Libia, le armi chimiche di Gheddafi trafugate dai miliziani da un arsenale

Sabato 21 Febbraio 2015
Libia, le armi chimiche di Gheddafi trafugate dai miliziani da un arsenale
11
L'autorevole quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, basato a Londra, ha accreditato anonime «fonti militari libiche» secondo le quali milizie filo-islamiche hanno trafugato «armi chimiche» da arsenali di province centrali e meridionali della Libia.



A meno che non si tratti di siti segreti sfuggiti alla distruzione delle armi chimiche libiche completata l'anno scorso - la cui esistenza non è del tutto esclusa dagli esperti - l'allarme non sembra riguardare armamenti pronti all'uso: si tratterebbe "solo" di un'imprecisata quantità di «precursori», ovvero di sostanze che possono essere trasformate in vere «armi chimiche» (in settembre fu annunciato che ne sono rimasti in Libia 850 tonnellate).



Il rischio sottolineato dalle fonti di Asharq Al-Awsat, quotidiano che il New York Times definì «uno dei più influenti» del Medio Oriente, è che queste potenziali armi possano «cadere nelle mani dello Stato islamico». Le sostanze si trovano «in luoghi noti alle milizie, le quali ne hanno preso grandi quantitativi per usarle nella loro guerra contro l'esercito», ha detto una fonte, sostenendo che arsenali segreti in Libia contengono ancora armi chimiche come «l'iprite e il gas nervino Sarin». Fino ad ulteriore prova contraria, vale però l'annuncio che «la Libia è divenuta totalmente priva di armi chimiche» il 4 febbraio dell'anno scorso, al termine di un processo di smantellamento iniziato nel 2004 quando il paese - all'epoca sotto il regime di Muammar Gheddafi - aderì alla Convenzione sulle armi chimiche (Cac).



In quell'anno la Libia possedeva 24,7 tonnellate di iprite e più di 3.500 bombe chimiche. Eppure ci sono fonti «locali» accreditate dal giornale posseduto da un membro della famiglia reale saudita le quali sostengono che un gruppo armato di guardia ad una fabbrica chimica situata nel distretto di Jufra, circa 600 chilometri a sud-est di Tripoli, abbia trasferito sconosciute quantità di «iprite» a Misurata, bastione delle milizie islamiche che appoggiano il Parlamento rivoluzionario di Tripoli (Gnc) in antitesi a quello legittimo costretto a riunirsi a Tobruk.



Un video, aggiunge il quotidiano, «sembra mostrare miliziani che conducono test con armi chimiche in una regione montagnosa vicino alla città di Mizda, circa 160 chilometri a sud di Tripoli. Si vede sparare un proiettile, che sprigiona fiamme seguite da una nube di denso fumo bianco che copre un'ampia area». Le informazioni giungono mentre si apprende che i jihadisti del Califfato di Derna hanno sparato senza far danni sei razzi Grad sull'aeroporto di Labraq, quello che serve una delle due sedi dove sono insediati il governo e il parlamento di Tobruk, riconosciuti dalla comunità internazionale.



Un sito che conta il numero di morti violente ha registrato un aumento a febbraio che interrompe una tendenza positiva cominciata ad agosto: un cattivo segnale per la comunità internazionale che, per evitare la necessità di un intervento militare come quello egiziano, sta cercando attraverso l'Onu di riconciliare Tobruk e Tripoli sperando in una loro alleanza contro l'Isis.
Ultimo aggiornamento: 21:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci