L'Isis prepara attentati batteriologici? I piani in un computer ritrovato in Siria

Venerdì 29 Agosto 2014 di Giulia Aubry
L'Isis prepara attentati batteriologici? I piani in un computer ritrovato in Siria
In un computer di marca DELL, ritrovato nello scorso mese di gennaio in un villaggio della provincia di Idlib in Siria da Abu Ali, comandante di un gruppo di ribelli siriani moderati, ci sarebbero dati e documenti che indicano che ISIS potrebbe avere in corso di preparazione un attacco con armi chimiche e batteriologiche. È ciò che sostiene la rivista Foreign Policy.



Secondo la rivista statunitense, che fa capo alla Washington Post Company, nella sezione file nascosti del computer – e che i giornalisti della testata avrebbero potuto trasferire in un hard disk esterno, grazie proprio al ruolo svolto da Abu Ali – si troverebbero 146 gigabite di materiale con oltre 35.347 documenti in francese, inglese e arabo, suddivisi in 2.367 cartelle.



Tra proclama in supporto alle organizzazioni jihaidiste, corsi su come condurre operazioni terroristiche, video di Osama Bin Laden, manuali su come costruire bombe e istruzioni su come rubare una macchina, sarebbero comparsi anche documenti contenenti informazioni su come creare armi biologiche, in previsione – suppone ancora Foreign Policy – di un attacco su larga scala.



L’organizzazione di quello che viene presentato come “un nuovo 11 settembre” sarebbe nelle mani del presunto proprietario del computer, tale Muhammed S. , di nazionalità tunisina, affiliato a ISIS in Siria e studente, nel proprio paese, di chimica e fisica.



Un documento in particolare, 19 pagine scritte in arabo, spiega “il vantaggio delle armi biologiche che non costano molto, ma possono causare molte vittime”, soffermandosi sulla possibilità di diffondere la peste bubbonica attraverso animali domestici, come, ad esempio, i gatti. Nello scritto si fornisce anche una giustificazione religiosa alla possibile rappresaglia biologica: “se non possiamo uccidere gli infedeli in altro modo, possiamo usare armi di distruzione di massa”.



Naturalmente i dati contenuti nel computer, e presentati dai giornalisti di Foreign Office non sono sufficienti ad avvalorare la tesi che un attacco biologico sia effettivamente nei progetti di ISIS. Muhammed potrebbe essere solo uno dei circa 2.400 tunisini (questo il numero stimato dal Ministro degli interni dello stato maghrebino) che hanno scelto di combattere nelle file dello Stato Islamico spinti dalle più diverse ragioni, e le sue riflessioni potrebbero configurarsi come un pensiero assolutamente autonomo e di non facile realizzazione. È altamente probabile che ISIS non sia in possesso di strumenti di questo tipo. Armi di distruzione di massa di tal fatta – così come dimostra anche l’esperienza fallimentare in tal senso di Al Qaeda – non sono di così facile reperimento e utilizzo, soprattutto per gli aspetti legati alla effettiva capacità di diffusione dei virus.



Nel clima di terrore che si va però sempre più consolidando nelle ultime settimane, frasi come quelle che i giornalisti di Foreign Policy avrebbero letto nei documenti di “Muhammed il chimico” appaiono sicuramente inquietanti: “Si potrebbero usare piccole granate contenenti il virus, e lanciarle nelle metropolitane, negli stadi e nei luoghi di ritrovo. Oppure diffonderle attraverso i sistemi di aria condizionata. O utilizzarli in azioni suicide”. Tutte opzioni molto complesse, ma se i giornalisti di Foreign Policy dicono la verità e il materiale risulterà autentico, anche solo il fatto che gli uomini di ISIS possano ipotizzarle desta sicuramente più di una preoccupazione.
Ultimo aggiornamento: 23:14

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