Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, recita un antico proverbio. Quanto mai adatto a sintetizzare azioni di geni del male che si scontrano con banali circostanze che li portano dritti dritti nelle braccia delle forze dell’ordine. Così come accaduto martedì sera in Egitto. E si perché la prima regola di un buon ladro, da che mondo è mondo, dovrebbe essere il silenzio e soprattutto non attirare attenzione.
Ramesse II è il re più famoso dello stato moderno e governò l’Egitto più di 3.200 anni fa per circa sessantasette anni, lasciando un gran numero di monumenti e iscrizioni. Ancora in vita entrò nella leggenda avendo dato prova di straordinario coraggio durante le battaglie, avendo lavorato incessantemente per il miglioramento della vita dei suoi soldati, della sua numerosa famiglia e dei suoi sudditi, nonché avendo edificato innumerevoli meravigliosi monumenti e templi che ancora oggi testimoniano la grandezza della sua persona.
La polizia ha raccontato che «tre persone sono state fermate in possesso di strumenti di scavo manuale e attrezzature pesanti - una gru - mentre tentavano di sollevare la statua di re Ramses II e mentre stavano scavando alla ricerca di altri reperti nella zona». Le indagini puntano su altri soggetti coinvolti nel furto.
La scorsa settimana, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha annunciato il recupero da parte dell’Egitto del sarcofago verde, che ha descritto come un “importante manufatto”, dagli Stati Uniti, tra i manufatti contrabbandati fuori dal paese illegalmente. Shoukry ha confermato che negli ultimi dieci anni il paese ha recuperato più di 29.000
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