Charlie, visita di uno specialista Usa. Poi il caso di nuovo all'Alta corte

Lunedì 17 Luglio 2017
Charlie, visita di uno specialista Usa. Poi il caso di nuovo all'Alta corte

Ha il volto dai tratti asiatici di Michio Hirano l'ultima speranza per Charlie Gard. Neurologo e luminare alla prestigiosa Columbia University di New York, Hirano, che lavora a una terapia sperimentale in grado forse di meritare un tentativo, é arrivato oggi dagli Usa al capezzale del bambino inglese di nemmeno un anno affetto da una rara sindrome mitocondriale di fronte alla quale i medici del Great Ormond Hospital di Londra non vedono da mesi altra strada se non 'staccare la spinà. Anche contro il volere dei genitori.

L'esito della vicenda - contrapposta nelle medesime ore a quella parallela e agli antipodi d'un uomo, Noel Conway, 67 anni, che invoca al contrario dalla giustizia britannica il 'dirittò di ricorrere a un'eutanasia attiva, vietata sull'isola, per non essere ridotto alle condizioni di «uno zombie» da un morbo neurologico giudicato terminale - é tutt'altro che certo. Ma la giornata é comunque cruciale poiché dischiude l'avvio di un riesame del caso dinanzi all'Alta Corte del Regno Unito, dopo il verdetto - avallato dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo - con cui nelle settimane passate s'era stabilito che il destino del piccolo fosse segnato. E che, «per il suo bene», andassero autorizzati i titoli di coda. Ora invece si torna a parlare di un possibile trasferimento di Charlie in America, per provare (se non altro come ultima spiaggia) quella cura alternativa che Hirano non ha ancora messo a punto a pieno su esseri viventi, ma che stima possa dare una chance almeno teorica di miglioramento, compresa fra il 10 e il 50%, laddove riuscisse in qualche modo ad 'attecchirè sul corpicino emaciato del piccolo paziente di Londra. I medici inglesi non nascondono in effetti il loro scetticismo e continuano a rivendicare di aver sempre voluto solo far morire Charlie «con dignità», risparmiandogli altre sofferenze. Ma nessuno sa davvero se e quanto soffra, mentre il papà e la mamma, Chris Gard e Connie Yates, insistono a implorare che nessuna speranza, per quanto remota, sia lasciata cadere. E che l'ultima parola venga lasciata a loro. Michio Hirano, in ogni modo, una breccia é riuscito ad aprirla.

Oggi é stato ricevuto con ogni riguardo nell'ospedale pediatrico londinese dai colleghi, che si sono impegnati a permettergli di visitare Charlie, ad assisterlo, a fornirgli tutta la documentazione clinica e persino a offrirgli un contratto temporaneo di consulente onorario per condurre i suoi accertamenti.

Poi lo specialista americano - affiancato da altri studiosi stranieri, tra cui uno del Bambino Gesù di Roma, pronti a certificarne il protocollo sperimentale - testimonierà faccia a faccia di fronte a Nicholas Francis, il giudice monocratico dell'Alta Corte che nei mesi scorsi ha sancito la decisione di 'staccare la spinà sulla base della diagnosi infausta e irrimediabile fatta al Great Ormond. Una sentenza che Francis stesso ha però successivamente sospeso - in attesa di essere convinto da concreti «fatti nuovi», ha avvertito - sullo sfondo della campagna internazionale di solidarietà nei confronti dei Grand: segnata dagli interventi di personalità come il Papa o il presidente Donald Trump, ma soprattutto dagli elementi di dubbio fatti insorgere dal professor Hirano come da altri. L'iter giudiziario dovrebbe riprendere a questo punto in aula entro mercoledì per concludersi al più tardi in una decina di giorni. Dieci giorni di speranza col cuore in gola per Connie e Chris, convinti che il loro piccino sia ormai «un prigioniero» da strappare - nelle parole del portavoce di famiglia - alle mani di uno Stato e d'un servizio sanitario decisi, chissà, ad affermare la propria autorità. O le proprie granitiche certezze.

Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 14:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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