Clinton-Trump, scontro totale in tv. Lui: potrei rifiutare esito del voto

Giovedì 20 Ottobre 2016 di Anna Guaita
Clinton-Trump, scontro totale in tv. Lui: potrei rifiutare esito del voto
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NEW YORK – Non si sono stretti la mano. E’ cominciato così, all’insegna del gelo reciproco l’ultimo dibattito fra Hillary Clinton e Donald Trump. Un dibattito che ha toccato i diritti civili, l’immigrazione, lo spionaggio russo, le armi nucleari, l’economia, il terrorismo e ha assunto toni davvero roventi e ai confini dell’offesa. Ma alla fine di un’ora e mezzo di scontro, un tema è scaturito come fondamentale: Donald Trump si è rifiutato di impegnarsi a riconoscere come legittimo il risultato delle elezioni dell’8 novembre.

 

Non c’è mai stata nella storia degli Usa una reazione di un candidato presidenziale come quella del tycoon newyorchese dal palco della University of Nevada a Las Vegas. Immediata è stata la reazione dei commentatori dopo il dibattito, che era anche l’ultimo faccia a faccia fra i due contendenti. E praticamente tutti hanno notato il carattere destabilizzante della posizione di Trump, che davanti a una precisa domanda del moderatore Chris Wallace ha detto che «studierà i risultati» elettorali al momento, e che intende tenere tutti «sulle spine».

Steve Schmidt, già direttore della campagna di John McCain nel 2008 è stato uno dei critici più severi di questa posizione, definendola «un pericolo chiaro e presente per la repubblica»  e per la tradizione oramai ultra-bicentenaria che vuole che «il candidato sconfitto accetti la vittoria del rivale e si faccia da parte per il bene del Paese».

Il dibattito è cominciato in modo caldo fin dall’inizio, ma per i primi venti minuti si è svolto civilmente. Hillary è arrivata in un tailleur pantalone color crema, lui con la solita cravatta rossa, lei sorridente, lui con un volto corrucciato. E subito nei primi minuti una sorpresa: il moderatore Chris Wallace ha aperto con una domanda sulla Corte Suprema. Al momento infatti la Corte ha un posto vacante, ci sono solo otto invece che nove giudici, e il prossimo presidente molto probabilmente non solo dovrà scegliere il nono, ma – data l’avanzata età di altri due – potrebbe doverne scegliere anche tre. La risposta di Hillary deve aver reso felici i liberal: la ex segretario di Stato ha detto che vuole assicurarsi che la composizione della Corte sia tale che vengano protetti i diritti civili delle donne, dei gay, delle minoranze. Dal canto suo Donald Trump ha promesso che invece vuole essere sicuro che la Corte Suprema sia composta di giudici che proteggano il diritto di portare armi.

I due candidati hanno poi discusso del diritto di aborto, con Hillary che si è espressa «fortemente a favore del diritto delle donne di scegliere», mentre Trump ha abbracciato opinioni altrettanto forti contrarie. Lo scontro si è fatto ben più rovente quando è arrivata una domanda sull’immigrazione. Trump è scattato in una disordinata arringa ripetendo le sue accuse contro i clandestini, che ha chiamato in modo sprezzante «hombres». Hillary dal canto suo ha ricordato quanto dilaniante sarebbe per tutti se si procedesse con l’espulsione di tutti i clandestini, come vorrebbe il rivale: «Sarebbe un dramma per il nostro Paese», e ha denunciato come Trump abbia lui stesso usato lavoratori senza permesso di soggiorno per costruire i suoi grattacieli.

Nella prima parte del dibattito, Trump è stato più coerente che nei dibattiti precedenti, e ha tenuto testa bene a Hillary, che era come sempre molto preparata, forse fin troppo. Ma le punzecchiature della rivale lo hanno irritato, e pian piano è diventato più corrosivo. Quando lei lo ha accusato di essere «un burattino di Vladimir Putin», Trump è quasi sbiancato dalla rabbia. E come sempre quando è arrabbiato, ha anche cominciato a tirare su col naso rumorosamente, e a interrompere e a parlare in modo sconclusionato. Ha anche sganciato due o tre dichiarazioni offensive, per esempio invece di parlare della presidenza di Obama ha usato la parola «regime», e ha definito Hillary «una donna odiosa». Lei è rimasta impassibile, anche se alle volte si poteva intravedere un sorrisino, quasi già assaporasse la vittoria. Ed è stato in questa parte che Trump ha pronunciato il clamoroso rifiuto di impegnarsi a riconoscere il risultato delle elezioni.

Il Paese ha seguito con il fiato sospeso. E’ probabile che questo terzo dibattito abbia superato ogni record di ascolto. Tanto era alta l’attesa, che centinaia di sale cinematografiche hanno cancellato i programmi per trasmetterlo in diretta, gratuitamente sugli schermi.

Hillary è arrivata al dibattito con un vantaggio di almeno cinque punti nei sondaggi. E tutti scommettevano che i trucchetti che Trump aveva pensato per metterla in imbarazzo non sarebbero riusciti. Dopotutto Hillary non aveva fatto una piega al secondo dibattito, quando Trump aveva portato quattro donne che negli anni Novanta avevano accusato Bill Clinton di molestie sessuali. Per questo terzo appuntamento il magnate ha invece invitato la madre di una delle vittime degli attacchi terroristici di Bengasi dell’11 settembre 2012, oltre alla ex candidata alla vicepresidenza Sarah Palin e al fratellastro di Barack Obama, Malik Obama. Bengasi rimane una freccia nell’arco dei repubblicani contro Hillary, accusata di non aver mandato soccorsi agli americani assediati dai terroristi. Per quanto 9 inchieste del Congresso abbiano confermato che non c’era nulla da fare, i conservatori continuano a considerare Hillary colpevole.

Sarah Palin è stata una dei primi sostenitori di Trump, ed è molto cara all’ala conservatrice del partito. Non era chiaro però come Malik Obama, un personaggio dubbio che Israele considera un nemico pericoloso per le sue simpatie per Hamas, potesse mettere in imbarazzo Hillary: più probabile che Trump lo abbia invitato solo per fare uno sgarbo a Obama, con il quale oramai è ai ferri corti.

L’appuntamento di Las Vegas si è tenuto sotto la cappa degli scandali sessuali che hanno colpito Trump e della pubblicazione delle e-mail private della campagna di Hillary grazie all’opera di Wikileaks e degli hacker russi. Gli scandali di Trump hanno evidentemente avuto più peso sul pubblico, tant’è che il magnate è arrivato al dibattito avendo perso vari punti nei sondaggi rispetto a poche settimane fa, quando invece era testa a testa con la ex segretario di Stato. E c’è chi scommette che i suoi problemi non siano finiti, tant’è che l’editore a luci rosse Larry Flynt ha offerto un milione di dollari a chi gli porterà «nastri scandalosi» che inchiodino vieppiù il magnate.

Per il sollievo di Trump, dal passato, è ricomparso però uno scandalo sessuale che invece colpisce Bill Clinton, ripreso dal sito ultraconservatore Breitbart, vicino a Trump: una ex giornalista, Leslie Millwee, ha denunciato che negli anni Ottanta, quando era governatore dell’Arkansas, Bill la molestò in tre diverse occasioni, al punto che lei, spaventata, fece venire a vivere con sè la propria nonna.

I problemi di Hillary dal canto loro promettono di continuare come una tortura della “goccia cinese”, e potrebbero incidere sull’affluenza alle urne e sulle possibilità di successo della ex segretario di Stato.
I curatori di Wikileaks promettono infatti di continuare a mettere in rete il materiale hackerato probabilmente da individui al soldo di Vladimir Putin. Finora Hillary si è trovata davanti a vari elementi imbarazzanti, che confermano da parte sua opportunismo e alle volte pura e semplice doppiezza, ad esempio nei confronti dei poteri forti di Wall Street. Non c’è dubbio però che le rivelazioni sul suo carattere avrebbero più peso sull’opinione pubblica se non ci fossero le clamorose testimonianze di dodici donne contro Trump.

Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 18:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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