari che segnalano la posizione, in un ex istituto professionale ora ridotto a un cumulo di macerie. Ancora ieri le squadre d'emergenza scavavano cercando morti e sopravvissuti. E il numero delle vittime dell'attacco di Capodanno degli Himars, i missili ad alta precisione forniti dagli Stati Uniti a Kiev, è tuttora un mistero. Il ministero della Difesa russo, che normalmente non ammette perdite, riferisce di 89 morti ma l'Intelligence ucraina parla di 400 vittime (e 300 feriti). Sono i milblogger, i blogger militari pro-Russia come Spetnaz Z che ha oltre 700mila follower su Twitter, a definire «orribile quanto è avvenuto».

E aggiunge: «Chi ha avuto l'idea di sistemare tutti quei militari in una sola struttura? Persino un pazzo capisce che con un unico attacco d'artiglieria ci sarebbero stati molti morti e feriti. Ma ai comandanti non può importare di meno. Ogni errore ha un nome!». Partita la caccia al colpevole. «Basare le forze militari in un edificio, non nei rifugi, è un aiuto diretto al nemico, bisogna trarre le conclusioni più dure», per il giornalista conservatore e deputato alla Duma, Andrey Medvedev. E il milblogger Vladlen Tatarsky invoca il tribunale per gli ufficiali responsabili, «degli idioti impreparati».

Semyoin Pegov, nome sui social WarGonzo, già premiato con l'Ordine del Coraggio da Putin e forte di 1.3 milioni di sottoscrittori, racconta che il numero delle vittime «cresce man mano che vengono rimosse le macerie» e vuole che i responsabili vengano «ricercati e puniti secondo lo statuto, senza guardare all'interesse di certi clan militari/politici». Sergei Mironov, leader di un partito vicino al Cremlino, reclama pure lui un processo per i colpevoli, «abbiano le spalline oppure no». Nessuna impunità per gli alti gradi. «Ovviamente l'Intelligence, il controspionaggio e la difesa aerea non hanno lavorato come dovevano». Il portavoce dell'amministrazione russa del Donetsk, Daniil Bezsonov, attribuisce le sconfitte non «al talento del nemico, ma ai nostri errori». E, tuttavia, le critiche non lambiscono il capo supremo, Putin, piuttosto sono orientate contro l'Occidente che invia armi micidiali agli ucraini. Fra l'altro, il 30 dicembre si è verificata una quarta morte sospetta in una settimana nella cerchia delle persone vicine allo Zar: Vladimir Nesterov, progettista dei razzi russi Angara, il rocket man di Putin, agli arresti domiciliari per aver intascato illegalmente 57 milioni di sterline.

LE MOSSE DELLO ZAR

Putin intanto si affretta a produrre una serie di provvedimenti a favore delle famiglie e dei militari attivi nel Donbass. Dopo il decreto che consente di fatto corruzione e saccheggio, lo Zar ne ha firmato un altro che garantisce alle famiglie dei caduti 5 milioni di rubli, pari a 66mila euro, e 3 per i feriti (quasi 40mila). Al ministro della Difesa, Shoigu, suo amico siberiano, chiede un rapporto entro il 1° febbraio su armi, uniformi e equipaggiamento forniti alle truppe nella operazione militare speciale. Ordina pure di produrre e trasmettere alla Tv docu-film sulla guerra e sulla «lotta alla diffusione dell'ideologia neonazista e neofascista» della dirigenza di Kiev e delle sue truppe. Intanto, comanda di martellare le città ucraine con l'invio di decine di droni iraniani a basso costo, salvo che gli ucraini sarebbero ormai in grado, secondo Zelensky, di neutralizzarne la quasi totalità. Nelle ultime ore l'attacco si è concentrato su Kherson, che è stata bersagliata 32 volte secondo il governatore ucraino, Yanushecych, su un totale di 79 attacchi-bombardamenti sull'intera regione. Due i morti, 9 i feriti. I russi sarebbero stati respinti in 13 località del Donbass. Prigozhin, ex cuoco di Putin oggi a capo dei mercenari Wagner, cerca di spiegare la mancata conquista di Bakhmut. «C'è una fortezza in ogni casa, i ragazzi combattono tutto un giorno per prenderne una e passano a un'altra. Non è sbagliato parlare di 500 linee di difesa, una ogni dieci metri».

 

Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 18:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci