Clima, la svolta europea: taglio del 55% alle emissioni entro il 2030

Sabato 12 Dicembre 2020 di Antonio Pollio Salimbeni
Clima, la svolta europea: taglio del 55% alle emissioni entro il 2030

BRUXELLES È costato molto ore di discussione, una defatigante nottata di riunioni tra i Ventisette, poi il risultato alla fine è arrivato: l'Unione Europea corregge al rialzo l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, dal 40% al 55% entro il 2030.

Passaggio necessario per fare del continente almeno dell'Unione Europea un'area a emissioni zero entro il 2050. Non era scontato, vista l'opposizione di un certo numero di Paesi fortemente dipendenti dalle energie fossili. È stata la Polonia a mettersi di traverso per un certo numero di ore, ma nella stessa situazione si trovano Ungheria, Romania, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia. Levigato il testo finale, accolto il principio pieno della solidarietà con i Paesi che sono indietro nella transizione energetica per accorciare i tempi del passaggio alle energie pulite e rinnovabili, la svolta è diventata realtà.


IL PERCORSO
«Per conseguire l'obiettivo della neutralità climatica della UE per il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi, l'Unione deve aumentare le proprie ambizioni per il prossimo decennio e aggiornare il quadro per le politiche dell'energia e del clima», è scritto nelle conclusioni del Consiglio europeo. L'obiettivo di riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 è vincolante e «sarà raggiunto collettivamente dalla UE nel modo più efficiente possibile in termini di costi». Non ci saranno autoesclusioni, «tutti gli Stati membri parteciperanno a tale sforzo, alla luce di considerazioni di equità e solidarietà, senza lasciare indietro nessuno». La partita per determinare il contributo di ciascun Paese europeo comincerà molto presto.


Il nuovo obiettivo 2030 deve essere conseguito in maniera tale da preservare la competitività dell'Unione e «tenere conto dei diversi punti di partenza, delle specifiche situazioni nazionali e del potenziale di riduzione delle emissioni degli Stati membri come pure degli sforzi compiuti». Non cambierà l'impostazione della politica energetica comunitaria che «rispetta il diritto degli Stati di decidere in merito ai rispettivi mix energetici e di scegliere le tecnologie più appropriate per conseguire collettivamente l'obiettivo climatico 2030, comprese le tecnologie di transizione come il gas».

Cosa che ha spinto diverse organizzazioni ambientaliste a parlare di un passo avanti ancora troppo debole. Il gas inquina però meno di altri combustibili fossili come petrolio e carbone. Il Climate Action Network e il WWF parlano di accordo deludente visto che per la comunità scientifica occorrerebbe un taglio effettivo del 65% per evitare i maggiori rischi del riscaldamento globale. Invece «la riduzione del 55% è netta, per cui include serbatoi di carbonio naturali, come foreste e suoli, nel calcolo delle emissioni assorbite, il che significherebbe una riduzione solo dal 50 al 52% delle emissioni reali dei settori inquinanti (energia, trasporti, agricoltura) puntando sulle foreste per garantire il resto della riduzione».

Comunque sia, la svolta c'è. Le resistenze dell'Est Europa sono state superate. La Polonia ha insistito oltre misura per avere garanzie precise sui futuri sostegni finanziari europei. Impossibile adesso andare oltre il principio della solidarietà visto che gli introiti europei verdi (dal potenziamento del sistema degli scambi delle emissioni inquinanti alla tassa carbonio alle frontiere) non sono quantificabili. Introiti peraltro già impegnati ancor prima di essere realizzati, per esempio per finanziare il rimborso dei 750 miliardi di obbligazioni lanciate sul mercato per la grande operazione anticrisi.


LA CURVATURA
Con questa decisione la UE rende ancora più effettiva la curvatura ecologica delle politiche finanziarie e di crescita sia per quanto riguarda la mobilitazione delle risorse europee del bilancio sia Next Generation EU. La risposta economica alla crisi dovuta alla pandemia «offre l'opportunità di accelerare la trasformazione e la modernizzazione sostenibili delle nostre economie nonché di ottenere un vantaggio competitivo». Il Consiglio Europeo indica che va fatto ogni sforzo per «mobilitare finanziamenti pubblici e capitali privati per far fronte alle significative esigenze di investimento» derivanti dalla maggiore ambizione pro clima. Ambizione riflessa nell'obiettivo climatico generale «di almeno il 30% che si applicherà all'importo totale della spesa a titolo del bilancio UE e di Next Generation EU». Ne saranno direttamente influenzate politica comerciale e regolamentazione finanziaria.

Ultimo aggiornamento: 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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