Abusi, la Chiesa francese stabilisce un tetto di 60 mila euro di risarcimento alle vittime: finora sono oltre 700

Venerdì 3 Giugno 2022 di Franca Giansoldati
Abusi, la Chiesa francese stabilisce un tetto di 60 mila euro di risarcimento alle vittime: finora sono oltre 700

Città del Vaticano – Due giorni fa è stato presentato dalla Chiesa francese il 'tariffario' da applicare alle vittime di violenze che hanno chiesto risarcimenti per quanto hanno subito in passato da preti e religiosi.

I criteri per gli indennizzi sono stati individuati incrociando la scala di valutazione già applicata da altre conferenze episcopali (per esempio quella tedesca) con la pratica della giustizia civile nei tribunali della Francia. La cifra fissata non dovrà superare i 60 mila euro a vittima, ha annunciato Marie Derain de Vaucresson, presidentessa dell'istituto indipendente di riconoscimento e riparazione (Inirr), una realtà sostenuta dai vescovi.

Si tratta di un passo in avanti che rientra nel percorso individuato dai vescovi dopo che era stata affidata ad una commissione indipendente (CIASE) la analisi dei dati contenuti negli archivi storici diocesani al fine di fotografare il fenomeno della pedofilia nella Chiesa negli ultimi 70 anni. Ne era emerso un quadro statistico talmente abnorme con decine di migliaia di vittime al punto da essere contestato da diverse realtà ecclesiali che avevano sollevato forti perplessità per i metodi di indagine e di raccolta dati utilizzati dalla CIASE. Successivamente, durante una recente riunione avvenuta a Lourdes, l'episcopato francese aveva deciso di indennizzare le vittime e per questo aveva messo a disposizione anche una parte del proprio patrimonio immobiliare per far fronte alla prevista ondata risarcitoria.

Le Figaro ha reso noto che al momento solo poco più della metà delle 735 vittime (soprattutto uomini di età superiore ai 50 anni) ha chiesto denaro, osserva Marie Derain de Vaucresson. L'Inirr propone anche altre forme di riconoscimento, per esempio la istituzione di una sorta di cerimonia simbolica, o in altri casi di un accompagnamento per superare i traumi subiti. 

L'Inirr ha quindi stabilito una «scala di gravità della situazione» per consentire una «valutazione» secondo tre criteri: gli atti di violenza sessuale; le mancanze nella prevenzione o nel trattamento da parte della Chiesa; le conseguenze sulla salute. Ad esempio, la gravità della violenza sessuale può andare dalla semplice esibizione sessuale a stupri multipli per più di cinque anni. Inoltre viene analizzato il ruolo delle istituzioni ecclesiali e si misura quanto la Chiesa abbia voluto insabbiare. Se hanno portare il caso in tribunale, se hanno negato totalmente il fatto, se hanno manifestato ostilità verso le vittime o addiruttura se le hanno manipolate. 

L'Inirr precisa che questo risarcimento rimane un "modo per mostrare il riconoscimento della responsabilità istituzionale della Chiesa", ma che "il principio della riparazione finanziaria non compensa mai la vittima nella misura di ciò che ha sofferto".

François Devaux, fondatore di La Parole Libérée, un'associazione di vittime, critica questo complesso sistema di classificazione: «Lo stupro è un crimine! Questo è tutto. Che cosa vuole comprare ora la Chiesa... La sua responsabilità?». Padre Stéphane Joulain, psicoterapeuta esperto in questo campo mette le mani avanti: «La questione del riconoscimento è molto delicata. Anche se è un elemento significativo, rimane davvero simbolico. Naturalmente, un simbolo non sarà mai equivalente al trauma subito. Ma questo gesto può comunque aiutare a voltare pagina».

Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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