PARIGI

Francia, la sfiducia al governo sulle pensioni non passa: Macron salvo. Esplode la rabbia, scontri in tutto il Pese: oltre 100 fermi a Parigi

Si è conclusa, con l'intervento della premier francese Elisabeth Borne, la seduta per l'esame in Assemblée Nationale delle due mozioni di sfiducia al governo

Lunedì 20 Marzo 2023

Cortei a Bastiglia, rifiuti bruciano in varie zone

Cortei spontanei e improvvisati continuano a fare irruzione in diversi quartieri di Parigi gridando «La piazza è nostra», inseguiti dalla polizia.

I gruppi arrivano correndo, incendiano cassonetti, danneggiano vetrine e scappano verso altri quartieri. La polizia cerca di controllare la situazione caricando e sparando lacrimogeni.

Almeno 101 fermi a Parigi

Almeno 101 persone sono state fermate a Parigi in seguito ai disordini ed alle violenze scoppiati dopo che il Parlamento ha bocciato le due mozioni di censura contro il governo e ha adottato la legge di riforma delle pensioni. Lo scrive il sito di Le Figaro, citando fonti di polizia.

Almeno 70 fermi a Parigi per le proteste

Almeno 70 persone sono state fermate stasera a Parigi nelle manifestazioni che si stanno moltiplicando nella capitale, da Les Invalides all'Opéra, da rue de Rivoli alla Bastiglia. Manifestazioni spontanee, più o meno violente, si stanno svolgendo in diverse città, da Rennes a Nantes, da Tolosa a Rouen. Nel quartiere dell'Opéra, sulla grande Avenue che conduce dal teatro dell'Opéra Garnier al Louvre, sono stati incendiati cassonetti dai quali fuoriuscivano immondizie accumulate dopo giorni di sciopero dei netturbini.

Governo salvo per 9 voti, in Francia esplode la rabbia

La riforma delle pensioni è legge, il governo di Elisabeth Borne è salvo, la rabbia contro Emmanuel Macron esplode in pochi minuti in piazza: la maggioranza del Paese non accetta il responso parlamentare che per soli 9 voti ha salvato il governo e l'odiata riforma che aumenta l'età minima per la pensione da 62 a 64 anni. «Adesso è ora di passare alla sfiducia popolare», ha gridato il «condottiero» della contestazione, Jean-Luc Mélenchon, invitando i francesi a non arrendersi e a proseguire la battaglia «con le manifestazioni, con gli scioperi». Il Paese rischia il blocco, le raffinerie chiudono, gli studenti sono pronti a scendere in piazza, i trasporti, la nettezza urbana, la sanità, tutti i settori sono pronti a dare battaglia «fino al ritiro» della riforma, come ripetono Mélenchon e tutti i sindacalisti, più uniti che mai. Se nelle piazze i francesi si radunano nonostante i divieti - molti sono studenti, anziani, persone tranquille, anche se piccoli gruppi si battono contro la polizia - dai saloni dell'Eliseo trapela agitazione. Nove voti potrebbero non bastare a garantire il governo di Elisabeth Borne, che potrebbe essere sacrificata nelle prossime ore per consentire un cambio di guida. In serata la premier ha fatto sapere - andando all'Eliseo per un incontro con il presidente - di voler «continuare» il suo percorso ed ha ribadito che «la riforma delle pensioni è essenziale per il Paese». Da un punto di vista istituzionale, la sinistra ha già presentato un ricorso al Consiglio costituzionale per possibili problemi di legittimità della legge di riforma. Inoltre, la sinistra si propone di intraprendere il difficile percorso del cosiddetto «referendum di iniziativa condivisa», una forma di consultazione varata nel 2015 che prevede l'iniziativa di un quinto dei parlamentari e di un decimo degli elettori (che nel caso della Francia sarebbero circa 4,5 milioni di firme, un obiettivo non scontato). Sul piano politico, ci si attende soprattutto che Emmanuel Macron, finora riservato sul percorso tutto in salita della sua riforma, prenda finalmente la parola per ritrovare sintonia con i francesi. Gli analisti osservano un «Paese spaccato», con un presidente che vorrebbe «passare ad altro» dopo la riforma delle pensioni ma che appare più che mai isolato politicamente e ai minimi della popolarità nel (al 28%, come ai tempi dei «gilet gialli»). La giornata decisiva, molto attesa, si è presentata un'aula parlamentare piuttosto surreale, con Aurore Bergé, presidente del partito Renaissance di Macron, ed Elisabeth Borne, a difendersi da sole di fronte all'esercito di dichiarazioni di voto ostili da sinistra, dall'estrema destra, e dal centro del Liot, il partito che ha presentato la mozione di censura «transpartisane» votata da 278 deputati, 9 in meno dei 287 che sarebbero stati necessari perché la sfiducia passasse. A sostenere le due rappresentanti della maggioranza non c'erano neppure i deputati di Renaissance, che hanno lasciato quasi vuoti i loro banchi, quasi a non voler comparire con i loro volti in primo piano in un momento di grande impopolarità. Fischi, urla, pugni battuti sui banchi, hanno coperto le parole della Bergé e della Borne come gli applausi hanno accompagnato i sostenitori della mozione. Poi il risultato, pochi voti in meno della maggioranza assoluta dell'Assemblée, con ben 19 Républicains su 61 che hanno disobbedito all'indicazione dei capi del partito di non votare le mozioni contro il governo. Poco più tardi, il risultato di 94 voti raccolto da Marine Le Pen con la sua mozione, votata dai suoi e da altri 6 deputati. In piazza - nel quartiere di les Invalides, poco lontano da Palais Bourbon, sede dell'Assemblée nationale - si sono riversate migliaia di persone, nella stragrande maggioranza pacifiche. Alcuni hanno cominciato da subito i soliti scontri con la polizia: lancio di sassi, cariche, lacrimogeni, in fiamme i cassonetti pieni di immondizie causa sciopero. Hanno raccolto l'invito dei sindacati e delle opposizioni, «con questo voto non cambia nulla». E da Macron non si aspettano promesse, parole, aggiustamenti. Chiedono semplicemente «il ritiro» della riforma delle pensioni. All'Eliseo, l'unica decisione presa al momento sembra essere stata quella di dormirci su una notte in più: Macron riceverà domani mattina Elisabeth Borne, poi domani sera alle 19.30 tutti i parlamentari della maggioranza. I manifestanti aspettano, decisi a non mollare.

 

 

 

Ministro del Lavoro: pronti ad attuare riforma

«Dopo il rifiuto delle mozioni di sfiducia, la riforma delle pensioni è stata adottata. Siamo concentrati sulla sua attuazione, nelle migliori condizioni per i pensionati. Le squadre del governo sono mobilitati su questo e su tutti gli altri cantieri verso la piena occupazione»: lo scrive in un tweet il ministro francese del Lavoro, Olivier Dussopt, dopo l'adozione della contestata riforma che prevede l'innalzamento progressivo dell'età pensionabile da 62 a 64 anni.

Macron riceve domani la maggioranza all'Eliseo

Il presidente francese, Emmanuel Macron, riceverà domani sera i parlamentari della maggioranza: è quanto afferma l'Eliseo dopo l'adozione della contestata riforma previdenziale che prevede l'innalzamento progressivo dell'età pensionistica da 62 a 64 anni. In mattinata, è invece previsto un vertice all'Eliseo con la premier Elisabeth Borne e i leader della maggioranza.

Borne: «Determinata a trasformare il Paese»

La premier francese Elisabeth Borne si è detta «determinata a continuare a portare avanti le trasformazioni necessarie» alla Francia, dopo l'adozione della contestata riforma delle pensioni. «Sono determinata a continuare a portare avanti le trasformazioni necessarie al nostro Paese con i miei ministri e a consacrare tutta la mia energia a rispondere alle attese dei nostri concittadini», ha dichiarato la prima ministra alla France Presse, poco prima di recarsi all'Eliseo dal presidente Emmanuel Macron. 

In un tweet pubblicato poco prima di recarsi all'Eliseo dal presidente Emmanuel Macron, la premier ha scritto: «Giungiamo al termine di un cammino democratico di questa riforma essenziale per il nostro Paese. È con umiltà e gravità che ho impegnato la mia responsabilità e quella del mio governo. Per il nostro sistema di pensioni per ripartizione. Per il nostro modello sociale».

Borne: «Determinata a portare avanti le trasformazioni necessarie»

Dopo la bocciatura delle mozioni di censura al Parlamento e l'adozione della riforma delle pensioni, la premier francese Elisabeth Borne si è detta «determinata a continuare a portare avanti le trasformazioni necessarie». Lo riferiscono i media francesi, che citano una sua dichiarazione all'Afp.

Scontri non lontano dal Parlamento

Primi scontri nei pressi dell'Assemblée Nationale fra i manifestanti arrivati per protestare contro la mancata sfiducia al governo per soli 9 voti. Oggetti sono stati lanciati da parte dei manifestanti contro la polizia che aveva dato ordine di dispersione della manifestazione, non autorizzata. In risposta, diverse cariche e lancio di lacrimogeni. La situazione nella capitale francese si presenta molto tesa.

 

Mélenchon: «Ora serve sfiducia popolare»

«Quello che non è stato possibile raggiungere con un normale voto parlamentare, lo dobbiamo ottenere con le proteste, gli scioperi, le manifestazioni»: lo ha detto, ai microfoni di BFM TV, il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon. «Adesso è ora di passare a una sfiducia popolare», ha aggiunto il leader della sinistra radicale.

 

Bocciata anche la seconda mozione di sfiducia.

Bocciata anche la seconda mozione di censura presentata dal Rassemblement National di Marine Le Pen: passa, al netto di eventuali ricorsi alla Corte Costituzionale, la riforma delle pensioni di Emmanuel.

Manifestanti in marcia, cassonetti in fiamme

Gruppi di manifestanti stanno affluendo, dopo il «salvataggio» del governo di Elisabeth Borne dalla sfiducia per soli 9 voti in Assemblée Nationale, nei pressi della zona di Invalides. Altri arrivano verso Concorde. All'altezza di Place Vauban, non lontano dalla zona di Palais Bourbon (l'Assemblée Nationale), alcuni cassonetti sono già stati dati alle fiamme. La polizia è schierata da questa mattina fra Concorde e Champs-Elysées, che restano vietati agli assembramenti, e la zona di Invalides.

La prima mozione di sfiducia non passa per 9 voti

Non ha raccolto i 287 voti necessari per far cadere il governo francese la mozione di sfiducia «transpartisan» del partito indipendente LIOT, votata da tutte le opposizioni al governo Borne dopo la riforma delle pensioni. Sono mancati 9 voti per la sfiducia che è stata votata da 278 parlamentari. Per sfiduciare il governo di Elisabeth Borne sono mancati 9 voti, meno della metà di quelli che si pensava fosse il «margine di sicurezza» della maggioranza. Sono in corso le prime dichiarazioni dei deputati che hanno votato la sfiducia. Mathilde Panot, per la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, ha proclamato che «questi 9 voti risicati che mancano non risolvono niente. La situazione resta la stessa, noi continuiamo la mobilitazione fino al ritiro di questa riforma delle pensioni»

Borne: Articolo 49.3 della costituzione non è l'invenzione di un dittatore

L'articolo 49.3 della costituzione francese, che consente di varare una legge senza passare per il parlamento salvo adozione di una 'mozione di censurà (sfiducia), «non è l'invenzione di un dittatore»: lo ha detto la premier francese, Elisabeth Borne, difendendo il ricorso a questo contestato articolo della carta costituzionale francese per adottare la contestata riforma delle pensioni. Intervenendo in aula all'Assemblea Nazionale, la leader del governo ha assicurato che l'esecutivo non è «mai andata così lontano» nella ricerca di un «compromesso» sulle pensioni. Borne si è rivolta per un'ultima volta dinanzi ai parlamentari prima del voto cruciale sulle mozioni di censura (sfiducia) contro il governo che in questi minuti si sta giocando la sua sopravvivenza. Al Palais Bourbon, il voto è attualmente aperto per una trentina di minuti: i deputati hanno tempo fino alle 18:45 per inserire la loro scheda nell'urna. Sono conteggiati solo i voti a favore e la soglia per far scattare la sfiducia è di 247 voti.

Conclusa la votazione

Si è conclusa, con l'intervento della premier francese Elisabeth Borne, la seduta per l'esame in Assemblée Nationale delle due mozioni di sfiducia al governo, quella «trasnpartisane» del gruppo indipendente centrista Liot e quella del Rassemblement National di Marine Le Pen. La presidente dell'Assemblée, Yael Braun-Pivet, ha invitato al voto i deputati, dando appuntamento per i risultati entro 30 minuti. La quota di deputati necessaria per far cadere il governo è di 287.

La premier Borne denuncia 'antiparlamentarismo' e 'violenza'

La premier francese, Elisabeth Borne, intervenendo dinanzi all'Assemblea Nazionale di Parigi nel giorno del voto sulle mozioni di censura (sfiducia) contro il governo, ha denunciato «l'antiparlamentarismo all'opera» delle opposizioni in Parlamento nonché «lo sfogo della violenza» di alcuni deputati della gauche. «Al centro dello stesso parlamento, abbiamo visto l'antiparlamentarismo all'opera in tutte le sue sfaccettature», ha deplorato la premier, tuonando contro la «violenza» di alcuni parlamentari, prima del cruciale voto dell'aula per la sopravvivenza del suo governo.

I deputati del Rassemblement National denunciano «il marasma» dell'esecutivo

I deputati del Rassemblement National, in pieno dibattito all'Assemblea Nazionale sulle mozioni di censura (sfiducia) contro il governo, hanno denunciato «il marasma» dell'esecutivo a trazione macronista, «impantanato» sulla contestata riforma delle pensioni. In aula, la deputata lepenista, Laure Lavalette, ha inoltre invocato una «dissoluzione» dell'Assemblea Nazionale.

Capogruppo dei Républicains: «Non voteremo per le mozioni di censura»

Il capogruppo dei Républicains all'Assemblea Nazionale, Olivier Marleix, assicura che il suo partito «non voterà per le mozioni di censura» (sfiducia) attualmente all'esame dell'aula contro il governo di Elisabeth Borne. «Non voteremo per le mozioni di censura», ha garantito il parlamentare, nonostante le divisioni nel campo neogollista. Stamattina altri due deputati repubblicani, Aurélien Pradé e Maxime Minot, avevano invece annunciato che voteranno la sfiducia. Stando ai conteggi pre-seduta, mancherebbero sempre fra i 10 e i 15 voti ma tutto resta possibile in una situazione in cui due terzi dei francesi si dicono contrariati dal governo che ha scavalcato il parlamento per far approvare la contestata riforma delle pensioni.

La presidente dell'Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet, ha aperto la seduta per la discussione delle due mozioni di sfiducia al governo presentate in seguito alla decisione dell'esecutivo di scavalcare il parlamento nella procedura per l'approvazione della riforma delle pensioni in Francia.

La seduta, che dovrebbe durare circa 3 ore, è cominciata con un applauso per il giornalista francese Olivier Dubois, rapito nel Sahel e liberato oggi due anni dopo il suo sequestro in Mali.

 

Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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