Museo Van Gogh, manicure e barbiere per protesta. La direttrice: «Noi chiusi ed estetisti aperti»

In tutto il paese altri musei aderiscono all'iniziativa e offrono lezioni di Zumba e sessioni di allenamento per rimanere aperti

Giovedì 20 Gennaio 2022
Museo Van Gogh, manicure e barbiere per protesta. La direttrice: «Noi chiusi ed estetisti aperti»

Avete mai pensato di fare barba e capelli sotto gli occhi attenti di un autoritratto di van Gogh? È capitato ad alcuni fortunati olandesi che hanno partecipato alla protesta messa in atto in tutto il Paese da centinaia di lavoratori della cultura, una forma di contestazione contro la decisione di riaprire, al termine di un mese di rigido lockdown imposto durante le feste per frenare i contagi, saloni di bellezza e palestre ma non anche musei, teatri e auditorium. Da qui la contestazione piuttosto singolare contro la misura anti-Covid voluta dal neonato governo olandese, guidato dall'inossidabile Mark Rutte.

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Siti culturali

Non potendo ancora riaprire i battenti al pubblico, musei e sale da concerto hanno spalancato le porte a parrucchieri, barbieri, estetisti e personal trainer. Trasformando di fatto, anche se solo per un giorno, in centri benessere i più blasonati siti culturali dei Paesi Bassi, dal museo van Gogh di Amsterdam al Mauritshuis de L'Aia, che custodisce i dipinti di Vermeer e Rembrandt.

Oltre una settantina di centri culturali, dal nord al sud, si sono convertiti in palestre, come il Limburgs di Venlo, che ha ospitato una sessione di Zumba. Forbici e rasoio alla mano, e pure tradizionale poltrona al seguito, Mischa, uno dei barbieri che sono stati invitati dalle istituzioni culturali olandesi, si è detto allibito: «Non capisco perché io possa fare il mio lavoro e i dipendenti del museo invece no. Basta guardarsi attorno. C'è un sacco di spazio qui. Senza dimenticare che in un supermercato puoi invece benissimo andare e ritrovarti in compagnia di 300 persone», ha riferito, interpellato dalla Bbc. Spazio anche agli omaggi al maestro: se Mischa ha scherzato sul rischio «di mozzare l'orecchio a qualcuno, come fece Vincent van Gogh», due estetiste si sono invece concentrate a riprodurre sulle unghie delle loro clienti i motivi più noti del pittore, dai girasoli alle notti stellate. Stessa storia, poco lontano, al Concertgebouw di Amsterdam, dove in cinquanta si sono fatti tagliare i capelli durante le prove dell'orchestra sinfonica, per la quale è ancora proibito esibirsi davanti al pubblico. Il centro culturale De Balie, invece, ha pensato bene di aggirare le regole aprendo sotto una nuova insegna, quella della Società filosofica, la Comunità della Ragione, e dichiarandosi ente religioso. Nulla da spartire con le proteste dei no-vax, che pure non mancano nelle piazze e nelle strade dei Paesi Bassi, mettono però in chiaro i promotori. L'azione dimostrativa, nel rispetto del distanziamento fisico, era riservata a persone in possesso del green pass e con mascherina. Il messaggio provocatorio è semmai un altro, ha spiegato la direttrice del museo van Gogh Emilie Gordenker. E pone al centro la salute mentale degli olandesi. «Chiediamo al governo di essere coerente e di stabilire regole che siano chiare per tutti. In questo momento non è così. Una visita al museo, oltretutto, è sicura ed è tanto importante quanto andare in un salone di bellezza. E forse pure di più», ha detto Gordenker.

Cure alternative

A qualche decina di chilometri di distanza, in Belgio, già da un po' la sensibilità è invece di segno opposto: da alcuni mesi, infatti, i medici di base possono prescrivere, nel quadro dell'assicurazione sanitaria, visite nei musei per alleviare lo stress da pandemia. Anche la cultura - dicono - è la cura. 

 

 

La direttrice del museo: «misure anti-covid incoerenti»

 

 

Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 12:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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