Ong italiana imbarca 50 migranti
Rotta per l'Italia, Casarini a bordo
«Se ci vietano i porti, tutti in piazza»
Salvini chiude le acque territoriali

Lunedì 18 Marzo 2019
Luca Casarini (a destra) con Beppe Caccia sul ponte di comando della nave salva-migranti Mare Jonio
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LIBIA - Un gommone con una cinquantina di persone è stato soccorso al largo delle coste libiche dalla nave Mare Jonio della ong italiana Mediterranea saving humans, il cui leader è il veneziano Luca Casarini. «La Mare Jonio ha incrociato un gommone in avaria che stava affondando con una cinquantina di persone. Li stiamo già soccorrendo. La cosiddetta Guardia Costiera libica arrivata in un secondo momento, si sta dirigendo verso di noi», ha annunciato la Ong in un tweet.

«Stiamo facendo rotta verso nord per evitare il maltempo, ci dirigiamo verso l'Italia dove chiederemo il porto sicuro per sbarcare queste persone scappate dai campi di concentramento libici» dice  Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Human da bordo della nave Mare Jonio, al largo della Libia. «Non c'è stata alcuna tensione con la motovedetta libica, sono arrivati quando il nostro soccorso era già in corso» aggiunge Casarini.

Luca Casarini, veneziano, ex leader no global del centro sociale Rivolta, da sette anni vive a Palermo con i due figli e la moglie. La sua ong Mediterranea, grazie a una raccolta fondi, ha attrezzato un vecchio rimorchiatore ormai cinquantenne a nave salva-migranti.

Batte bandiera italiana. Ed ora intende avviare una prova di forza con il ministro Salvini. «Se ci chiudono i porti chiameremo la gente in piazza» aveva annunciato Casarini prima di imbarcarsi.

La risposta di Salvini - alla vigilia del voto in Senato sull'autorizzazione a procedere contro di lui - non si fa attendere. Il Viminale fa sapere che è pronta una direttiva per chiudere le acque territoriali alle navi delle ong che non seguono le procedure stabilite per i salvataggi. La direttiva vuole «stoppare definitivamente le azioni illegali delle ong». Lo fa sapere il Viminale, informando che il documento ribadirà le procedure dopo salvataggi in mare. La priorità, rileva, «rimane la tutela delle vite, ma subito dopo è necessario agire sotto il coordinamento dell'autorità nazionale territorialmente competente, secondo le regole internazionali della ricerca e del soccorso in mare». E siccome il "salvataggio" di Casarini è avvenuto a poca distanza dalle coste libiche, l'autorità competente sarebbe stata la Libia. Qualsiasi comportamento difforme, conclude la nota del Viminale, «può essere letto come un'azione premeditata per trasportare in Italia immigrati clandestini e favorire il traffico di esseri umani».

Si tratterebbe quindi di una minaccia alla sicurezza nazionale: le navi, una volta sbarcate, se italiane, potrebbero essere sequestrate e gli equipaggi incriminati

L'azione di Casarini coglie il ministro dell'Interno in un momento delicato: alla vigilia del voto in Senato sull'autorizzazione a procedere chiesta dai giudici di Catania per la vicenda Diciotti. «Pensatemi mercoledì quando il Senato voterà se devo o non devo essere processato per sequestro di persona. Io sono tranquillo, ma mai dire mai in Italia». Dietro l'ironia si legge anche un velo di preoccupazione nelle parole di Salvini, che assieme alla collega ed avvocato Giulia Bongiorno, sta preparando l'intervento che leggerà in Aula dopodomani. La linea è quella di sempre: «Gli italiani sapevano - e per questo mi hanno votato - che mi sarei battuto per il blocco degli sbarchi». M5s annuncia un 'serrate le filà contro il rischio di dissenzienti. «Il rispetto del voto on line degli iscritti - ha ricordato il capogruppo al Senato del Movimento, Stefano Patuanelli - è uno dei principi fondanti del M5s. Per questo se ci dovessero essere delle votazioni difformi da come si è espressa la maggioranza degli iscritti non potrò fare altro che segnalarli al collegio dei probiviri». E tra le carte del procedimento emergono anche le parole del capo di Gabinetto di Salvini, il prefetto Mateo Piantadosi che, sentito dai giudici a Catania lo scorso 8 novembre, ha riferito che c'era un «allarme generalizzato» sulla possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati in Italia attraverso i barconi: nel caso della nave Diciotti non c'era un «allarme specifico», ma «il modello di comportamento» del Viminale teneva conto del pericolo: «c'è il tema di proteggere le frontiere». 






Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 14:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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