Il caso Croazia è sicuramente il caso dell'estate. Pochi contagi ufficiali dichiarati e la reputazione di nazione "sicura" che ha indotto molti giovani a scegliere le capitali del divertimento adriatiche a scapito di mete più classiche come Ibiza o la Grecia. Intendiamoci, Pag e Hvar da anni hanno fama internazionale, ma l'eco in Italia è stata sempre abbastanza contenuta o riservata al popolo degli "under". Ma basterebbe parlare con un giovane di Berlino, o di Budapest per capire che le discoteche di Novalja non sono seconde a quelle di Mykonos o Marbella (e logisticamente anche più vicine).
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Pochi contagi, dunque, ma il dato che non torna è proprio quello. Perchè Zagabria comunica dai 100 ai 200 nuovi positivi quitidiani (oggi 162) quando in tutta Europa è un boom di casi di ragazzi con il Covid-19 di rientro dalle spiagge adriatiche.
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Croazia, l'ammissione del ministro
Il ministro della Sanità, Vili Beros, ha fatto delle ammissioni oggi a Rtl, lasciando intendere chiaramente il deficit di informazione delle ultime settimane. «Abbiamo accettato consapevolmente il rischio e deciso di far andare avanti la vita e il turismo. Senza turismo, uno dei settori chiave per la Croazia, sarebbe stato molto peggio». Sulla stessa linea il presidente Zoran Milanovic. Da questa sera, però, bar, ristoranti e locali notturni dovranno chiudere a mezzanotte. Dall'inizio dell'emergenza sanitaria i casi confermati in Croazia sono in tutto 6.420 con 162 decessi e oggi sono 1.062 i casi attivi di Covid-19 nel Paese dove, stando ai dati aggiornati a ieri, ci sono 820.000 presenze straniere e dove i contagi hanno ripreso a crescere dopo la riapertura - il primo luglio - alla maggior parte dei turisti europei.Coronavirus: Commissione Ue assicura distribuzione Remdesivir