Guerra Ucraina, intervento delle truppe Nato? L'ambasciatore Nelli Feroci: «Improbabile e fuori dalle regole»

«Rasmussen vuole mettere pressione a quei Paesi riluttanti sulla adesione ucraina»

Venerdì 9 Giugno 2023 di Marco Ventura
Guerra Ucraina, intervento delle truppe Nato? Nelli Feroci (IAI): «Improbabile e fuori dalle regole»

Le truppe polacche o di altri Paesi Nato schierate sul terreno in Ucraina? L’ipotesi dell’ex segretario generale dell’Alleanza, il danese Anders Fogh Rasmussen, è definita “sorprendente” dal presidente dell’Istituto Affari internazionali ed ex commissario europeo, ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci. «Non si capisce a quale titolo Rasmussen dica quello che dice, oggi è un privato cittadino, certo non parla a nome della Nato».

Allora come si spiega?
«Con il contesto in cui la frase si colloca, tra i commenti al prossimo vertice Nato di Vilnius l’11-12 luglio, in cui si parlerà anche di Ucraina: forse è un tentativo di mettere pressione ai Paesi più riluttanti sull’adesione di Kiev alla Nato. Rasmussen sembra voler dire: se non prometterete una reale prospettiva di adesione, qualche membro della Nato sarà tentato di intervenire direttamente».

Ma l’Ucraina stessa lo esclude finché dura la guerra...
«Sta anche scritto nel Trattato dell’Alleanza. C’è una guerra… E non mi risulta una modifica della linea concordata in sede Nato: va bene tutta l’assistenza del caso, ma nessun coinvolgimento diretto. A Vilnius, non mi sembra che l’adesione di Kiev alla Nato sia un’ipotesi sulla quale si possa realizzare un consenso già a Vilnius: le posizioni dei membri dell’Alleanza sono tuttora molto distanti, c’è convergenza sulla prospettiva di adesione all’Ue in un futuro che non sappiamo quanto lontano, ma non alla Nato. È interessante la tesi di Kissinger per cui, tutto considerato, l’Ucraina nella Nato sarebbe più rassicurante anche per la Russia, perché Kiev dovrebbe sempre sottostare ai vincoli di appartenenza a un’alleanza militare. Resta che non ci sono le condizioni per prometterla neanche in qualche futuro».

Eppure, secondo alcuni osservatori l’errore al vertice Nato di Bucarest del 2008 fu proprio aver contemplato l’adesione senza darle una veste concreta…
«Non so se la chiarezza emergerà da Vilnius, il vero problema concerne quali garanzie di sicurezza offrire a Kiev a guerra conclusa. La soluzione estrema, l’adesione alla Nato, non può essere promessa oggi. Oppure si possono immaginare garanzie che si avvicinino a quelle di un’adesione non piena, come quelle degli Stati Uniti verso Israele immaginate da alcuni commentatori americani. È anche ipotizzabile un meccanismo in base all’art. 4, che permette di avviare consultazioni con Paesi non Nato».

Come sarà la controffensiva ucraina?
«Se ne sentiva parlare da mesi, ma non si erano viste prove concrete di avvio di una controffensiva massiccia. Avevamo anche assistito all’episodio clamoroso dei russi che sostenevano che la controffensiva era partita e le perdite ucraine erano ingenti, mentre gli ucraini negavano. Siamo spesso in presenza di una guerra dell’informazione tossica».

Che cosa comporta la distruzione della Diga di Kakhovka?
«È più ragionevole immaginare responsabilità russe, in base al cui prodest. L’alluvione che ne è conseguita ha reso impraticabile una bella porzione di fronte in cui si sarebbe potuto sviluppare il contrattacco. In quelle zone non è pensabile un’offensiva con mezzi di terra, il terreno è un pantano».

In caso di successo della controffensiva che cosa potrà succedere?
«È molto poco verosimile che l’Ucraina sia in grado di recuperare tutti i territori occupati dalla Russia. Sul medio termine la sproporzione delle forze in campo è ancora a favore di Mosca, ma è importante che Kiev ne recuperi una parte consistente e si ritrovi in una posizione migliore di oggi al tavolo dei negoziati. Bisogna arrivare a un assetto dei territori che conservi almeno il principio della sovranità ucraina, salvo stabilire un istituto di autonomia per alcuni territori, garantito internazionalmente».

Putin può essere rovesciato?
«Ci sono molti sintomi di un disagio crescente nell’establishment, che si manifesta nella forma più clamorosa nelle dichiarazioni di Prigozhin. E ci sono milizie armate che colpiscono territori di frontiera russi. È presto per dire che siamo al collasso del regime, ma qualcosa scricchiola nel sistema di potere russo».

Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 14:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci