Oligarchi russi, via libera Ue alla confisca dei beni: in Italia già 2 miliardi. Il piano per ricostruire l'Ucraina

Giovedì 26 Maggio 2022 di Gabriele Rosana
Oligarchi russi, via libera Ue alla confisca dei beni: in Italia già 2 miliardi. Il piano per ricostruire l'Ucraina

Finanziare la ricostruzione dell'Ucraina con la vendita degli asset confiscati agli oligarchi russi che cercano di sottrarsi alle sanzioni Ue.

Un tesoro, dalle ville agli yacht fino ai conti correnti, dal valore di 200-300 miliardi di euro che, secondo le intenzioni di Bruxelles, dovrà essere impiegato per risarcire le vittime e rimettere in piedi le città distrutte dall'invasione, un po' come avvenuto nelle scorse ore nel Regno Unito con la vendita del Chelsea che fu di Roman Abramovich. L'Europa, nonostante le divisioni al suo interno, ci crede e va dritto per la sua strada, proponendo un nuovo quadro di regole per passare dal sequestro alla vera e propria confisca e vendita all'asta, da parte delle autorità giudiziarie nazionali, dei beni delle élite russe che si trovano nell'Unione. Sulle orme di Canada e Stati Uniti, che si sono già dotati di una cornice normativa analoga, ieri la Commissione europea ha presentato la proposta di direttiva sul recupero e la confisca delle proprietà, accompagnata da una comunicazione che dettaglia invece il piano di Bruxelles per inserire la violazione delle sanzioni nella lista dei reati comunitari gravi e caratterizzati da una dimensione transfrontaliera - dal terrorismo al traffico di essere umani -, così da creare uno standard minimo comune a tutti gli Stati membri e avvicinare le varie legislazioni penali sulla base delle quali procedere all'esproprio. Sono questi i due pilastri della strategia della «massima pressione su Putin e il suo cerchio magico» che l'esecutivo Ue è determinato seguire, ha precisato ieri su Twitter la presidente della Commissione Ursula von der Leyen: «Chi viola le sanzioni deve essere assicurato alla giustizia. Non lasceremo che gli oligarchi prosperino grazie alla macchina da guerra russa. I loro beni devono essere sequestrati e, dove possibile, impiegati per la ricostruzione del Paese».

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I RICORSI
Più facile a dirsi che a farsi, tuttavia, mettono in guardia a Bruxelles, visto che - come evidenziato pure da uno studio realizzato dal Parlamento europeo qualche anno fa - negli ultimi 15 anni l'Ue ha spesso perso davanti alla giustizia europea nei ricorsi presentati contro le sue sanzioni individuali. Per questa ragione, fra i governi - a cominciare dalla Germania - prevale per ora la linea della cautela in assenza di una chiara base legale per l'adozione della misura, con Berlino che ancora alla vigilia della presentazione del pacchetto predisposto dall'esecutivo Ue faceva filtrare la propria contrarietà alla confisca dei patrimoni privati (preferendo semmai optare per le riserve estere della Banca centrale russa). I leader dei Ventisette torneranno a parlarne al summit in programma lunedì e martedì prossimi a Bruxelles.

LO YACHT DI PUTIN
Finora gli Stati membri hanno sequestrato asset per circa 10 miliardi di euro. L'Italia, da sola, ha messo il sigillo a beni per poco meno di 2 miliardi. Oltre a numerose ville sul lago di Como e in Sardegna, la Guardia di finanza ha bloccato anche il superyacht Scheherazade, formalmente intestato a Eduard Khudaynatov, ma che in realtà apparterrebbe a Vladimir Putin in persona e che da solo vale 650 milioni. A competere con lo yacht di Putin, c'è anche quello di Andrey Igorevich Melichenko, il SY A, in rimessaggio a Trieste, del valore di 530 milioni. Nel mirino della Commissione non finiscono solo coloro i quali «traggono vantaggio dalla violazione delle sanzioni, ma anche quanti favoriscono le condotte criminali, «dagli avvocati ai dirigenti di banca. Servirà perseguire anche loro». Troppo presto, invece, per dire se il pagamento del gas con l'apertura del conto in rubli - secondo lo schema seguito da molte compagnie, tra cui l'Eni - rientrerà nell'elenco di sanzioni per cui si procederebbe alla confisca, ha aggiunto Reynders, «ma è ovviamente possibile». Fuori dall'Ue, intanto, la cessione del Chelsea che per quasi un ventennio è stato di proprietà di Abramovich ha ricevuto la luce verde da parte delle autorità del Regno Unito. Il club, acquistato da un consorzio americano per quasi 5 miliardi di euro dopo le sanzioni che hanno colpito l'oligarca per la sua vicinanza al Cremlino, continuerà a gareggiare in Premier League. L'intero ricavato dell'operazione sarà destinato a un ente benefico che si occupa delle vittime della guerra in Ucraina.
 

Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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