La missione di pace del cardinale Matteo Zuppi in Cina che inizierà il 13 settembre, riflette l'ostinazione di Papa Bergoglio a non lasciare nulla - ma proprio nulla - di intentato, persino ad andare a bussare alle porte del Grande Dragone dove i margini di manovra del Vaticano sono notoriamente ininfluenti, come del resto dimostrano le relazioni complicatissime e dense di interrogativi dell'accordo bilaterale sino-vaticano per le nomine episcopali rinnovato da poco.
In questo quadro fluido e in costruzione ha preso corpo il cammino a Pechino di Zuppi. Avrebbe dovuto partire in agosto, ma le cose si sono rallentate fino a riprendere corpo in questi giorni. Da Berlino – altra capitale interessata nella tela della pace – dove Sant'Egidio ha organizzato un summit, il presidente della Cei, Zuppi ha lanciato altri messaggi. «Deve essere una pace scelta dagli ucraini con le garanzie, l'impegno, lo sforzo di tutti. E quindi chiaramente quello della Cina è uno degli elementi forse più importanti. Serve l’impegno di tutti in particolare di quelli che hanno un’importanza maggiore come la Cina. La pace richiede lo sforzo di tutti, non è mai qualcosa che può essere imposta da qualcuno».
«I tempi – ha sottolineato il card. Zuppi - notoriamente sono eterni, i tempi della Santa Sede e i tempi della Cina sono notoriamente molto lunghi. Credo che sia così chiaro e penso che se ci sono delle nubi ovviamente si sono già chiarite o si chiariranno: sono comprensibili in una tensione così forte. Credo che il governo e il popolo ucraino sanno bene il sostegno che la Chiesa e Papa Francesco hanno sempre avuto per la loro sofferenza. I percorsi della pace - ha aggiunto ai microfoni di Tv2000 - sono qualche volta imprevedibili, hanno bisogno dell’impegno di tutti. Serve una grande alleanza per la pace e spingere tutti nella stessa direzione».
In ogni caso secondo Zuppi il giudizio di Kiev su papa Francesco di essere filorusso non inficia affatto il cammino in itinere. Alcuni giorni fa il consigliere capo del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, aveva ripetuto che con il Pontefice «non può esserci alcun ruolo di mediazione essendo filorusso, non credibile». Praticamente una doccia gelata.
La differenza dal ruolo di mediatore da quello di inviato di pace viene spiegata nuovamente da Zuppi alla vigilia della partenza per Pechino. «Nessuno ha mai parlato di ‘mediazione’, non è mai stata una mediazione. E’ sempre stata una missione, lo spiegò subito il Papa e lo ha ridetto qual è la sua aspettativa di questa missione, e che appunto non era e non è la ‘mediazione’, ma è aiutare. Credo che sia così chiaro e penso che se ci sono delle nubi ovviamente si sono già chiarite o si chiariranno: sono comprensibili in una tensione così forte. Credo che il governo e il popolo ucraino conoscono il sostegno che la Chiesa e papa Francesco hanno sempre avuto per la loro sofferenza».
Crosetto su Vannacci: «Si è presentato da me senza divisa. Ora avrà un altro impiego nell'Esercito»
Il fallimento di questo percorso è tuttavia ben presente nelle valutazioni di Papa Francesco il quale ha accettato di buon grado questo rischio. Ma tra fare qualcosa e non fare niente, preferiscedi gran lunga la prima opzione anche se potrebbe risultare vana. Il bene della pace costituisce un valore talmente prezioso e universale da non poter essere ignorato da nessuno, tantomeno da lui.
La missione di Zuppi è stata confermata da un comunicato del Vaticano: «nei giorni 13 - 15 settembre il cardinale Matteo Maria Zuppi, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, si recherà a Pechino, quale Inviato del Santo Padre Francesco. La visita costituisce un’ulteriore tappa della missione voluta dal Papa per sostenere iniziative umanitarie e la ricerca di percorsi che possano condurre ad una pace giusta».
Zuppi prima di partire ha fatto pochi commenti lasciando però trasparire la speranza che lo muove. «Quando inizia questo tempo di pace, che sembra un sogno impossibile per un mondo attraversato dalla pandemia della guerra, che accetta siano svuotati i granai e riempiti gli arsenali che lo distruggono? Arriverà mai questo tempo se sprechiamo tante opportunità di cambiare, sedotti dall'individualismo che fa credere di stare bene cercando una felicità individuale, se ci riempiamo di preoccupazioni inutili, come se bastasse starsene in pace per trovare pace? Arriva questo tempo se pensiamo di dovere curare prima le nostre ferite, ritenendoci sempre troppo deboli senza mai iniziare a lavorare con umiltà nel servizio ai fratelli più piccoli di Gesù? »
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout