Prima l'Ucraina, con la forza. Poi la Bielorussia, con le manovre politico-economiche. Per poi inseguire quel sogno mai celato: la rinascita dell'Unione sovietica. Nonostante la guerra contro Kiev stia ristagnando, Vladimir Putin mette già oltre il mirino delle proprie mire espansionistiche. Secondo “Dossier center”, il progetto investigativo lanciato da Michail Khodorkovsky, oppositore dello zar ora in esilio a Londra, esisterebbe un documento intitolato “Obiettivi strategici della Federazione Russa in direzione bielorussa” che spiegherebbe, tappa dopo tappa, come Mosca intende estendere il proprio controllo sul Paese entro il 2030.
Le mosse di Putin
Ma come intende muoversi lo zar? Il dossier - che sarebbe stato stilato dal Cremlino con il supporto degli 007 russi e dello Stato maggiore delle forze armate - fornisce addirittura una serie di scadenze temporali. Alcune da raggiungere nei prossimi mesi. Altre, più a lunga gittata, da portare a compimento entro il 2025. E il “pacchetto finale” di misure da realizzare entro il 2030.
La base del piano è lo Stato dell’Unione, un'entità sovranazionale che Russia e Bielorussia creearono nel 1996 – al Cremlino c'era Boris Eltsin, a Minsk già Lukashenko – per stabilire una stretta cooperazione tra i due Paesi, attraverso l'armonizzazione delle differenze politiche ed economiche. Tutto sufficientemente vago per concedere a Putin spazio di manovra. Da quando, poi, Putin è intervenuto nel 2020 per aiutare il collega bielorusso a mantenere lo status quo minacciato dalle rivolte interne, la Bielorussia si è ulteriormente “consegnata” allo zar. Che adesso prepara le mosse per la grande annessione: la Russia, in sostanza, mira ad adeguare la legislazione locale a quella di Mosca, ad assumere il controllo della politica estera e ad incrementare la presenza militare nel Paese. “L'arma segreta” sarà il rilascio agevolato del passaporto russo ai cittadini bielorussi che ne faranno richiesta: un modo di prendere il coltello dalla parte del manico per Putin che un domani potrebbe giustificare un eventuale azione militare in difesa dei “suoi” cittadini.
L'impegno in guerra
Per quanto riguarda il rafforzamento del presidio militare, di fatto, è già cominciato con l'invasione dell'Ucraina. Se è vero che la Bielorussia sta cercando di non farsi coinvolgere nel conflitto, è altrettanto vero che Lukashenko ha permesso a Putin di attaccare l'Ucraina dal suolo bielorusso. Soprattutto nella prima parte del conflitto quando le truppe di Mosca, attaccando dalla Bielorussia su entrambi i lati del fiume Dnipro, avevano provato a stringere Kiev in una tenaglia. Manovra che non è riuscita ma che, comunque, non ha esaurito la collaborazione di Lukashenko che ha permesso ai russi di continuare a lanciare missili dal suo territorio e che ha messo a disposizione delle truppe dello zar le proprie strutture militari. L'annessione della Bielorussia sembra dunque in stato più avanzato di quanto si possa pensare. Ma sarà difficile immaginarla prima che la campagna d'Ucraina sia arrivata a qualche punto di svolta.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout