Stati Uniti, bufera su conferma tetto rifugiati. Biden corregge il tiro: «Aumenteremo il numero»

Domenica 18 Aprile 2021
Stati Uniti, bufera su conferma tetto rifugiati. Biden corregge il tiro: «Aumenteremo il numero»

Joe Biden ha dovuto correggere il tiro sulla questione della conferma del tetto sui rifugiati stabilito da Trump. «Aumenteremo il numero», ha poi detto il PResidente degli Stati Uniti rispondendo ai cronisti in merito alle polemiche, anche in casa dem, sulla conferma del tetto per quest'anno fiscale di 15 mila rifugiati, lo stesso fissato da Donald Trump.

Il presidente ha anche ammesso che la situazione dei migranti al confine col Messico è una crisi. «Una promessa infranta», «Una decisione sbagliata e inaccettabile». Joe Biden è quindi finito sotto il fuoco amico dei dem e delle ong per aver mantenuto quest'anno fiscale (sino a settembre) il limite di 15 mila rifugiati fissato da Donald Trump, il più basso della storia Usa. Questo dopo aver annunciato in campagna elettorale un tetto di 125 mila, dimezzato poi lo scorso febbraio a 62.500. Un cambio di rotta che ha indignato gran parte del partito, in particolate la sinistra progressista, e le organizzazioni non profit del settore, costringendolo a correggere il tiro.

«Completamente e totalmente inaccettabile. Biden ha promesso di accogliere gli immigrati e la gente ha votato per lui sulla base di questa promessa. Mantenere le politiche xenofobe e razziste dell'amministrazione Trump, compreso il tetto storicamente basso per i rifugiati, è del tutto sbagliato», ha attaccato su Twitter la deputata Alexandria Ocasio-Cortez. «Il presidente Biden ha violato la sua promessa di ripristinare la nostra umanità», ha rincarato la deputata Pramila Jaypal, che guida il Congressional Progressive Caucus. Voci di protesta si sono levate anche tra i dem più moderati, come il senatore Richard Blumenthal, che ha accusato la Casa Bianca di «cedere alla politica della paura». «Inaccettabile. Di fronte alla più grande crisi dei rifugiati del nostro tempo non c'è motivo di limitarne il numero a 15 mila. Dimmi che non è vero, presidente Joe», gli ha fatto eco Dick Durbin, numero tre del partito al Senato. L'ex ministro obamiano Julian Castro e alcune ong hanno accusato Biden di aver capitolato al timore che i repubblicani aggiungano carne al fuoco delle polemiche per l'aumento record dell'immigrazione al confine col Messico. Anche alcune organizzazioni evangeliche che avevano sostenuto per la prima volta il candidato dem si sono sentite «tradite».

Inizialmente la Casa Bianca aveva spiegato la scelta con le difficoltà di smaltire le pratiche delle nuove ondate di migranti alla frontiera sud. Ma alcune ong hanno obiettato che le domande dei rifugiati vengono 'processatè con un sistema e uno staff completamente diversi. Di fronte al montare delle critiche, Biden è stato costretto a fare una rara retromarcia, anche se parziale. La Casa Bianca ha diffuso una nota annunciando che il presidente fisserà la soglia definitiva entro il 15 maggio, pur precisando che «il suo obiettivo iniziale di 62.500 sembra improbabile» a causa del sistema «decimato» ereditato dall'amministrazione Trump e dai carichi di lavoro dell'ufficio per il reinsediamento dei rifugiati. Nello stesso tempo ha sottolineato che Biden ha tolto il bando del suo predecessore sui rifugiati di molte regioni chiave, autorizzando i voli da queste aree.

Al momento la Casa Bianca ha previsto 7000 posti per i rifugiati dall'Africa, 1000 per l'Asia orientale, 1500 per Europa e Asia centrale, 3000 per l'America latina e i Caraibi, 1500 per il Medio Oriente e l'Asia meridionale e 1000 come riserva. Ma dem e ong restano insoddisfatti e attendono al varco il presidente, che ora rischia di aprire un fronte di tensione interna col partito sul terreno in cui appare più vulnerabile e oggettivamente in difficoltà: l'immigrazione.

Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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