Il Papa torna in America latina, «continente della speranza»: tour tra Paraguay, Bolivia ed Ecuador

Sabato 4 Luglio 2015 di Franca Giansoldati
Papa Francesco
CITTA' DEL VATICANO - Paraguay, Bolivia, Ecuador. Tre Paesi che fanno parte delle periferie emergenti dell'America Latina, dove le differenze sociali pesano, dove gli slums nelle città raccontano storie di miseria e ben poca speranza. Tre Paesi dove il cattolicesimo fino a qualche tempo fa costituiva una componente fondamentale della società, mentre ora, pur mantenendo sempre un ruolo importante, è intaccato progressivamente dall'avanzata delle sette protestanti. A questo si aggiunge la disaffezione dei giovani attratti da stili di vita secolarizzati, da una mentalità che sempre di più, specie in tema di morale sessuale, si discosta dagli insegnamenti tradizionali della Chiesa. Papa Francesco conosce bene queste contraddizione. E' per questo che inizierà il suo faticoso tour latino americano proprio da queste periferie. Vuole lanciare un messaggio a tutto il resto del continente. Anche se si tratta della seconda volta che visita un Paese latino americano – due anni fa era stato in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù – stavolta questo pellegrinaggio segna il suo vero ingresso sul continente della speranza, così lo chiama lui.



Speranza. Una terra ben poco disposta a discostarsi dai suoi modelli ma pur sempre un laboratorio interessante. La difesa della terra, la battaglia per la custodia delle risorse naturali, in fondo non può che iniziare dall'Amazzonia del Paraguay, alla ricerca di una pace e una giustizia sociale rispettose di tutti; insistendo sui diritti delle minoranze autoctone, i più poveri, difendendo le identità culturali dei popoli contro la tendenza della globalizzazione di schiacciare tutto. Il più lungo viaggio del pontificato, sette giorni, inizia domenica 5 luglio: prima tappa l'Ecuador, poi la Bolivia e infine il Paraguay; terminerà il 13 luglio. L'anno scorso, celebrando la messa per la Madonna di Guadalupe, nella basilica di San Pietro, Papa Francesco ha spiegato che proprio da questo continente «si attendono nuovi modelli di sviluppo che coniughino tradizione cristiana e progresso civile, giustizia e equità con riconciliazione, sviluppo scientifico e tecnologico con saggezza umana, sofferenza feconda con gioia speranzosa».



Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, presentando la trasferta papale, ha paragonato l’America Latina a «un laboratorio dove si stanno sperimentando nuovi modelli di partecipazione e forme più rappresentative», per dare «voce a fasce di popolazione che finora non erano state sufficientemente ascoltate. È la ricerca di una via propria alla democrazia, che tenga conto delle peculiarità di quei Paesi; che sappia coniugare la partecipazione di tutti — quindi il pluralismo — con le libertà fondamentali e il rispetto dei diritti umani».



Papa Bergoglio, 78 anni compiuti a dicembre, ha chiesto ai fedeli di pregare per lui e per la buona riuscita del viaggio. Qualche preoccupazione i medici la avrebbero manifestata proprio per il soggiorno a La Paz, la capitale della Bolivia, situata a 4600 metri sul livello del mare. Il ministro della Sanità boliviano, Carla Parada, ha però rassicurato che “ci sono tutte le strutture necessarie e anche nella papamobile ci sarà una bombola d'ossigeno pronta per qualsiasi evenienza. Negli spostamenti ci sempre un pneumologo esperto di altitudine”. La rarefazione dell'aria, ad altitudini elevate, porta spesso mal di testa fastidiosi. Le popolazioni andine da secoli, per combattere il male di montagna, bevono un the fatto di foglie di coca. Amarissimo ma, pare, efficace. Tuttavia a dare grattacapi ai medici è il fatto che il Papa, da giovane, è stato sottoposto ad un delicato intervento a un polmone che gli è stato parzialmente asportato.



Il viaggio in Sudamerica, spiegano in Vaticano, va letto e analizzato insieme con quello successivo, dal 19 al 27 settembre, a Cuba e poi negli Stati Uniti e alle Nazioni Uniti.
Un itinerario geopastorale e geoecclesiale che mette fine "alla guerra fredda" che, in fondo, in America Latina, non si era mai conclusa veramente. La controversia tra Washington e La Habana, restava lì, solida come un macigno, per condizionare, inquinare, i rapporti tra gli Usa e le nazioni a Sud del Río Grande, dal Messico al Cile.
Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 18:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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