Kharkiv, da 15 giorni nascosti sotto terra «Le nostre case non ci sono più. Il lusso è dormire in un vagone»

Un giorno tra i disperati che vivono nella metro. «In città abbiamo parenti da salvare, dateci tregua»

Giovedì 10 Marzo 2022 di Cristiano Tinazzi
Kharkiv, da 15 giorni nascosti sotto terra «Le nostre case non ci sono più. Il lusso è dormire in un vagone»

Nella metropolitana di Maidan, nel centro di Kharkiv, i treni non si muovono da giorni e i vagoni si sono trasformati nelle case dei disperati. Chi non ha trovato un posto all’interno, dorme per terra, nei sacchi a pelo. Sempre meglio vivere in queste condizioni che morire nella propria camera da letto, per un colpo di artiglieria. «Vivo sottoterra da due settimane e non posso andarmene, qui mi sono portato con mio marito e mio figlio», racconta Ira un’insegnante di fitness e designer industriale che qui deve accontentarsi di un quarto di vagone. «È tutto orrendo. Perché ci bombardano? La nostra città era una delle più belle dell’Ucraina ed era sempre piena di studenti stranieri ma adesso non c’è più nessuno. Io non credo a quello che stiamo vivendo. Mi pare di sognare. In Russia ho molti amici e anche loro sono impauriti da ciò che sta avvenendo.

Penso che il presidente russo sia pazzo. Noi non abbiamo fatto nulla».

LA VITA STRAVOLTA

Kharkiv è la seconda città per grandezza ed è stata capitale dell’Ucraina dal 1919 al 1934. Qui i soldati russi uccidono, ma non solo: distruggono le infrastrutture, devastano le case. Così le metropolitane, come nella capitale, si riempiono ogni giorno di centinaia di persone. Città sotterranee, rifugi felici, perché in superficie è diventato difficile sopravvivere. L’unico luogo sicuro è sottoterra, dove la metropolitana non funziona più. Le obliteratrici ovviamente sono spente, le porte rimangono sempre aperte e l’orologio elettronico sulla banchina non segna più i minuti che mancano al prossimo treno. 

LA FUGA CONTINUA

Andrii Bilchenko ha lavorato sette anni sul lago di Garda. Faceva lo stuntman, il mago e il cavaliere in un parco divertimenti. «Al settimo giorno di guerra ho perso la testa, mi sono sentito male a stare sotto i bombardamenti e sono arrivato qui. Mia madre ha deciso di rimanere nel suo appartamento, non c’è stato verso di portarla via, anche se il suo quartiere è stato pesantemente bombardato. Vi chiedo solo una cosa: fate in modo che gli aerei russi che ci girano sulla testa la smettano finalmente di volare». Fuori, in superficie, è un campo di guerra. Lungo il viale principale l’allarme di una banca suona da giorni.

I QUARTIERI FANTASMA

Le vetrine sono state completamente sfondate e così ogni finestra di ogni casa, negozio o ufficio che si trova nel raggio di un chilometro quadrato. Dalle scale di un negozio di vestiti scende una cascata d’acqua. Due senzatetto tentano di rubare una cassa di birra e altri oggetti da un chiosco. Uno barcolla: troppa vodka. Semafori a pezzi, blocchi di cornicione volati a decine di metri, mattoni sbriciolati, pezzi di lamiera e detriti ovunque. A qualche centinaio di metri c’è il palazzo del governo o meglio, quello che è rimasto dopo l’arrivo del missile balistico che ha distrutto ogni cosa qui intorno. Un gruppo di macchine bruciate, accartocciate, è stato spostato in mezzo a una strada dall’onda d’urto. Il palazzo, dentro, è un gigantesco cumulo di macerie. Nel cortile interno è visibile l’enorme voragine che il missile ha provocato. Anche questo non era un obbiettivo militare. Eppure è stato colpito. «Qui era parcheggiata un’ambulanza, ma non siamo riusciti a trovarne neanche un frammento, dopo l’esplosione».

LA DIFESA

Oleg aveva un negozio di fotografia a Kiev e oggi imbraccia un kalashnikov in mezzo alla neve che spazza i viali di Kharkiv. Le esplosioni si susseguono per tutto il giorno. Cupi, enormi colpi di maglio che fanno tremare la terra e le menti. Nel quartiere di Schevchenivsky una palazzina è stata colpita all’ultimo piano. Sotto, un asilo, completamente sventrato. In una stanza rimangono le sedie colorate e una lavagna. Il resto è distrutto, bruciato. Poco distante la stessa sorte è toccata a un altro complesso di case popolari. Un gruppo di poliziotti esce da una macchina e corre verso queste modeste abitazioni, sbriciolate dall’esplosione. Dove sono arrivati anche gli sciacalli. I bombardamenti continuano senza sosta, giorno e notte. In un’altra metropolitana donne e uomini anziani dormono per terra, nei sacchi a pelo. L’acqua calda non c’è e fuori, all’aperto, la temperatura arriva a meno dieci gradi. Ma il freddo è l’ultimo dei problemi, qui a Kharkiv. Si muore per altro. 

Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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