Libia, il governo Serraj avverte: rischio fuga di 400 militanti Isis

Martedì 16 Aprile 2019
Libia, violenti scontri a sud di Tripoli. Conte: rischio arrivo foreign fighters
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Proseguono gli scontri in Libia e si rafforza la minaccia di terroristi in fuga dal Paese. «I circa 400 prigionieri dell'Isis detenuti tra Tripoli e Misurata» potrebbero fuggire approfittando del caos, ha avvertito il vicepremier libico del governo di Serraj, Ahmed Maitig. Lo stesso Giuseppe Conte ha evocato il rischio di foreign fighters in arrivo dalla Libia, dove si registrano nuovi violenti scontri a sud di Tripoli. L'Onu è tornato a chiedere un immediato cessate il fuoco. Il bilancio delle vittime è salito a 174 morti e 756 feriti.

Lo riferisce l'Organizzazione mondiale della Sanità nel Paese nordafricano.

I combattimenti sono scoppiati ad Ain Zara, sobborgo a 15km a sudest di Tripoli. L'area è quella dove si è registrata nei giorni scorsi l'avanzata più poderosa delle forze di Khalifa Hafatar. Le truppe del maresciallo sono invece in rotta lungo l'asse sudoccidentale: i Katiba, fedeli al governo di Fayez al Sarraj, sono avanzati di altri 5 km verso sud e si avvicinano ad Aziziya, bastione di Haftar, pressato da ovest dall'avanzata dei soldati di Zintan. 

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«Siamo in grado in difendere Tripoli e siamo determinati a farlo, e rispediremo le milizie di Haftar da dove sono venute», ha detto il vicepresidente del consiglio presidenziale libico Ahmed Maitig in un incontro alla stampa estera a Roma. «Dopo 13 giorni dall'inizio dell'offensiva di Haftar verso la capitale la nostra situazione è molto migliorata, siamo tutti uniti a ovest, da Tripoli a Misurata, da Zintan a Zawia», ha assicurato Maitig, avvertendo: «Non ci può essere un'altra dittatura militare in Libia, il popolo vuole elezioni, democrazia. Circa 400 prigionieri dell'Isis detenuti tra Tripoli e Misurata» che potrebbero fuggire approfittando del caos. Maitig ha ricordato che il suo governo «ha lavorato con la comunità internazionale per tenere prigionieri questi terroristi». E nonostante questo, «oggi vediamo che alcuni partner supportano l'offensiva di Haftar».

Maitig ha ricordato che l'offensiva di Haftar ha finora provocato «18 mila sfollati da Tripoli, oltre cento morti, tra cui decine di civili, e cinquecento feriti». «In città la vita scorre normalmente, ma a sud della capitale le milizie di Haftar continuano a lanciare bombe pesanti, effettuare raid, utilizzare ragazzini come combattenti». Per Maitig «Haftar sta mandando un messaggio che c'è una guerra tra est e ovest, ma è sbagliato, non c'è divisione nel paese, tutti vogliono elezioni e democrazia. È la guerra di una sola persona». «Con la guerra in Libia in corso centinaia di migliaia di migranti potranno raggiungere facilmente le coste europee. Ma può succedere anche di peggio.

Immediata de-escalation, cessate il fuoco e impegno per la fine delle ostilità in Libia. È quanto si afferma in una bozza di risoluzione elaborata dalla Gran Bretagna e arrivata sul tavolo del Consiglio di Sicurezza Onu. «La situazione in Libia continua a costituire una minaccia per la pace e la sicurezza - si legge nel documento, ottenuto dall'ANSA - e quindi si chiede a tutte le parti un'immediata de-escalation, di impegnarsi per un cessate il fuoco e con le Nazioni Unite per garantire una completa cessazione delle ostilità in tutto il paese».

Inoltre, nel testo elaborato dalla Gran Bretagna «si domanda alle parti in Libia di riprendere subito al dialogo politico facilitato dall'Onu, riaffermare il pieno supporto all'inviato speciale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, e lavorare ad una soluzione politica onnicomprensiva della crisi». Oltre ad adottare le misure necessarie per assicurare accesso umanitario incondizionato per chi ne abbia necessità. Infine, «chiede agli Stati membri di usare la propria influenza sulle parti in Libia perché garantiscano il rispetto di questa risoluzione».


«Siamo molto preoccupati per la crisi libica, abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che può esporre al rischio dell'arrivo di foreign fighters sul nostro territorio. Bisogna assolutamente evitare l'escalation », ha detto il premier Giuseppe Conte. «Non è necessario in questo momento che io o il ministro Moavero andiamo in Libia. Con gli interlocutori comunque parliamo, andare lì non è una priorità», ha aggiunto.

Sono 7.300 i bambini sfollati in Libia a causa degli scontri in corso. È il dato, aggiornato al 15 aprile, dell'Unicef all'ANSA. Le persone che hanno invece chiesto di essere evacuate e che si trovano tuttora nelle aree del conflitto sono circa 4.500, fra cui 1.800 bambini. L'Unicef sta attuando una risposta rapida all'emergenza attraverso la consegna di pacchi di beni essenziali, come cibo e aiuti per l'igiene. Circa 200 famiglie (circa 1.000 persone, fra cui bambini) sono state assistite dall'inizio della crisi.​

«Ho letto che Conte parla di un rischio foreign fighters. Anche Maitig mi ha confermato che almeno 500 terroristi sono nelle carceri libiche e mai vorremmo vederli arrivare via mare. Quindi i porti restano chiusi, non si cambia». Così il vicepremier Matteo Salvini a margine di un'iniziativa sul pesto ligure alla Camera.

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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