Migranti, più accessi regolari. Lo stallo sulla nave tedesca, Tajani: «Identificare chi viaggia sulle Ong»

Il ministro degli Interni Piantedosi: accordo con i Paesi del Mediterraneo

Giovedì 3 Novembre 2022
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Prima il summit sui Balcani occidentali a Berlino, insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz e alle autorità di Bruxelles. Poi, nel pomeriggio, il G7 dei ministri degli Esteri a Muenster, nella Germania nord-occidentale. La città dove quasi quattro secoli fa fu firmata la pace che mise fine a uno dei conflitti più violenti tra le potenze europee dell’epoca moderna, la guerra dei Trent’anni. E chissà che il luogo dell’incontro non sia stato di buon auspicio per Antonio Tajani, che nella sua prima trasferta da titolare della Farnesina era determinato a sedare un altro potenziale contrasto: quello sui migranti

Perché se da Bruxelles (e prima ancora da Berlino) è partito il pressing affinché l’Italia si faccia carico dei quasi mille profughi a bordo delle tre navi delle Ong attualmente in mezzo al Mediterraneo, nei colloqui coi suoi omologhi il vicepremier ha ribadito la linea del governo italiano.

Mettendo in chiaro quali sono i paletti di Roma, a cominciare dal «rispetto delle regole» sull’accoglienza. Senza arretramenti. Tradotto: doveroso intervenire se c’è chi si trova in pericolo («L’Italia non si tira indietro quando si tratta di salvare vite umane», avverte Tajani), sbagliato consentire sbarchi indiscriminati sulle coste italiane di navi battenti bandiere straniere. 

 

CAMBIO DI STRATEGIA

Una linea condivisa dal Viminale, col ministro Matteo Piantedosi che ieri ha sollecitato un «cambio di strategia» a livello europeo sul nodo migranti: «Rafforzare i canali di ingresso regolari nella Ue», recita l’appello vergato al termine della riunione dei Med5 (i cinque Paesi europei del Mediterrano), per contrastare il traffico illegale di esseri umani e il business degli scafisti. E poi «intensificare le relazioni con i Paesi di origine e di transito dei migranti», a cominciare dagli Stati africani. 

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Intanto però a tenere banco, tra Roma, Berlino e Bruxelles, c’è ancora la questione delle tre imbarcazioni delle Ong che insistono per accedere nei porti italiani. Palazzo Chigi, per il momento, ha risposto picche. «Quando una nave chiede di attraccare vogliamo sapere chi c’è a bordo, è una questione di sicurezza nazionale», avverte Tajani al termine del summit berlinese con Scholz. Alla Germania come agli altri partner, precisa, «abbiamo chiesto soltanto il rispetto delle regole. Lo abbiamo fatto in maniera ufficiale, con grande garbo ma anche con grande fermezza». Una linea che il vicepresidente del Consiglio rivendica anche nella mezz’ora di faccia a faccia con la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock (che ha invitato Tajani a tornare presto a Berlino). «Ho ribadito la posizione italiana sulle navi delle Ong – spiega il ministro degli Esteri dopo il bilaterale –. Anche loro devono rispettare le regole europee». 

NESSUNA FRIZIONE

Con la Germania («Un Paese amico e un grande interlocutore»), nessuna frizione, ci tiene a sottolineare Tajani. La questione, salvo nel caso specifico della nave Humanity 1 che batte bandiera tedesca, «non riguarda Berlino, ma il diritto europeo». «Poi – aggiunge Tajani – quando c’è da dare qualche messaggio, soprattutto sul tema dell’immigrazione, lo facciamo con determinazione». 
È la linea tracciata dall’esecutivo Meloni: «L’Italia – la riassume il ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani – non può diventare il rifugio di tutti gli immigrati». E quindi «la Germania non può soccorrere in mare i migranti senza avvisare le autorità italiane, e poi dire “esiste un problema umanitario ma ve ne fate carico voi”». Va giù più duro Matteo Salvini: «Dove dovrebbe andare una nave norvegese? – twitta il responsabile delle Infrastrutture commentando il caso Ocean Viking –. Semplice, in Norvegia». 

Un’escalation di toni innescata, oltre che dalle parole di due giorni fa del cancelliere Scholz («L’Italia presti rapidamente soccorso alla Humanity»), dal richiamo recapitato ieri a Roma da Bruxelles: «Ci sono tre navi con persone a bordo che hanno chiesto aiuto – le parole della portavoce della Commissione Ue Anita Hipper – è un obbligo morale e legale per gli Stati membri salvare persone in mare». Affermazioni a cui ieri ha risposto indirettamente lo stesso Tajani, facendo notare che «se c’è da salvare la vita a qualcuno l’Italia è pronta» (ma anche che «non è questo il caso»). Non solo: nei bilaterali con i colleghi del G7, il capo della diplomazia di Roma è tornato a perorare una soluzione europea al nodo migranti: «L’Italia ha 7mila chilometri di coste», ha ricordato. «Non possiamo essere soltanto noi, insieme a Grecia e Malta, a farci carico del problema». 

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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