Droni contro gli edifici civili di Mosca. Il fatto più rilevante delle ultime 24 ore del conflitto tra Russia e Ucraina può diventare uno spartiacque decisivo per le sorti stesse del conflitto. Ma in che direzione possa indirizzarne l’esito è ancora da comprendere. Intanto perché, come sempre del resto dall’inizio dell’invasione russa, la guerra delle informazioni solleva più di una zona d’ombra sull’attacco stesso. E poi perché – che si sia trattato di un raid ucraino, di una mossa propagandistica del Cremlino o di un blitz dei dissidenti anti-Putin – è difficile leggere la possibile reazione del popolo russo.
In che modo reagirà l’opinione pubblica russa?
Questo è il dilemma al quale è forse più difficile dare una risposta. Due i possibili scenari. «Nell’immediato, eventuali vittime russe di questi attacchi potrebbero spingere l’opinione pubblica a sostenere lo sforzo bellico in Ucraina – ha spiegato a Newsweek Mark Katz, professore alla Schar School of Policy and Government della George Mason University – Ma nel lungo periodo la situazione potrebbe cambiare. Se non arriva la vittoria sul campo e se, di pari passo, continuano gli attacchi sul suolo russo, la gente potrebbe iniziare ad avere dubbi sulla necessità di portare avanti la battaglia. Senza contare i dubbi che potrebbero insorgere sulla gestione del Cremlino sia delle operazione militari a Kiev, che della sicurezza interna. Non è un caso che, a quanto pare, relativamente a questi attacchi con i droni, Vladimir Putin abbia chiesto ai media locali di sottolineare l’importanza della contraerea che ha di fatto neutralizzato i danni dell’attacco. Così come nella stessa direzione porterebbe la scelta di Mosca di appoggiarsi su gruppi mercenari come la Wagner piuttosto che ricorrere a una ulteriore mobilitazione di massa della popolazione: «Il fatto che ci siano meno cittadini russi a morire al fronte è un modo per attutire l’impatto del conflitto sull’opinione pubblica – spiegano gli analisti – E rafforza l’idea che si tratti di una operazione militare speciale e non di una guerra».
L’attacco è stato ucraino o simulato dalla Russia?
Su questo ci sono meno dubbi e i punti di vista tendono a convergere sul blitz di Kiev, benché non sia stato rivendicato dalle truppe di Zelensky. Difficile ipotizzare l’attacco sotto falsa bandiera ordito dai russi stessi proprio perché non vi è la certezza che potrebbe portare all’impennata dal sostegno interno.
Dietro l’attacco ci sono i partigiani anti-Putin?
Questa appare l’alternativa più credibile all’attacco diretto degli ucraini. All’inizio del mese, il Corpo dei Volontari Russi e la Legione Libertà per la Russia, due gruppi antigovernativi russi, hanno rivendicato gli attacchi a Belgorod. Non è escluso che possano esserci loro – o altri gruppi di simile ideologia – anche dietro i droni di Mosca. Tuttavia questo cambierebbe di poco la percezione interna. Che si tratti di Kiev o dei partigiani, di fatto è la dimostrazione che un attacco nel cuore della Grande Madre è possibile. E questo dovrebbe bastare di per sé per seminare nella gente un senso di insicurezza. «Quando gli inglesi bombardarono Berlino nella Seconda guerra mondiale, Hitler andò fuori di testa perché comprendeva bene il simbolismo pubblico della mossa – spiega David Silbey, professore associato di storia alla Cornell di Washington – La mia ipotesi è che a Putin stia accadendo la stessa cosa». Se così fosse, resta da capire a questo punto quale possa essere la risposta dello Zar.
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