Putin, furia su Bruxelles: dopo lo stop all’energia vuole bloccare il grano

Mosca: discuteremo con la Turchia il taglio delle esportazioni di cereali verso l’Europa. Von der Leyen: «Solo ricatti»

Giovedì 8 Settembre 2022 di Marco Ventura
Putin, furia su Bruxelles: dopo lo stop all’energia vuole bloccare il grano

Nella famosa intervista di qualche anno fa con Oliver Stone, Vladimir Putin lo aveva detto con chiarezza. Quello che gli hanno insegnato le arti marziali è osservare il nemico, scoprirne i punti deboli, e da posizioni di inferiorità fare leva su quelli per batterlo. Ed è ciò che sta tentando di fare. Ieri dai confini della Russia a est, da Vladivostok per il Forum orientale economico, lo Zar ha battuto il pugno contro l’Europa e l’Occidente a una settimana dall’incontro col cinese Xi Jinping previsto per il 15 settembre a Samarcanda: sfidando l’Unione europea sul tallone d’Achille dell’energia, strizzando l’occhio ai Paesi in via di sviluppo per il grano dall’Ucraina che andrebbe solo in Europa, e cercando un ponte col turco Erdogan, capo di un paese pilastro Nato, che da Belgrado critica «l’approccio provocatorio dell’Occidente verso Mosca». 


LE RISORSE
La Russia, attacca Putin, «è forse l’unico paese autosufficiente in termini di risorse naturali, nel momento in cui in Europa stanno scomparendo posti di lavoro e imprese. Non importa quanto qualcuno voglia isolare la Russia, questo è impossibile!». In risposta alle proposte europee di tetto al prezzo del gas, avverte che Mosca «chiuderà i rubinetti e interromperà le forniture energetiche ai paesi che introdurranno il price cap». I tentativi di abbassare i prezzi «per via amministrativa sono stupidissimi, un totale non senso, insistere su questa sciocchezza sarebbe un atto politico, la rottura dei contratti, e se ciò andrà contro i nostri interessi, cesseremo le forniture: niente gas, niente petrolio, niente carbone, niente olio combustibile, nulla». Dichiarazioni che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, definisce soltanto «dei ricatti».


Se poi l’Europa - aggiunge Putin - ha deciso di non voler godere dei benefici del gas russo a basso prezzo come finora, «sono pronti altri paesi, la domanda è così alta che non abbiamo problemi a vendere il gas». L’economia cinese «è più grande di quella americana in termini di parità di potere d’acquisto. Il fabbisogno è in crescita, i nostri accordi sono stabili e le relazioni – sottolinea Putin con quel suo tono di voce monotono e duro – senza precedenti. Abbiamo risorse a sufficienza per soddisfare le esigenze di chiunque voglia lavorare con noi». Mentre l’Europa, sostiene, «è in un vicolo cieco con le sanzioni che minacciano il mondo intero», gli scambi commerciali Russia-Cina aumenteranno da 140 a 200 miliardi di dollari, le forniture di gas saranno pagate in rubli e yuan al 50 e 50, la portata dei gasdotti sta per essere triplicata, e trattative sono in corso con l’India che – stando al leader Narendra Modi – vuol rafforzare la partnership con Mosca sull’energia a prezzi scontati. Lo stesso vale per il Myanmar, ex Birmania. 


Sornione, Putin lascia aperta la porta alla Ue, a un ripensamento. Accusato di aver chiuso i rubinetti replica: «Dateci una turbina e noi lanceremo domani Nord Stream 1» (ora praticamente chiuso e usato dallo Zar come arma di ricatto, col pretesto della manutenzione e dei guasti). Se necessario, pure il Nord Stream 2 verrà attivato, ma a patto che l’Europa tolga le sanzioni additate come causa di guasti e mancata manutenzione. Sullo sfondo, la guerra in Ucraina. «Non è vero che la Russia l’ha cominciata, noi vogliamo finirla», protesta Putin, che dice di fidarsi della missione di esperti Onu dell’Aiea nella centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma nega che vi siano armamenti russi, solo polizia militare. Il suo partito propone per il 4 novembre i referendum di annessione nei territori occupati del Donbass, compresa Zaporizhzhia. 


LE CIFRE
L’economia russa si è ripresa, «non abbiamo perso né perderemo nulla, anzi guadagneremo», i parametri stanno rientrando: disoccupazione al minimo (3.9 per cento), inflazione in calo al 12 a fine anno, Pil sceso solo del 2 per cento. La crisi «è superata», a differenza della Ue dove «la qualità della vita è sacrificata per preservare la dittatura Usa negli affari mondiali». Una prevaricazione di stampo coloniale per Putin, se solo 2 delle 87 navi cariche di grano dai porti dell’Ucraina sono finite in paesi in via di sviluppo (60mila tonnellate su oltre un milione), propone perciò di limitare il flusso verso l’Europa. Ed ecco Erdogan da Belgrado spezzare una lancia a favore di Putin, «la pace è lontana», l’Occidente «disdegna la Russia e non può farlo perché si ritrova a fare i conti coi prezzi del gas», in Ucraina non sta mandando chissà quali armi ma «ferri vecchi». Quanto ai soldi, «non si sa dove siano finiti». 
 

Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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