Come uccidere un ebreo. Le "istruzioni" dei terroristi dell'Isis a quelli di Hamas

Martedì 13 Ottobre 2015 di Giulia Aubry
Una delle immagini postate sui social dai simpatizzanti di Isis
Mille modi per uccidere un ebreo. I supporters e i disseminatori dello Stato Islamico soffiano sul fuoco delle tensioni tra israeliani e palestinesi. E non certo per spegnerne le fiamme.



Nei tweet, che imperversano in queste ore nei social di affiliati e sostenitori di Isis, si inneggia alle brigate di Al-Aqsa e ad Hamas, considerati come parte del grande disegno del Califfato. Con gli hashtag #الانتفاضه_انطلقت (l’intifada è stata lanciata) e #الاقصى (Al-Aqsa). Vengono ripubblicate vecchi manuali - incluso Black Flags from Palestine, uno degli istant book prodotti dal sedicente Stato Islamico - sottolineandone i riferimenti specifici a come costruire bombe e armi artigianali per infliggere un numero più alto di vittime al nemico, o come muoversi all'interno di città come Gerusalemme o Tel Aviv.



Nei forum di Isis si discute sulla giustificazione e l'ineluttabilità della distruzione di Israele e degli ebrei, che vanno eliminati uno a uno in ogni modo possible. E i coltelli con cui militanti palestinesi feriscono e uccidono, in questi giorni, gli israeliani vengono addirittura glorificati, e paragonati a quello con cui Jihadi Joe ha compiuto le efferate decapitazioni degli ostaggi stranieri nelle mani di Isis. In maniera non diversa, all'inizio di quest'anno e pochi giorni dopo i tragici eventi di Parigi, nei social media aveva fatto la comparsa l'hashtag #jesuiscouteau (io sono un coltello) per celebrare il giovane che, a bordo di un autobus aveva accoltellato tredici persone, a Tel Aviv.



Messi in difficoltà dai bombardamenti russi, dopo la morte di otto dei loro comandanti per mano dell'esercito iracheno, con le voci - smentite - della scomparsa del loro leader Al-baghdadi gli uomini di Isis si concentrano su possibili nuovi teatri operativi. E lo fanno con il loro consueto immaginario (e non solo) degli orrori.



Isis non ha mai fatto mistero di voler strumentalizzare a proprio favore il conflitto tra israeliani e palestinesi. In passato, in alcune manifestazioni a Gaza, sono comparse le bandiere di Isis e lo Stato Islamico aveva anche lanciato una pubblicazione, non particolarmente fortunata, specifica per i Territori palestinesi. Il momento di crisi in Siria e Iraq e la concomitanza con il riaccendersi della violenza in Israele e Palestina potrebbero ora diventare una miscela esplosiva, anche se al momento le minacce arrivano solo via web. Un rischio che un Medio Oriente, già sin troppo in fiamme, non può proprio permettersi.
Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 17:03

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