Gli aeroporti presi d'assalto dai riservisti in fuga sono stati solo la prima istantanea della chiamata alle armi di Vladimir Putin, di quella “mobilitazione parziale” che ha il suo unico precedente nel 1941, quando l’esercito nazista si preparava all’invasione dell’Unione Sovietica. Protagonisti, fatalmente, sono ancora gli scali aeroportuali. Secondo quanto riportato dal Kommersant, infatti, oggi i dipendenti di almeno cinque compagnie aeree (tra cui la compagnia di bandiera russa Aeroflot) e di almeno dieci aeroporti sono stati raggiunti dagli avvisi di coscrizione.
Dipendenti compagnie aeree russe chiamati al fronte, le motivazioni
Il fenomeno è presto spiegato: la maggior parte dei piloti delle compagnie aeree è costituita da ufficiali di riserva addestrati nei dipartimenti militari delle scuole di volo o da privati che hanno comunque completato il servizio militare. Il che potrebbe portare a un impoverimento drastico del personale che ha già spinto almeno cinque compagnie a compilare – e a inviare al Cremlino - elenchi di dipendenti da esentare. Si tratta non solo di piloti e controllori del traffico aereo, ma anche di specialisti tecnici, commerciali e informatici. Personalità strategiche, insomma, non sostituibili dal giorno alla notte.
I riservisti richiamati
La mobilitazione arriva dopo che il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha dichiarato che sarebbero stati richiamati circa 300.000 riservisti e che sarebbero stati tutti specialisti con esperienza di combattimento. Per questo i piloti di aerei sono stati tra i primi a essere raggunti dalla chiamata alle armi.