Nyt: prete pedofilo protetto da Ratzinger
e Bertone. Osservatore Romano: è falso

Giovedì 25 Marzo 2010
Due esponenti di Snap oggi a San Pietro (foto Pier Paolo Cito - Ap)
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ROMA (25 marzo) - Il New York Times ha riaperto un caso di pedofilia riguardante un sacerdote del Wisconsin, affermando che i vertici del Vaticano, compreso il futuro papa Benedetto XVI, non intervennero per allontanare dalla Chiesa un prete accusato di aver molestato almeno 200 bambini sordi, nonostante gli avvertimenti arrivati in proposito da vari vescovi americani. Secondo il New York Times, che aggiunge un nuovo capitolo alla sequenza di scandali a sfondo sessuale che si stanno abbattendo sulla Chiesa, l'allora cardinale Joseph Ratzinger e il cardinale Tarcisio Bertone, attuale segretario di Stato Vaticano, occultarono il caso (i documenti dell'inchiesta del New York Times).

Smentita da parte dell'Osservatore Romano: non c'è stato alcun insabbiamento. «Sul caso di padre Murphy non vi è stato alcun insabbiamento», scrive l'Osservatore Romano.

Secondo il quotidiano della Santa Sede, la ricostruzione fatta della vicenda è «funzionale all'evidente e ignobile intento di arrivare a colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori».

La ricostruzione del New York Times. La corrispondenza interna tra vescovi del Wisconsin e il cardinale Joseph Ratzinger mostrerebbero che la priorità maggiore in quel momento era di proteggere la Chiesa dallo scandalo, scrive il giornale. Il caso del Wisconsin riguarda il reverendo americano Joseph Murphy, sacerdote dell'arcidiocesi di Milwaukee che aveva lavorato nella scuola per ragazzi sordi dal 1950 al 1977. Nel 1996, scrive il New York Times, il cardinale Ratzinger, allora capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, non rispose a due lettere inviategli dall'arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland, mentre otto mesi più tardi il suo numero due, il cardinale Tarcisio Bertone, che oggi è il segretario di stato Vaticano, istruì i vescovi del Wisconsin di avviare un processo canonico segreto che avrebbe potuto portare all'allontanamento di padre Murphy.

Padre Murphy trasferito in segreto. Questo processo fu fermato dallo stesso Cardinale Bertone dopo che Padre Murphy scrisse al cardinale Ratzinger affermando che il caso era caduto in prescrizione. Nel dossier, ottenuto dal New York Times dagli avvocati di cinque uomini che hanno fatto causa alla Diocesi di Milwaukee, non c'è traccia di una eventuale la riposta alla lettera del cardinale Ratzinger. Padre Murphy, che è morto nel 1998, non ricevette mai punizioni o sanzioni, ma fu trasferito in segreto in varie parrocchie o scuole cattoliche.

La ricostruzione dell'Osservatore romano. L'Osservatore Romano esamina la ricostruzione del New York Times sul «grave caso» del sacerdote Lawrence C. Murphy, responsabile di abusi commessi su bambini audiolesi ospiti di un istituto cattolico, dove ha operato dal 1950 al 1974, spiegando che «le segnalazioni relative alla condotta del sacerdote furono inviate soltanto nel luglio 1996 dall'allora arcivescovo di Milwaukee, Rembert G. Weakland, alla Congregazione per la Dottrina della Fede - di cui erano prefetto il cardinale Joseph Ratzinger e segretario l'arcivescovo Tarcisio Bertone - al fine di ottenere indicazioni circa la corretta procedura canonica da seguire». «La richiesta - aggiunge - non era infatti riferita alle accuse di abusi sessuali, ma a quella di violazione del sacramento della penitenza, perpetrata attraverso l'adescamento nel confessionale».

Confermando quanto già detto dal portavoce vaticano Federico Lombardi, viene sottolineato che «la questione canonica presentata alla Congregazione non era in nessun modo collegata con una potenziale procedura civile o penale nei confronti di padre Murphy. Contro il quale - si aggiunge - l'arcidiocesi aveva peraltro già avviato una procedura canonica». Alla richiesta dell'arcivescovo la Congregazione rispose, con lettera dell'allora arcivescovo Bertone, il 24 marzo 1997, con l'indicazione di procedere secondo quanto stabilisce la 'Crimen sollicitationis' (1962). «Come si può facilmente dedurre anche leggendo la ricostruzione fatta dal New York Times, sul caso di padre Murphy non vi è stato alcun insabbiamento», afferma l'Osservatore Romano. «E ciò viene confermato dalla documentazione che si accompagna all'articolo in questione, nella quale figura anche la lettera che padre Murphy scrisse nel 1998 all'allora cardinale Ratzinger chiedendo che il procedimento canonico venisse interrotto a causa del suo grave stato di salute».

Bertone invitò comunque «l'ordinario di Milwaukee a esperire tutte le misure pastorali previste dal canone 1341 per ottenere la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia». Finalità, queste ultime, secondo il giornale vaticano «che vengono indiscutibilmente ribadite dal Papa, come dimostra la recente Lettera pastorale ai cattolici d'Irlanda».

Portavoce Vaticano: padre Murphy non punito per stato di salute e mancanza di nuove accuse. Il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, replica dicendo che la salute precaria di padre Murphy e la mancanza di nuove accuse nei suoi confronti furono elementi determinanti nella decisione di non punirlo. Padre Murphy, è detto in un comunicato di Padre Lombardi citato dal New York Times, ha certamente abusato di bambini «particolarmente vulnerabili» e violato la legge. Si tratta di «un caso tragico», ha aggiunto.

Lombardi ha però sottolineato che il Vaticano fu informato del caso solo nel 1996, anni dopo la fine delle indagini. Sui motivi per i quali padre Murphy non sia mai stato punito riducendolo allo stato laicale, il portavoce ha risposto che «il diritto canonico non prevede punizioni automatiche», specificando che il precario stato di salute di Murphy e la mancanza di nuove accuse furono elementi determinanti nella decisione.

«Padre Murphy, un caso tragico: violò la fiducia delle vittime». «Il tragico caso di padre Lawrence Murphy - dice padre Lombardi in una nota - ha coinvolto vittime particolarmente vulnerabili che hanno sofferto terribilmente per quello che lui ha fatto. Abusando sessualmente di bambini che erano menomati nell'udito, padre Murphy ha violato la legge e, cosa ancora più importante, la sacra fiducia che le vittime avevano riposto in lui. Durante gli anni '70 alcune delle vittime di padre Murphy hanno riferito i suoi abusi alle autorità civili, che investigarono su di lui a quel tempo; comunque, secondo le notizie riportate, quell'indagine fu lasciata cadere».

«Le norme della Chiesa non hanno mai proibito la denuncia degli abusi sui minori alle autorità giudiziarie - afferma padre Federico Lombardi riferendosi ad alcuni passaggi del servizio pubblicato dal New York Times - E' stato suggerito che esiste una relazione tra l'applicazione della "Crimen sollicitationis" (documento del 1962 del Sant'Uffizio che stabiliva la procedura da seguire nei casi di avance sessuali in sede di confessione, ndr) e il fatto di non aver riferito in questo caso degli abusi sessuali alle autorità civili. In realtà, questa relazione non esiste. Infatti, contrariamente ad alcune affermazioni che sono circolate sulla stampa, né la Crimen sollicitationis, né il Codice di diritto canonico hanno mai proibito la denuncia degli abusi sui minori alle autorità giudiziarie».

«Il Vaticano fu informato due decenni dopo i fatti». Padre Lombardi rileva che «nei tardi anni '90, dopo che oltre due decenni erano passati da che l'abuso era stato riferito ai dirigenti diocesani e alla polizia, la Congregazione per la Dottrina della Fede fu interessata per la prima volta della questione di come trattare canonicamente il caso Murphy. La Congregazione fu informata della questione perché essa conivolgeva l'adescamento nel confessionale, che è una violazione del Sacramento della Penitenza. E' importante notare che la questione canonica sottoposta alla Congregazione non era collegata a nessuna potenziale procedura civile o penale contro padre Murphy».

Associazione delle vittime americane di preti pedofili: «Inchiesta Nyt dimostra Chiesa vuole riscrivere storia». Ad affermarlo Peter Isely, responsabile dell'associazione americana delle vittime di preti pedofili, Snap, che oggi insieme ad altre tre persone ha manifestato in piazza Pio XII di fronte al Colonnato di Piazza San Pietro, fino a quando la polizia non è intervenuta. Sui casi di pedofilia «la Chiesa sta cercando di riscrivere la storia, dicendo "noi non sapevamo". Ma questo documento dimostra che sapevano e non hanno fatto niente», aveva detto Isely prima dell'intervento degli agenti.

Snap ha distribuito alla stampa copie del carteggio risalente agli anni Novanta tra Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e l'allora vescovo di Milwuakee sul caso di padre Joseph Murphy, accusato di aver abusato di centinaia di bambini sordi. «Nel mio Paese qualsiasi lavoro tu faccia, insegnante psicologo dottore avvocato, se abusi e violenti un bambino, perdi il tuo lavoro. Nella Chiesa invece non ci sono regole», ha commentato Isely del Wisconsin, a sua volta vittima quando era bambino.

Lo Snap chiede che il Papa renda pubbliche le carte «tenute segrete in Vaticano» sui casi di abusi sessuali sui minori commessi dai preti in tutto il mondo e che «vengano forniti alla polizia tutti gli elementi». Inoltre «il papa deve emettere immediatamente un editto con cui obbliga tutti i vescovi del mondo a denunciare alla polizia e rimuovere i preti pedofili dal sacerdozio», ha aggiunto la presidente di Snap, Barbara Blaine, che a 12 anni subì ripetute violenze sessuali da parte di un prete della sua parrocchia in Ohio.

È la seconda volta in pochi giorni che il New York Times attacca Ratzinger per lo scandalo della pedofilia: la scorsa settimana il giornale aveva intervistato uno psichiatra tedesco secondo cui l'arcidiocesi di Monaco, guidata all'epoca dal futuro Papa, aveva ignorato avvertimenti scritti e orali lanciati nei primi anni Ottanta a proposito di Peter Hullerman, un prete accusato di pedofilia.

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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