Shoah, morto il negazionista Robert Faurisson: contestò l'esistenza delle camere a gas

Lunedì 22 Ottobre 2018
Robert Faurisson
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Il revisionista e negazionista francese Robert Faurisson, è morto all'età di 89 anni nella sua casa di Vichy, in Francia. L'ex accademico venne condannato più volte per aver contestato l'esistenza di crimini contro l'umanità, in particolare l'esistenza delle camere a gas durante la Seconda guerra mondiale.

Le sue folli tesi hanno offeso la memoria delle persone morte durante la Shoah. 

«Il negazionista Robert Faurisson - avverte su Twitter la Fondazione Shoah - è morto. Ma le sue tesi immonde vivono ancora. Dinanzi ai falsari della storia la lotta per la verità storica continua». L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla storica Valérie Igounet, autrice di un libro su Faurisson, a Franceinfo. Secondo Igounet, contattata dalla sorella del negazionista, Faurisson è deceduto «improvvisamente» in serata di ritorno da una conferenza nella sua città natale di Shepperton, in Inghilterra, dove era nato il 25 gennaio 1929 da padre francese e madre scozzese. Laureato in lettere ed ex docente di letteratura contemporanea all'Università di Lione, è stato condannato più volte per aver negato i crimini  contro l'umanità commessi dai nazisti. Ha sostenuto in particolare che le camere a gas in cui furono sterminati milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale non sarebbero mai esistite. Nel 1990 fu rimosso dall'insegnamento e privato della pensione a causa delle sue tesi negazioniste. 

Le tesi di Faurisson sono unanimemente respinte dalla comunità degli storici. Nei suoi scritti ha sostenuto che non sarebbe mai esistito un piano preordinato di sterminio fisico degli ebrei da parte del Terzo Reich, bensì un progetto per una loro emigrazione fuori dell'Europa e, in tempo di guerra, un piano di evacuazione verso i territori dell'Est appena occupati dai nazisti. Faurisson ha sostenuto anche che non sarebbero stati uccisi 6 milioni di ebrei ma un numero molto inferiore (circa 500.000), a causa delle operazioni militari, della durezza dei campi di lavoro forzato, delle epidemie di tifo e dei bombardamenti alleati sui campi di concentramento. Ha sostenuto che l'esistenza delle camere a gas nei campi di sterminio tedeschi sarebbe «tecnicamente impossibile». Faurisson, storico della letteratura francese, iniziò a occuparsi della Shoah negli anni '60 e nel 1978 scrisse l'articolo «Le problème des chambres à gaz» in cui mise in dubbio per la prima volta l'esistenza delle camere a gas naziste. Non trovando testate disponibili, Faurisson pubblicò l'articolo sulla rivista «Défense de l'Occident», di proprietà dell'intellettuale fascista Maurice Bardèche. Lo stesso testo fu poi ripubblicato sul quotidiano «Le Monde» il 29 dicembre 1978, accompagnato da un articolo a commento dello storico Georges Wellers. Nell'articolo Faurisson, persuaso dell'inesistenza delle camere a gas, sollecitava gli storici ad aprire un dibattito sul tema, e invitava chiunque a presentare prove incontrovertibili della loro esistenza e del loro funzionamento. L'articolo scatenò un aspro dibattito non solo accademico. Il 21 febbraio 1979 ancora «Le Monde» pubblicò la dichiarazione di 34 storici, redatta da Pierre Vidal-Naquet e Léon Poliakov, in cui si rispondeva a Faurisson che le numerose testimonianze documentali e orali raccolte, fra le quali le confessioni dei tedeschi stessi, rendevano impossibile dubitare della realtà dello sterminio.

Ultimo aggiornamento: 18:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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