Putin, la guerra arriva in Russia: fuga dalle città di confine. «Lo zar non ha il controllo»

I partigiani russi colpiscono le forze regolari: «Fatti anche dei prigionieri». Nel mirino Belgorod e Shebekino

Lunedì 5 Giugno 2023 di Marco Ventura
Putin, la guerra arriva in Russia: fuga dalle città di confine. «Lo zar non ha il controllo»

La Russia è immensa, ma dopo sedici mesi di invasione dell'Ucraina non è più inviolabile e Putin non ha più il controllo totale del territorio. Piovono razzi sulle cittadine di confine, c'è caos, distruzione e i residenti fuggono a migliaia. I «corpi volontari russi» inquadrati nella Legione internazionale ucraina e la «Legione per la libertà russa» anti-Putin, anche ieri hanno dato l'assalto ai villaggi oltre confine rispetto alla provincia ucraina di Kharkiv. Nel mirino di lanciarazzi e granate la provincia di Belgorod, in particolare Shebekino, cittadina di 45mila abitanti.

 

La fuga

A migliaia rispondono all'appello del governatore della regione, Vyacheslav Gladkov, che invita a «lasciare temporaneamente le case per salvaguardare ciò che è più importante: la vostra vita e quella dei vostri cari». I miliziani pro-Kiev si fanno riprendere in un ospedale da campo davanti a un prigioniero russo ferito su un lettino, e un altro poco distante in barella. Due ostaggi, in realtà, che il capo del gruppo «Legione libertà» promette di rilasciare in cambio di pochi minuti di faccia a faccia col governatore «per discutere del destino della Russia e dell'inutile guerra sanguinosa condotta da un anno e mezzo, che ora si sta svolgendo sul territorio della sua regione». Gladkov, pur dicendosi scettico sul fatto che i due prigionieri siano ancora vivi, ha accettato «lo scambio».

 

 

Sotto attacco

Ma intanto si moltiplicano le notizie di combattimenti e attacchi. Non solo a Shebekino, dove le granate hanno colpito tre diversi settori tra «mercato, granai, zone residenziali e due donne sono morte», informa il governatore. Stando ad analisti militari interpellati dall'Associated Press, le incursioni a Belgorod servono agli ucraini per distrarre le forze russe dalle direttrici dell'imminente controffensiva. Si registrano crescenti attacchi nell'area di Zaporizhzhia, vicino alla centrale nucleare, e la conquista di terreno da parte ucraina perfino a Bakhmut, per ammissione dello stesso capo dei mercenari Wagner, Prigozhin, che si dice anche pronto a intervenire contro i «partigiani russi» di Belgorod.
Il ministero della Difesa di Kiev mostra video con soldati in mimetica e tenuta da combattimento che si mettono il dito sulla bocca e sotto c'è scritto: «I piani amano il silenzio, non ci sarà alcun annuncio dell'inizio». Per alcuni blogger militari russi citati dall'Isw (Institute for the study of war), la tecnica delle incursioni oltreconfine chiaramente suggerita dagli Stati Uniti, risponderebbe alla dottrina degli assalti su piccola scala in territorio ostile per raccogliere informazioni, degradare le risorse nemiche e distruggere installazioni.

 

Le accuse

Il Cremlino, per bocca del portavoce Peskov, accusa inoltre Francia e Germania di trattare con Kiev la richiesta di missili con gittata di 500 chilometri. La Russia si sente minacciata e il consigliere di Zelensky, Podolyak, commentando gli eventi di Shebekino dice che dovrebbero essere visti come uno specchio del «futuro della Russia». Una piccola città sotto attacco mostra «la fine dell'era della stabilità di Putin». La Russia sarebbe un Paese allo sbando, ridotto a colpire le palazzine.

 

La reazione

La notizia positiva di ieri è che tutti i droni e missili lanciati ancora una volta contro Kiev sarebbero stati intercettati e neutralizzati. Ma i russi fanno sapere che hanno centrato in tutta l'Ucraina infrastrutture militari, in particolare basi aeree. I russi avrebbero anche respinto un tentativo degli incursori ucraini di sbarcare sulla sponda sotto controllo russo del Dnipro con barchini d'assalto per prendere il controllo di alcune isolette vicino Kherson. Tutti movimenti preparatori di quella che si annuncia come la grande battaglia di riconquista. A quanto pare, agli ucraini mancano ancora parecchie munizioni, come rivela il consigliere presidenziale Ihor Zhovkva al «Sunday Times». È tutto pronto, ma servono più missili, razzi, granate e pallottole.

 

Ultimo aggiornamento: 15:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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