Brasile, assalto al parlamento dei sostenitori di Bolsonaro: cosa sta succedendo

L'ex presidente si trova in Florida, negli ultimi giorni della sua presidenza aveva invitato i suoi sostenitori a evitare la violenza e ha suggerito loro di andare avanti

Lunedì 9 Gennaio 2023
Brasile, l'assalto alle istituzioni degli elettori di Bolsonaro: cosa sta succedendo e perché è simile al raid a Capitol hill

L'assalto al Parlamento organizzato dai sostenitori di Bolsonaro è una vicenda che ha molti aspetti in comune con il raid dei sostenitori di Trump andato in scena due anni e due giorni fa a Washington. Le analogie sono anche nei profili dei due presidenti sovranisti. Uno dei soprannomi di Jair Bolsonaro è Tropical Trump e le proteste scoppiate nella capitale brasiliana sono pro Bolsonaro ma anche e soprattutto contro il presidente in carica Lula: i manifestanti gridano al pericolo comunista che secondo loro è rappresentato da Lula e chiedono all'esercito di rifare le elezioni. Ma cosa è successo in Brasile 24 ore fa? In un raggio di 8 chilometri migliaia di persone hanno potuto marciare ed entrare in tre edifici che ospitano tre istituzioni brasiliane: il Congresso (Planalto), il palazzo presidenziale e la Corte suprema.

Una volta dentro hanno dato sfogo a danneggiamenti. Come è potuto accadere? E come è la situazione adesso?

Migliaia di sostenitori dell'ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro hanno preso d'assalto domenica il Congresso e altri edifici governativi nella capitale brasiliana Brasilia. La folla vestita con i colori nazionali (giallo e verde) e avvolta nella bandiera brasiliana ha travolto la polizia, in scene che ricordano l'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti di due anni fa. Alcuni hanno raggiunto la sala deserta del Senato, altri sono entrati nel palazzo presidenziale e nella Corte Suprema.

 

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Le istituzioni prese di mira

Al momento le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo del Congresso a Brasilia dopo che questo era stato preso d'assalto dai sostenitori dell'ex leader dell'estrema destra Jair Bolsonaro. Migliaia di manifestanti sono entrati nell'edificio del Congresso - alcuni hanno fatto irruzione nell'aula del Senato - così come nel palazzo presidenziale e nella Corte Suprema di Brasilia. La polizia ha sparato gas lacrimogeni per respingere la folla e ha arrestato centinaia di persone.

Cosa vogliono gli aggressori


Bolsonaro, che ha perso le elezioni presidenziali contro l'esponente della sinistra Luiz Inácio Lula da Silva in ottobre, ha twittato per condannare le "invasioni di edifici pubblici". L'ex presidente non è in Brasile: si trova in Florida.  I suoi sostenitori si rifiutano di accettare di aver perso le elezioni e chiedono l'intervento dei militari e le dimissioni di Lula. Lula, in viaggio ufficiale nello Stato di San Paolo, ha definito i rivoltosi di domenica "fanatici fascisti" e ha promesso di punirli. In buona parte dei manifestanti, scrive la corrispondente di BBC, è radicata l'idea che solo l'esercito possa salvare il Brasile e non sono ostili all'idea di un governo militare. 

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Bolsonaro, la sconfitta e i collegamenti con i raid

Bolsonaro ha a lungo messo in dubbio l'affidabilità dei sistemi elettorali brasiliani, senza portare prove a sostegno della sua tesi e si è rifiutato di ammettere in modo inequivocabile la sua sconfitta a ottobre contro il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, insediatosi il 1° gennaio. Prima di partire per la Florida negli ultimi giorni della sua presidenza, Bolsonaro ha invitato i suoi sostenitori a evitare la violenza e ha suggerito loro di andare avanti. 

Prima dell'assalto 


Dopo la vittoria di Lula, i sostenitori di Bolsonaro hanno cominciato a protestare, hanno creato accampamenti in molte città del Brasile, molti dei quali fuori dalle caserme militari, e questo perché i suoi più ardenti sostenitori vogliono che i militari intervengano per organizzare nuove elezioni. Con il passare dei giorni sembrava che i campi di Brasilia fossero stati smantellati e sembravano improbabili tensioni il giorno del giuramento di Lula. Non è così. Il Brasile è un paese profondamente diviso e polarizzato.  

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La festa di Selma, la parola in codice 

«La festa di Selma». Questa la parola d'ordine che si è fatta strada sui social media e che è stata usata dai sostenitori dell'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro per aumentare l'adesione all'azione che ha poi portato all'assalto ai palazzi del governo di Brasilia. Si tratta di un gioco di parole tra «Selma» e «selva», che in portoghese significa «giungla». E che viene usata dai militari brasiliani sia come saluto, sia come avvertimento. Solo quattro giorni prima dell'attacco vero e proprio di ieri, quindi, su Telegram è diventato virale un video sul «Selma's Party». Nel filmato un uomo descriveva gli «ingredienti» necessari al «party»: unione e organizzazione.

Cosa ha detto Lula

Il presidente Lula ha definito  detto che c'è stata «incompetenza, malafede o cattiveria» da parte delle forze di sicurezza del Distretto Federale (DF) di Brasilia. «C'è stata, direi, incompetenza, cattiva volontà o malafede da parte delle persone che si occupano della sicurezza pubblica nel DF. Non è la prima volta. Nelle immagini si può vedere che i poliziotti guidano le persone durante la camminata verso Praça dos Três Powers», ha detto il presidente. «Scopriremo chi sono i finanziatori di questi vandali che sono andati a Brasilia e pagheranno tutti con la forza della legge», ha aggiunto.

Vertici silurati, rimosso il governatore del distretto di Brasilia

Il giudice della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes ha ordinato la rimozione del governatore del Distretto federale di Brasilia Ibaneis Rocha per un periodo di 90 giorni. La decisione è stata presa poche ore dopo l'invasione. «La violenta escalation di atti criminali è circostanza che può verificarsi solo con il consenso, e anche l'effettiva partecipazione, dalle autorità competenti per la sicurezza pubblica e l'intelligence», ha affermato Moraes. Alexandre de Moraes ha affermato che il governatore del Distretto Federale ha ignorato tutte le richieste di rafforzamento della sicurezza avanzate da varie autorità. «Condotta ingannevolmente omissiva del governatore Ibaneis Rocha che non solo ha rilasciato dichiarazioni pubbliche difendendo una falsa "manifestazione politica libera a Brasilia" - anche se tutte le reti sapevano che sarebbero stati compiuti attacchi alle istituzioni e ai loro membri - ma ha anche ignorato tutti gli appelli delle autorità a realizzare un piano di sicurezza analogo a quelli attuati negli ultimi due anni il 7 settembre, in particolare, con il divieto ai criminali terroristi di entrare nella spianata dei Ministeri, avendo rilasciato un ampio accesso», ha detto.

La sinistra organizza manifestazione a San Paolo

I partiti di sinistra programmano una manifestazione a favore della democrazia in risposta all'attacco al Congresso. Il corteo si svolgerà a San Paolo, la città più popolosa del Paese, alle 18:00 ora locale lungo l'Avenue Paulista, un viale lungo 2,8 km (1,7 miglia) che attraversa il cuore della città. In un post sulla sua pagina Twitter, il Partito dei Lavoratori del Presidente Lula ha invitato i brasiliani a scendere in strada per opporsi a quella che ha definito "l'azione terroristica" di domenica a Brasilia. 

Le connessioni profonde tra Planalto e Capitol hill

Anche l'ex presidente Donald Trump parlò di frode elettorale e disinformazione sulle elezioni statunitensi del 2020. Trump ha legami con Bolsonaro. Il figlio di Bolsonaro, Eduardo, ha incontrato Trump a novembre e ha anche parlato con i consiglieri di Trump Jason Miller e Stephen Bannon. Bannon, punto di riferimento internazionale per i sovranisti, ha dedicato diversi episodi del suo podcast alle denunce di brogli elettorali e ha promosso l'hashtag #BrazilianSpring, un apparente tentativo di incoraggiare una mobilitazione di massa contro il presidente Lula. I sostenitori di Bolsonaro hanno lanciato l'allarme sulla "presa di potere comunista", stessa retorica utilizzata dai manifestanti a Washington due anni fa.

Ultimo aggiornamento: 14:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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