Ancora una volta la Cina ha messo di nuovo milioni di persone in lockdown per contenere gli ultimi focolai di Covid-19, colpendo città industriali come Shenzhen, Guangzhou, Dalian, Chengdu e Shijiazhuang.
Wuhan torna di nuovo in lockdown: un milione di persone bloccate per quattro casi asintomatici
Sempre a Guangzhou, la riprese delle lezioni negli asili nido, scuole primarie, medie e superiori è stata posticipata, mentre quelle già iniziate sono state sospese, secondo quanto riportato dai media statali. Anche i servizi di autobus e metropolitana sono stati drasticamente ridotti. La politica della «tolleranza zero» al Covid, sostenuta ad oltranza da presidente Xi Jinping, ha contribuito a frenare l'economia. Secondo Capital Economics, 41 città, responsabili del 32% del Pil cinese, sono attualmente coinvolte nella stretta anti-pandemica, il numero più alto da aprile. Pechino è rimasta relativamente calma, anche se i viaggi in entrata e in uscita dalla capitale sono stati scoraggiati e i residenti sono sottoposti a test quasi quotidianamente in vista anche del XX Congresso del partito comunista che aprirà i battenti il prossimo 16 ottobre. Lunedì, l'Anbound Research Center, un think tank cinese, ha sostenuto che la chiusura draconiana anti-Covid ha prodotto blocchi al commercio, ai viaggi e all'industria, sollecitando un cambio di rotta per evitare uno «stallo economico», invitando la leadership a concentrarsi sulla crescita come fatto da Usa, Europa e Giappone. «Prevenire il rischio di stallo economico dovrebbe essere il compito prioritario», ha rimarcato il thinktank in un rapporto all'eloquente titolo "Ora è tempo che la Cina adegui le sue politiche di controllo e prevenzione dei virus".