Gay, l'Arizona teme il boicottaggio economico: bloccata la legge pro-omofobia

Giovedì 27 Febbraio 2014 di Anna Guaita
Gay, l'Arizona teme il boicottaggio economico: bloccata la legge pro-omofobia
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La tolleranza (e la paura di diventare oggetto di un boicottaggio economico) hanno spinto la governatrice dell'Arizona a porre il veto ieri sera a una legge che avrebbe reso legittimo discriminare i gay.



Il bellissimo Stato del sud-ovest che milioni di turisti visitano ogni anno per vedere il Grand Canyon aveva approvato la legge SB1062 che concedeva a qualsiasi negozio, imprenditore, ufficio, di negare i servizi a un cliente sulla base di “ferme convinzioni religiose”. Approvata per difendere lo Stato dall’onda crescente di tolleranza pro-gay che sta conquistando uno Stato dopo l’altro, la legge rischiava di avere effetti anche oltre la comunità gay: se un negozio o il proprietario di una casa poteva rifiutarsi di vendere un prodotto o affittare un appartamento a coppie omosessuali perché il loro stile di vita contrastava con le sue “ferme convinzioni religiose” , avrebbe potuto fare appello alle stesse convinzioni per negare simili servizi anche a coppie non sposate, a divorziati, a ragazze madri.



La governatrice Jan Brewer ha però bloccato la legge ieri sera apponendo il proprio veto, il boicottaggio è evitato, ma la base del suo partito ha già fatto sapere di disapprovare fortemente la sua scelta. La signora ha un curriculum fortemente conservatore che l’ha portata nel passato a scontrarsi con il presidente Obama. Rimane storica la foto di lei che punta un dito accusatore a due centimetri dal volto del presidente per criticarlo della sua politica tollerante in materia di immigrazione. La Brewer difatti ha fatto passare una legge statale durissima sul fronte dell’immigrazione clandestina, di cui il suo Stato è una delle vittime più esposte. Anche sulla questione dei diritti dei gay era finora stata sempre contraria, tant’è che appena eletta aveva subito cancellato la legge con cui si garantivano alcuni diritti alle coppie di fatto (legge passata dalla precedente governatrice, Janet Napolitano, poi diventata direttrice della Homeland Security nel primo mandato di Obama).



I sostenitori della legge SB1062 assicuravano che i provvedimenti erano pensati “proprio per difendere la libertà di tutti”. I difensori dei diritti civili hanno risposto che la legge semmai camuffava i pregiudizi sotto il conveniente mantello delle convinzioni religiose. Nel dibattito hanno preso posizione contro la legge anche due ex candidati repubblicani alla presidenza, John McCain e Mitt Romney, che hanno scritto alla Brewer chiedendole di porre il veto. Perfino tre dei senatori statali che avevano detto sì alla legge hanno fatto marcia indietro, sostenendo di non aver capito che la sua portata era così vasta e che dietro le “ferme convinzioni religiose” si potevano nascondere gravi discriminazioni.



Ma quello che probabilmente ha spinto la governatrice a dire no alla SB1062 è stato che la National Football League ha fatto capire che avrebbe tolto all’Arizona la finale del Superbowl del primo febbraio 2015. Il danno finanziario sarebbe stato enorme, come peraltro l’Arizona stessa sa bene, avendola già persa una volta nel 1990, quando la NFL spostò la finale in California per protestare contro il fatto che lo Stato aveva rifiutato di sancire la festa nazionale intitolata al leader dei diritti civili Martin Luther King. Anche ricordando la catastrofe finanziaria del 1990, un gran numero di aziende hanno chiesto espressamente alla governatrice di bloccare la legge anti-gay. Per esempio la Apple, che sta per aprire nello Stato una fabbrica che dovrebbe dare lavoro a 2 mila persone. O la American Airlines, che si è fusa con la U.S. Airways che ha sede in Arizona: “La nostra economia è servita meglio quando le porte del commercio sono aperte per tutti, senza distinzioni” ha dichiarato la linea aerea. Parole ripetute quasi letteralmente anche dalla rivale, la Delta Airlines, e dalla catena di alberghi Marriott. Tutti questi grandi nomi del capitalismo americano hanno oramai abbracciato l’onda di tolleranza, che si avverte chiaramente nei sondaggi: nel 2003 solo il 32 per cento degli americani era a favore del diritto dei gay di sposarsi, oggi il numero è salito al 53 per cento, e sale ancor di più, al 57 per cento, presso la generazione dei “millennials”, cioè coloro che hanno fra i 18 e i 33 anni, la fascia i consumatori giudicata in assoluto la più appetibile.
Ultimo aggiornamento: 09:32

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