Roma, ex modella muore dopo la liposuzione: il medico rischia il processo

Martedì 23 Marzo 2021 di Adelaide Pierucci
Roma, modella muore dopo la liposuzione: il medico rischia il processo

Si sottopone a un “ritocco” dopo un intervento di liposcultura e muore pochi giorni dopo. Per Silvana Inserra, 47 anni, una ex modella di Sorrento, occhi smeraldo, riccioli lunghi e una linea all’apparenza perfetta, il viaggio a Roma, in una clinica estetica all’avanguardia e specializzata di via Mantova, al Salario, sarebbe dovuto servire a cancellare una piccola imperfezione lasciata da un intervento di liposuzione precedente, sempre nella capitale.

Una complicazione inaspettata legata all’anestesia, invece, non le ha lasciato scampo. E ora, a distanza di un anno, è arrivato il risvolto giudiziario: per la procura, la morte dell’ex modella poteva essere evitata. Sarebbe bastato, secondo la ricostruzione del pm Pietro Pollidori, che il medico anestesista, una sessantenne con grande esperienza, avesse rilevato in tempo nella paziente «i segni di ripetuti episodi di brachicardia, emergenti dai tracciati e scatenati dall’effetto farmacologico». L’intervento rianimatorio, invece, si rivela tardivo e il ricorso ad un ospedale dotato di reparto rianimazione inutile. 

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UNA MORTE IMPROVVISA
Da qui la richiesta di rinvio a giudizio per il medico con l’accusa di omicidio colposo. Una morte improvvisa, inaspettata. È la mattina del 4 febbraio del 2020. La signora Inserra ha un beauty case con lei, una piccola valigia e le analisi di routine richieste per una preospedalizzazione. Il marito che l’accompagna è convinto che dopo un’attesa di poche ore possano pernottare in una casa vacanza in centro, fare una passeggiata turistica l’indomani e poi tornare a casa, sulla costiera amalfitana. La mattina successiva, invece, sta di fronte a un ispettore di polizia del commissariato a sporgere querela. «Mia moglie è in fin di vita, voglio sapere cosa è successo». Sei giorni dopo, la morte. «Era bella mia moglie, è vero - dice adesso - da ragazza ha posato per diverse riviste fotografiche. Ma non riesco ancora a parlare di lei, di quello che le è successo. Quell’intervento l’ha uccisa e devastato la nostra vita, i nostri progetti. Il dolore è ancora troppo forte». 

Nella denuncia l’uomo specifica, invece, ogni momento di quella giornata. «In data 4 febbraio, mia moglie si è sottoposta a un intervento di chirurgia estetica per liposuzione in una clinica di via Mantova, a Roma. L’intervento era stato programmato da un mese e in una ulteriore visita del 23 gennaio erano stati specificati i dettagli». La donna si era già sottoposta a un intervento di liposcultura con lo stesso chirurgo, ma in un’altra clinica romana e aveva da subito mostrato allo specialista delle imperfezioni da correggere. Alle 11 del mattino, la donna viene di nuovo visitata dal chirurgo che individua le aree dove intervenire, le cerchia, corredandole di foto. La paziente è tranquilla. A mezzogiorno viene accompagnata in sala operatoria dall’anestesista, lo stesso medico che l’aveva sedata nel primo intervento di chirurgia estetica.

IL MARITO CONVOCATO
Dopo tre ore di attesa il marito viene convocato dal chirurgo. Scopre così che l’intervento era stato interrotto, che si era dovuto procedere a manovre rianimatorie e poi alla tecnica di intubazione, fino alla decisione di trasferire Silvana in un ospedale dotato di un reparto di rianimazione. «Nulla di preoccupante, venivo rassicurato - denuncerà l’uomo - in quanto mia moglie avrebbe risposto agli stimoli vocali e manuali». Il trasporto in un altro ospedale – verrà scelto dall’ambulanza privata il San Giovanni – veniva consigliato «solo per maggiore prudenza e accertare cosa fosse accaduto». Sei giorni dopo, il 10 febbraio, la morte. Il saluto del marito in un post straziante. «Lei per me era Mora. Una straordinaria bellezza che mi ha fatto girare la testa, eppure di una bellezza interiore ancor più indescrivibile». Ora chiede giustizia, si è costituito parte civile. 
 

Ultimo aggiornamento: 19:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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