Covid Spagna, stato di allarme a Madrid: limiti alla libertà di movimento delle persone

Venerdì 9 Ottobre 2020 di Elena Marisol Brandolini
Covid Spagna, stato di allarme a Madrid: limiti alla libertà di movimento delle persone

Barcellona. “E’ indiscutibile che ci sia una trasmissione comunitaria del virus a Madrid e che vada protetta la salute dei madrileni.  La Comunità di Madrid ha scelto di non fare nulla, non potevamo non agire”: spiega così il ministro della Sanità Salvador Illa la decisione del governo spagnolo di applicare lo Stato di allarme a 9 municipi della Comunità di Madrid, compresa la capitale.

Con le misure già in vigore da una settimana, tra cui il confinamento territoriale, annullato ieri dal Tribunal Superior de Justícia de Madrid su ricorso della Comunità.

Limitata la libertà di movimento delle persone

Lo Stato di allarme fornisce così la copertura giuridica per limitare la libertà di movimento delle persone, dopo che il TSJM ha considerato non adeguato l’atto ministeriale dello scorso 30 settembre, e il suo recepimento da parte della Comunità, che imponeva il confinamento ai comuni spagnoli con un indice di Incidenza Accumulata pari a 1.000. Per quanto, il corrispondente tribunale di Castilla y León abbia invece avallato misure analoghe sul suo territorio. Perché nel conflitto che oppone la Comunità di Madrid al governo spagnolo non c’è una rivendicazione legalitaria o di rispetto competenziale, quanto piuttosto un contenuto ideologico. La popolare Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunità, guida una coalizione di governo PP-Ciudadanos con il sostegno esterno di Vox. La sua opposizione all’esecutivo spagnolo viene dal periodo della desescalada dal lockdown, con la fretta di uscirne, privilegiando la ripresa economica sulla salute. “Madrid no se puede cerrar”, Madrid non si può chiudere, ha sostenuto ripetutamente Ayuso nelle ultime settimane. Ma una sanità pubblica indebolita dai tagli e le privatizzazioni dell’ultimo decennio, la mancanza di un sistema di tracciabilità dei contagi adeguato e l’erraticità delle misure per ridurre la trasmissione del virus hanno fatto di Madrid la città con il maggior numero di contagi in Europa. Appena due settimane fa Ayuso e Sánchez sembravano avere trovato un’intesa per la gestione congiunta dell’epidemia, vi era stato un accordo tra le due amministrazioni fatto saltare da Madrid poche ore dopo. E quindi il confinamento imposto dal governo, rispettato e ricorso dalla Comunità. Dopo la sentenza di ieri, la Comunità di Madrid ha rifiutato l’incontro con il ministero della Sanità per una soluzione condivisa, poi ha chiesto ancora tempo. Troppo, alla vigilia di un finesettimana in cui lunedì è festa in Spagna.

Sánchez ha dettato lo Stato di allarme da Barcellona, dove aveva accompagnato il re a una cerimonia di premiazione di alcune aziende informatiche. Nessuna istituzione catalana è andata ad accogliere il monarca, accusato di avere coperto la fuga all’estero del re emerito Juan Carlos, travolto dallo scandalo di corruzione e frode fiscale. L’indipendentismo ha fatto falò con la sua immagine, è sceso in piazza disponendosi in una catena umana con lo slogan “Catalunya non ha re”.

Felipe VI è tornato a Barcellona due settimane dopo che il governo gli aveva impedito di recarvisi per opportunità politica alla vigilia dell’inabilitazione del president Torra, dove avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia inaugurale del Consejo General del Poder Judicial. Cosa che aveva suscitato le ire di Carlos Lesmes, che ne è il presidente, nonostante il suo incarico sia scaduto da due anni. Perché il PP si rifiuta di rinnovare i vertici della giustizia spagnola avendone la maggioranza. E si avvale di questa prerogativa per fare opposizione al governo Sánchez. Come nel caso che sta montando contro il vicepresidente e leader di Podemos Pablo Iglesias. Che un giudice accusa, senza prove come lui stesso ammette, di essersi inventato una cospirazione ai suoi danni per ricavarne un reddito politico e ne rinvia la causa al Tribunal Supremo. Ora tocca al Supremo decidere se imputare il vicepresidente o archiviare la causa. Sánchez e il Psoe sostengono Iglesias, la destra ne chiede le dimissioni e punta a far saltare il governo.

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci