Covid, due anni fa il primo caso a Wuhan (ma oggi l'origine ancora non è chiara)

Le due tesi contrapposte sono ancora in piedi: origine naturale, salto dagli animali agli umani e poi quella del virus fuoriuscito dal laboratorio cinese

Sabato 11 Dicembre 2021 di Redazione web
Covid, dopo due anni si continua a indagare sull'origine: il nuovo paziente zero tracciato a Wuhan l'11 dicembre 2019

Com'è nato il Covid? Se lo è chiesto la rivista Science che ha cercato di mettere in fila fatti e scoperte che ci hanno condotto fin qua. Ed è partita da quell'11 dicembre 2019, data in cui si sarebbe contagiata una venditrice del mercato di animali vivi Wuhan (e non l'8 dicembre, giorno in cui si tende a far risalire il contagio di un uomo, il signor Chen, di 41 anni, lontano dal mercato di Wuhan). Il punto chiave è, secondo il virologo Michael Worobey, il contatto tra animale e uomo. È lì che si sarebbe prodotto il temibile "spillover".

Perché è importante stabilire l'origine del virus? È fondamentale trovare la data del primo contagio e il paziente zero per capire cosa deve essere fatto per prevenire la prossima pandemia.

Non è un problema di poco conto se l'OMS sta rilanciando la sua indagine, che è in fase di stallo, e se una task force accademica separata che esamina la stessa questione è stata sciolta per timori di parzialità.

Dopo due anni non abbiamo prove certe che la SARS-CoV-2 sia emersa negli animali prima di diffondersi nelle persone o che sia un progetto costruito a tavolino dal laboratorio dell'Istituto di virologia di Wuhan. Entrambe le ipotesi hanno indizi circostanziati. 

Le due tesi - Uno dei problemi principali è che «non possiamo davvero dire come il virus sia arrivato a Wuhan», ha detto Jesse Bloom aggiungendo che non c'è «un'alta, o una qualsiasi prevalenza naturale di virus strettamente legati alla SARS-CoV-2 a Wuhan». Il fatto che l'Istituto di virologia di Wuhan stava lavorando con campioni presi da pipistrelli che hanno un alto rischio di ospitare coronavirus simili al Covid «è il motivo per cui continuo a pensare che una fuga dal laboratorio sia altamente probabile», ha detto Bloom.
Michael Worobey,  biologo evoluzionista dell'Università dell'Arizona, invece sostiene che c'erano «molte più opportunità fiorite da attività non legate alla ricerca per portare questi virus» a Wuhan, come ad esempio attraverso il robusto commercio di fauna selvatica della Cina.

Questo ultimo studio - La novità di questo ultimo studio di Science consiste nell'aver individuato un nuovo paziente zero: appunto una venditrice del mercato di animali Wuhan e non un contabile che viveva a molte miglia da esso, come si pensava inizialmente. 

C'è anche da dire (e Worobey su Science lo dice) che nessun mammifero vivo raccolto dal mercato di animali vivi di Wuhan è stato sottoposto a screening per virus correlati a SARS-CoV-2 e che il mercato era stato chiuso e disinfettato subito dopo che i casi sintomatici di quella strana polmonite avevano cominciato ad aumentare. Nonostante questo, Worobey ha sottolineato che i primi casi sintomatici erano collegati al mercato di Wuhan e in particolare nella zona in cui venivano ingabbiate specie sensibili ai coronavirus.

La ricerca delle origini della più grande catastrofe sanitaria parte da Wuhan, sostiene Worobey che al New York Times ha affidato questi ragionamenti: «In questa città di 11 milioni di persone, la metà dei primi casi sono legati a un luogo che ha le dimensioni di un campo da calcio». Conclusione: «Diventa molto difficile spiegare questo schema se l'epidemia non è iniziata al mercato».

Diversi esperti, tra cui uno degli investigatori della pandemia scelti dalla W.H.O., hanno detto che il lavoro investigativo del Dr. Worobey era solido e che il primo caso conosciuto di Covid era molto probabilmente un venditore di frutti di mare.

Gli studi dei cambiamenti nel genoma del virus tra cui uno fatto dal dottor Worobey stesso hanno suggerito che la prima infezione è avvenuta all'incirca a metà novembre 2019, settimane prima che la venditrice si ammalasse.

«Il mercato dei frutti di mare di Huanan è stato chiaramente un evento super diffusore»,  ha detto Jesse Bloom, un virologo del Fred Hutchinson Cancer Research Center. 

Verso la fine di dicembre 2019, i medici di diversi ospedali di Wuhan hanno notato strani casi di polmonite insorti in persone che lavoravano al mercato all'ingrosso dei frutti di mare di Wuhan, uno spazio umido e scarsamente ventilato dove venivano venduti frutti di mare, pollame, carne e animali selvatici. Il 30 dicembre, i funzionari della sanità pubblica hanno chiesto agli ospedali di segnalare qualsiasi nuovo caso legato al mercato: si temava una nuova ondata di Sars, che era nata nei mercati cinesi di animali nel 2002. Il 1° gennaio 2020 il mercato è stato chiuso ma i casi di polmonite hanno continuato a espandersi a ritmi esponenziali. 

Il dottor Worobey cita anche le dichiarazioni del signor Chen, il contabile che si ritiene sia il paziente zero, che si è contagiato cioè prima della venditrice del mercato. 

C'è un'intervista video del marzo 2020 con The Paper, una pubblicazione con sede a Shanghai. Il signor Chen, 41 anni, impiegato in un ufficio finanziario ritiene di non essere  mai andato al mercato di Wuhan. Il New York Times però non è stato in grado di confermare indipendentemente l'identità dell'uomo nel video.

Il punto è anche che il team dell'OMS ha avuto un accesso limitato ai dati sanitari cinesi.  Nella cronologia studiata da Worobey, il primo caso non è il signor Chen ma una venditrice di frutti di mare, una donna di nome Wei Guixian, che ha sviluppato i sintomi intorno all'11 dicembre. (La signora Wei ha detto nello stesso video pubblicato da The Paper che i suoi gravi sintomi sono iniziati l'11 dicembre, e ha detto al Wall Street Journal che ha iniziato a sentirsi male il 10 dicembre).

Il dottor Worobey ha scoperto che gli ospedali hanno segnalato più di una dozzina di probabili casi prima del 30 dicembre, il giorno in cui le autorità di Wuhan hanno avvertito i medici di stare attenti ai legami con il mercato.

«Eccellente lavoro di ricostruzione con i dati disponibili», ha detto il dottor Ian Lipkin, un virologo della Mailman School of Public Health alla Columbia University parlando del lavoro di Worobey. «Ma non credo che sapremo mai cosa sta succedendo, perché sono passati due anni ed è ancora oscuro».

Indagare su casi precedenti a quelli di Wuhan e risalenti dunque a novembre permette anche di indagare sull'ipotesi della fuga dal laboratorio del virus. Lo sostiene Alina Chan, una borsista post-dottorato presso il Broad Institute di Cambridge. Lei non crede a un'origine naturale del virus.  «Il problema principale che questo evidenzia», ha detto, «è che c'è una mancanza di accesso ai dati, e ci sono errori nel rapporto Oms-Cina».

Ultimo aggiornamento: 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci