Guerra in Ucraina, dall'Iran alla Nordcorea: la rete delle forniture per i Kinzhal, i super-razzi russi

Il vasto utilizzo dei Kinzhal è un caso: missili costosi e difficili da rimpiazzare

Sabato 11 Marzo 2023 di Marco Ventura
Guerra in Ucraina, dall'Iran alla Nordcorea: la rete delle forniture per i Kinzhal, i super-razzi russi

Il mistero dei Kinzhal, i famigerati e costosissimi missili ipersonici russi che la difesa aerea ucraina non riesce a intercettare, impegna gli strateghi di Kiev e della Nato.

Perché il Cremlino ha avallato l'impiego in un solo giorno di ben 6 Kinzhal sul totale di circa 50 accreditato alla Difesa russa? Si tratta, infatti, di armi non facilmente rimpiazzabili. Perché "sprecarle" sulle infrastrutture energetiche solo per qualche ora di parziale black-out nelle città ucraine, da Kiev a Odessa e Kharkiv? Sono, infatti, sistemi tra i più sofisticati della santabarbara di Putin, e richiedono componenti ad alta tecnologia che è difficile reperire dopo che 39 Paesi tra i più avanzati si sono uniti nel sanzionare Mosca.

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IL SOSTEGNO NASCOSTO

Ci sono capitali che aiutano Putin a intensificare gli attacchi con missili e razzi? L'Institute for the Study of War ha contato in un giorno ben 84 lanci di missili differenti, tra cui 28 Kh-101/Kh-555 e 20 missili da crociera Kalibr, 6 Kh-22 anti-nave e i 6 temuti Kh-47 Kinzhal, due Kh-31P supersonici anti-nave, 6 guidati Kh-59 e almeno 13 missili di difesa aerea S-300, anche questi non intercettabili dagli ucraini. Sono stati abbattuti invece 34 dei 48 Kalibr, altri da crociera, e 4 droni di fabbricazione iraniana Shahed-136. I Kh-59 hanno mancato il target. Quanto allo sciame di droni, sembra sia stato lanciato per distrarre l'anti-aerea di Kiev dai missili arrivati subito dopo. Il Cremlino sostiene che l'attacco è stato una rappresaglia per l'incursione in territorio russo a Bryansk, attribuita a russi estremisti anti-Putin arruolati tra le fila degli ucraini. Un modo, secondo l'ISW, per tacitare i blogger militari russi che da tempo chiedono a Putin di autorizzare il lancio di armi imprendibili. Un attacco "mediatico", quindi. Ma fanno pensare quei 6 Kinzhal ipersonici. In generale, gli esperti in Occidente osservano che la capacità di fuoco e le risorse di rimpiazzo dei sistemi d'arma prodotti dall'industria militare di Putin sono state sottovalutate. Oleh Zhdanov, analista di Kiev, è convinto che i russi attacchino le infrastrutture energetiche con i Kinzhal perché, semplicemente, non hanno dati precisi di intelligence sulla dislocazione delle truppe ucraine e degli insediamenti di interesse militare e per questo «usano il vecchio metodo di attaccare i civili al fine di spargere panico».

L'Occidente ha preso atto di poter fare poco per arrestare il flusso di armi che continua a raggiungere la Russia da Paesi alleati come le confinanti Corea del Nord e Bielorussia, e l'Iran che avrebbe chiesto in cambio dei suoi droni (Teheran ne commercializza tra 14 modelli) alcuni sistemi di difesa anti-aerea per difendere gli insediamenti nucleari dai raid israeliani. Proprio ieri è arrivato in Ucraina il primo dei due sistemi Patriot promessi da USA e Germania, ma non è ancora operativo.

 

IL RUOLO DI PECHINO

Uno spinoso capitolo a parte è rappresentato dalla Cina, che secondo l'intelligence USA avrebbe valutato l'invio a Mosca non più solo di chip e componenti tecnologiche di doppio uso, ma armi letali. Un account Twitter cinese, Zhao, suggerisce a Putin quali prodotti cinesi sarebbero più utili contro le forze ucraine, dai lanciatore di sciami da 200 droni kamikaze sviluppati da quelli iraniani ai velivoli senza pilota UAV, i WZ-10, che volano a grandi altezze, 10 metri di apertura alare, armati di missili aria-aria o terra-aria o bombe guidate di piccolo diametro, sia droni CH-4B con missili aria-terra a guida laser alle bombe di precisione a guida satellitare, da anti-tank a spalla tipo Javelin agli elicotteri drone da ricognizione, ai lancia-razzi multipli MLRS che ricalcano gli americani HIMARS.

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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