Crimea, Obama sfida Putin: la Nato è pronta a reagire

Mercoledì 26 Marzo 2014
Crimea, Obama sfida Putin: la Nato è pronta a reagire
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Barack Obama sfida Vladimir Putin. Se non si ferma, il resto del mondo è pronto a reagire. E non si azzardi a minacciare i Paesi est-europei che fanno parte della Nato, perchè l'Alleanza Atlantica sta già «preparando piani» per difenderli. È il messaggio che il presidente degli Stati Uniti lancia dall'Aja, nella conferenza stampa conclusiva del summit sulla sicurezza nucleare, il giorno dopo il G7 che ha mostrato la compattezza dei grandi e mentre anche la Ue, come sottolinea il ministro degli Esteri Federica Mogherini, «per una volta si dimostra unita» nell'essere pronta a sanzioni anche più dure se Mosca ripeterà lo schema della Crimea nelle regioni meridionali e orientali dell'Ucraina.



La Nato è pronta. È un discorso forte, quello di Obama. Che parla prima di partire per Bruxelles, dove domani incontrerà i vertici Ue ed il segretario generale della Nato, prima di arrivare giovedì in Italia. Definisce la Russia una «potenza regionale» e sottolinea che dopo l'invasione della Crimea «è più isolata che ai tempi dell'Urss». Andare avanti su questa strada sarebbe «una cattiva scelta» ma «il presidente della Russia è Putin, ed è lui che deve prendere le decisioni: deve solo capire che deve fare una scelta». Insomma, rientri nel mondo che risolve le questioni con il dialogo, abbandoni le tentazioni di guerra fredda perché il resto del mondo è pronto a sostenere la sfida.



Gas e petrolio. Già ieri gli Stati Uniti hanno assicurato gli europei di essere pronti a dare sostegno con esportazioni di gas e petrolio, se l'asticella della sfida si dovesse alzare. Obama dice chiaramente che se la Russia non si fermerà arriveranno sanzioni che la colpiranno al cuore. Perché la sua economia si fonda sull'esportazione di energia e «Stati Uniti ed il Consiglio europeo» sono pronti a sopportare i costi di misure che «avrebbero effetti sull'economia globale, ma i cui maggiori costi sarebbero per interi settori dell'economia russa».



La provocazione. In sostanza, il Cremlino non si illuda che le minacce di rappresaglie economiche possano spaventare l'Occidente. «Alcune sanzioni potranno ferire alcuni Paesi più di altri», dice. «In alcuni casi ci saranno devastazioni in ognuna delle nostre economie per alcuni settori industriali» ma «sono stato incoraggiato dalla fermezza e dalla volontà da parte di tutti i paesi a partecipare a questo processo». Ed anche sul piano dell'immagine, il messaggio di Obama è pungente. Gli Stati Uniti «hanno influenza sui loro vicini» e quindi «generalmente non li invadono», ironizza. La Russia che entra con i carri armati in Crimea invece lo fa «perché è debole, non perché è forte». Se la Russia si è sentita di usare la forza in Ucraina lo ha fatto perchè «manca di influenza».



Soluzione diplomatica. In ogni caso l'opzione militare non è sul tavolo. Perché la questione della Crimea «non è una minaccia per la sicurezza nazionale americana». Così Obama lascia aperta la porta alla strada della diplomazia. Ma sta a Putin volerla seguire. E Mogherini sottolinea l'importanza dei segnali arrivati tra ieri e oggi da Mosca, con l'incontro tra Lavrov ed il ministro degli Esteri ucraino qui all'Aja ed il dichiarato interesse di Mosca a tenere «aperto» il contatto con il G8.



La Farnesina. Insomma, mentre il capo della Farnesina osserva che «da Mosca di questi tempi arrivano messaggi contraddittori», Obama lascia intendere che l'Occidente può in qualche modo capire che la Crimea abbia una storia ed uno status particolari. Ma il principio che spaventa tutto il mondo, è l'idea che possa bastare un referendum messo in piedi in meno di due settimane per giustificare una annessione manu militari. Un precedente, questo sì, pericolosissimo. E che metterebbe in discussione l'intera costruzione dell'ordine mondiale del 21/o secolo. Anche per la Cina.



Berlusconi. Voce fuori dal coro, in occidente, quella di Silvio Berlusconi: «Trovo antistorica e controproducente la decisione dei leader riuniti all'Aja di escludere la Federazione Russa dal G8 di ieri», scrive l'ex premier in una nota. «Trovo davvero avventate e lontane» dallo «spirito costruttivo tutte le decisioni prese in queste ore dalle diplomazie occidentali».
Ultimo aggiornamento: 19:04

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