La sfida è lanciata. Nonostante la guerra in Ucraina e due anni di Covid che hanno soffocato la campagna presidenziale, a una settimana dal voto Emmanuel Macron è al suo posto di combattimento e chiama oggi i suoi alla «mobilitazione generale».
Macron, il maxi comizio a Nanterre
Al centro della sala il palco, di fronte le due grandi bandiere, francese ed europea, il cui accostamento sotto l'Arco di Trionfo aveva provocato l'ira dell'estrema destra. «Uno, due, ancora 5 anni» gridava la folla interrompendo spesso Macron, entrato lentamente in sala nel buio, seguito dai riflettori, sulle note celebrative di «Crossing the Horizon». Si parte per 2 ore e mezzo di comizio senza respiro e si comincia con la guerra e chi «bombarda la democrazia a poche ore da Parigi». Fischi, ma il presidente li zittisce: «lottiamo ogni giorno per la pace, ma qui non si fischia nessuno». Un'esortazione che torna a più riprese: «non li fischiate, convinceteli» è il refrain di Macron, che parte rivendicando orgogliosamente le promesse mantenute: «la disoccupazione è ai suoi minimi, abbiamo fatto la riforma della scuola, investimenti per tutte le categorie, abbiamo lasciato aperte le nostre scuole durante la pandemia, con i pasti a un euro per gli studenti. Non abbiamo lasciato indietro nessuno - ha continuato - Un milione di studenti hanno avuto il pass culture, abbiamo una legge sulla procreazione assistita».
E poi chiama l'applauso della folla per medici e infermieri eroi del Covid e per gli insegnanti. Con un angolo commosso ed emozionante alla memoria di Samuel Paty, il professore decapitato da un fanatico jihadista all'uscita dalla scuola. E ora? Si parte con «6.000 euro netti di bonus ai lavoratori da quest'estate», poi aiuti alle «madri sole», nuove «soluzioni per gli anziani»: «io sono lucido, tanti studenti sono ancora scontenti - ammette Macron - il nostro ascensore sociale è spesso guasto, bisogna remunerare di più medici e insegnanti». Più tasse? Più debito? No, «si lavorerà di più - è la ricetta di Macron - lo stato-provvidenza non esiste, lo stato sociale non c'è senza un apparato produttivo forte, una Francia che cresce e va avanti». Quindi, più lavoro e pensione a 65 anni: «non credete a quelli che dicono che con la pensione a 60 anni andrà tutto bene, non è vero. Il nostro impegno è la piena occupazione nei prossimi 5 anni, è possibile». Si passa ai ringraziamenti, il primo spetta di diritto a «colei che mi dà più di tutti», Brigitte, la première dame alla quale i sostenitori dedicano una lunga standing ovation, poi i due premier, Edouard Philippe e Jean Castex. E l'appello a tutti quelli che vogliono unirsi ora, «dai gollisti ai socialdemocratici, fino agli ecologisti che ancora non l'hanno fatto». Il finale è tutto per le estreme: quelli che predicano il «grande nanismo» della Francia (riferimento al polemista di estrema destra Eric Zemmour e alla sua teoria della «grande sostituzione»), a chi predica odio e «comunitarismo», contro «la forza tranquilla della fratellanza». «Buona fortuna a quelli che, di fronte alla Russia - ha gridato - predica la grande ritirata». Ad occhi chiusi, con i fan sul palco, Macron canta la Marsigliese e chiude il suo unico comizio elettorale di questa campagna. Mentre l'ombra di Marine Le Pen, seconda nelle intenzioni di voto a 7-8 punti di distanza nel 1/o turno e a soli 5 punti nel ballottaggio, si allunga come quella dei grattacieli del quartiere finanziario della Défense.