Il Tribunale Ue conferma in larga misura la decisione della Commissione secondo la quale Google ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili, al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca.
Multa a Google, il caso
Il caso nacque da alcuni denunce a Bruxelles su determinate pratiche commerciali di Google nell'Internet mobile. Nel luglio 2018 la Commissione ha sanzionato la società per aver abusato della sua posizione dominante, imponendo restrizioni contrattuali anticoncorrenziali ai produttori di dispositivi mobili nonchè agli operatori di reti mobili, per alcuni sin dal 1 gennaio 2011. Tali restrizioni avevano tutte lo scopo di proteggere e rafforzare la posizione dominante di Google in materia di servizi di ricerca generica e, pertanto, gli introiti ottenuti da quest'impresa mediante gli annunci pubblicitari collegati a queste ricerche.
Respinto in ricorso
Il ricorso proposto da Google è stato essenzialmente respinto dal Tribunale, il quale si limita ad annullare la decisione soltanto nella parte in cui essa constata che gli accordi di ripartizione del fatturato per portafoglio costituirebbero, di per se stessi, un abuso. Tenuto conto delle circostanze specifiche del caso, il Tribunale giudica parimenti adeguato, in applicazione della sua competenza estesa al merito, di determinare l'importo dell'ammenda inflitta a Google come pari a 4,125 miliardi.