Spagna, a Madrid un abitante su 10 ha avuto il virus (e l'immunità di gregge è lontana)

Venerdì 15 Maggio 2020 di Elena Marisol Brandolini
Madrid, l''inaugurazione del monumento alle vittime del Covid-19
Barcellona. L’epidemia da Covid 19 avrebbe contagiato, in Spagna, il 5% della popolazione, 2.300.000 persone circa, registrando una letalità superiore all’1%. Questo è quanto si apprende dai risultati della prima parte di uno studio nazionale di epidemiologia ENECovid19, voluto dal ministero della Sanità spagnolo e dall’ISCIII, Instituto de Salud Carlos III, con la collaborazione dell’INE, Instituto Nacional de Estadística e delle Comunità Autonome. Uno studio che si è avviato contemporaneamente al disegno della desescalada dal confinamento e che perciò aiuta a valutarne la correttezza di approccio. Il campione utilizzato è composto da 60.983 persone che sono state sottoposte al test seriologico, o test rapido, per individuare l’esistenza di anticorpi determinati dall’infezione da Coronavirus. L’87% del campione che era risultato positivo a un test PCR, ha sviluppato gli anticorpi. Gli altri sono casi lievi che non erano stati registrati negli ospedali, non passati per la diagnosi di un PCR, sospetti, o asintomatici. Questi ultimi sarebbero il 25% circa del campione; mentre tra quelli che dichiarano di avere avuto come unico sintoma la perdita di olfatto, la presenza di anticorpi sarebbe particolarmente elevata e pari al 43%.
La percentuale media del 5% sul territorio spagnolo - analoga per uomini e donne, inferiore nel caso di neonati, bambini e giovani - non ha stupito i ricercatori, convinti che il pur alto numero di casi individuati con i test PCR, ad oggi 230.000 circa, non lasciava prevedere percentuali maggiori. E anzi conferma che le misure prese con il confinamento prima e poi nel processo di desescalada, sono le uniche corrette per tenere sotto controllo l’epidemia. Perché indica che non c’è alcuna immunità di gregge; il cui prodursi, secondo il direttore del dipartimento di Emergenze del ministero della Sanità, Fernando Simón, avrebbe implicato l’evidenza di moltissimi più casi e perciò di un numero molto superiore di ricoveri in terapia intensiva e di decessi. L’unica strategia di controllo per ora e per il futuro, fino a quando non si troverà un vaccino o un antivirale appropriato, è dunque quella della vigilanza estrema sugli eventuali nuovi casi di contagio. E questo vale su tutto il territorio spagnolo, anche se la sieroprevalenza presenta una notevole variabilità geografica a dimostrazione della diversa incidenza della malattia, con percentuali che vanno dal 2% in Murcia, Asturie e Canarie, al 7% a Barcellona e a oltre il 10% nelle Comunità di Castilla-La Mancha e di Madrid.
In Spagna, dallo scorso 4 maggio, è cominciata la desescalada dal confinamento, ma il 49% della popolazione è ancora fermo alla fase 0, quella di preparazione al processo. Il ministero della Sanità, sulla base delle proposte delle Comunità Autonome passate al vaglio di una serie di criteri scientifici, ha infatti accordato il passaggio alla fase 1 a 11 Comunità su 17, più Ceuta e Melilla, escludendone però la Comunità di Madrid e la gran parte della Catalogna, compresa l’area metropolitana di Barcellona. Il passaggio da una fase all’altra viene discusso settimanalmente e sarà perciò rivisto prima di lunedì 18 maggio. Tutto il processo avrà termine, presumibilmente, entro la fine del mese di giugno.

(Nella foto, il sindaco e la vice-sindaca di Madrid inaugurano il monumento alle vittime del Covid-19)
 
Ultimo aggiornamento: 13:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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