Elezioni Francia, ballottaggio Macron-Le Pen: una rimonta è difficile. Il “muro democratico” tiene

Per i sondaggisti, i voti di Mélenchon andranno più al presidente uscente che alla sfidante

Martedì 12 Aprile 2022 di Giovanni Diamanti
Elezioni Francia, ballottaggio Macron-Le Pen: una rimonta è difficile. Il “muro democratico” tiene
1

È stata una serata elettorale più dolce del previsto per Emmanuel Macron. Il calo nei sondaggi delle ultime settimane, e la contestuale rimonta di Marine Le Pen, avevano generato una psicosi collettiva tra i sostenitori del Presidente uscente, preoccupati dal testa a testa virtuale annunciato dalle ricerche. Il risultato che esce dalle urne, invece, lo rafforza e gli restituisce quel ruolo di grande favorito che aveva recitato dall’inizio della campagna elettorale.

Elezioni Francia, la spinta per Macron oltre i pronostici (27,85%). Al ballottaggio con Le Pen (23,15%)

Ballottaggio Macron-Le Pen: una rimonta è difficile


Il ballottaggio del 24 aprile sembra in discesa per lui, ma peseranno tantissimo i voti della sinistra di Mélénchon, la vera grande sorpresa della notte elettorale, ormai riferimento di un pezzo di Francia non più marginale e ben insediato nelle grandi città (è primo a Marsiglia), Parigi compresa. 
Il primo turno poteva sancire la definitiva, storica rimonta di Marine Le Pen.

Così non è stato. Anzi: dopo il voto di domenica, Macron è più vicino alla riconferma. Ci sono ancora due settimane di tempo, e la candidata del Rassemblement ha dimostrato di sapersi muovere abilmente in campagna elettorale, ma il Presidente è il favorito.

 


IL VOTO UTILE


Un sondaggio Ipsos realizzato dopo la chiusura delle urne, lo vede in testa con il 54%, otto punti avanti sulla rivale. La grande chiave, però, saranno gli elettori di Mélénchon. Sempre secondo la ricerca, oggi sarebbero divisi: il 34% verso Macron, il 30% verso la Le Pen, gli altri tra il non voto e l’indecisione. Il leader della sinistra però non pare intenzionato a lasciare spazi di ambiguità, e si dichiara a impegnato a non lasciare “nemmeno un voto” de La France Insoumise a Marine Le Pen. Difficile, dopo queste parole, che la rimonta della figlia di Jean Marie Le Pen parta dagli elettori di Mélénchon. Dunque, ci si attendeva una riduzione del margine tra Le Pen e Macron che aprisse la strada all’abbattimento del “muro democratico” contro l’estrema destra, che in Francia fino ad ora non è mai crollato nel momento elettorale.


IL MARGINE

Tuttavia, nemmeno questa volta, nonostante qualche piccola crepa, sembrano esserci i presupposti per vedere grandi sorprese. Il 27,9% del Presidente è un dato di un paio di punti superiore alle previsioni dei sondaggi, e di quasi quattro punti superiore al dato del 2017, mentre Le Pen conferma sostanzialmente il dato che le veniva assegnato nelle indagini pre-elettorali: sono meno di cinque punti di margine, ma il valore simbolico potrebbe essere superiore. La tendenza sembrava infatti portare a una chiara restrizione del divario tra i due grandi competitor, il risultato finale invece dice una cosa diversa. Non solo, Le Pen chiude tallonata da Mélénchon: il candidato della sinistra arriva a un insperato 22%, spinto dal voto dei giovani, tra i quali secondo l’exit poll di Ipsos sarebbe stato il candidato più votato, e dalle grandi città, nelle quali ottiene risultati difficilmente pronosticabili, ottimi a Parigi, Lione e Bordeaux dove ottiene consensi di poco inferiori a Macron, mentre chiude in testa a Lille, Marsiglia, Montpellier, Strasburgo.


LE SORPRESE

A fare del leader de La France Insoumise la sorpresa della serata sono soprattutto gli elettori che hanno scelto all’ultimo momento: tra di loro, Melenchon è nettamente in testa con il 30%. Complessivamente, più di un francese su cinque ha scelto una piattaforma di sinistra radicale: un dato da non sottovalutare, che con un po’ di divisione in meno tra comunisti e verdi avrebbe potuto regalare al suo leader un insperato e storico ballottaggio. Il dato di Macron può soddisfare il Presidente, e il suo successo dipende dal consenso ottenuto in alcuni precisi segmenti elettorali: è in testa tra gli elettori a più alto reddito, ma sono gli over 60 e i pensionati il suo bacino di voto più importante, tra i quali avrebbe ottenuto il 38%. La candidata del Rassemblement National, dal canto suo, sfonda tra gli operai e tra gli impiegati, con il 36%.


I TONFI

Ma gli occhi degli analisti domenica sera non si sono rivolti esclusivamente ai primissimi candidati: a far rumore sono soprattutto i crolli della repubblicana Pécrèsse, che fino a poche settimane fa puntava al ballottaggio e oggi non raggiunge il 5%, e della candidata socialista Hidalgo. Esattamente dieci anni fa il candidato del PS François Hollande superava il 28% dei voti, oggi la sindaca di Parigi non arriva al 2%: è la fine di un’era, il tramonto forse definitivo dei due partiti storici francesi. Anche il polemista Zemmour, candidato dell’estrema destra, si iscrive al registro degli sconfitti: ottiene meno della metà dei consensi inizialmente pronosticati, un 7% non certo trionfale che ora servirà a rafforzare Le Pen al ballottaggio. Gli altri candidati, con l’aggiunta del verde Jadot, al 4%, e addirittura del comunista Roussel, si appellano con accenti diversi al barrage contro l’estrema destra, che già cinque anni fa accompagnò Macron al trionfo. Nel complesso, la delusione dei candidati minori va di pari passo con un risultato sorprendente di Mélénchon, il dato sopra le aspettative di Macron e la solidità di Le Pen: è facile ipotizzare un ruolo non trascurabile del voto utile.
 

Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci