Il prete italiano che sfida i narcos e li converte nel carcere di massima sicurezza a 4600 metri sulle Ande Foto Mappa

Venerdì 26 Aprile 2019 di Franca Giansoldati
Il prete italiano che sfida i narcos e li converte nel carcere di massima sicurezza a 4600 metri sulle Ande
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Città del Vaticano - Stavolta l'incredibile racconto (tutto vero) è ambientato in un carcere di massima sicurezza situato a 4 mila e 600 metri di altitudine, in Perù, un luogo inaccessibile sulla cordigliera, dove vengono concentrati i peggiori criminali del paese. Assassini, narcos, killer seriali. Lassù le condizioni sono semplicemente disumane. Le violenze non si contano. L'acqua potabile è razionata, non c'è riscaldamento e le temperature scendono anche fino a 20 gradi la notte. Un inferno. Amnesty denuncia da decenni la crudeltà sistematica e degradante di questo sistema. Il carcere è talmente isolato da impedire - per forza di cose – qualsiasi contatto con l'esterno. Lassù un giovane prete italiano va periodicamente a trovare i detenuti (tra lo sbigottimento generale delle autorità, perché quasi nessuno osa salire fin lassù, rischiando la vita in mezzo a quell'umanità desolata e senza scrupoli).




Lo stesso vescovo locale – un biblista da poco nominato dal Papa, Ciro Quispe Lopez – quando ha saputo che arrivava da Roma un prete e desiderava tornare a Challapaca per trovare i carcerati non credeva alle sue orecchie: Ma cosa ci fa un curiale da queste parti, a 4,600 metri d'altezza? L'impresa di per sé rischiosa è stata raccontata in prima persona del vescovo Quispe Lopez e dal prete italiano, Gigi Ginami in un libro che prende il nome da uno dei peggiori detenuti incarcerati – Angel – protagonista di una sconvolgente conversione.

«La tensione a Challapalca è ad alto rischio. Ogni giorno c'è un allerta costante. Molti dei detenuti sono assassini seriali o capi di potenti cartelli che si muovono in città come Lima, Callao, Chlayo, Truillo, Piura» dice il vescovo peruviano. Il libretto – distribuito con successo grazie alla rete parrocchiale italiana - serve a finanziare dei micro progetti umanitari nei posti più tremendi del pianeta dove don Gigi Ginami va per portare un filo di speranza e fare una sintesi editoriale in seguito. E' successo, per esempio, per alcune regioni messicane poverissime, o in Africa dove l'Isis avanza, in Iraq a costruire pozzi di acqua per piccole comunità. Le vendite dei libretti permettono di raccogliere 2-3 mila euro: tolto il costo del biglietto aereo, con lo zaino in spalla, don Gigi parte a rendere concreta la missione. Collezionando negli anni tante piccole storie di resurrezione silenziosa, forse gocce nel mare, ma pure sempre qualcosa di prezioso per chi ha smesso di sperare da tempo.



In Vaticano - dove don Gigi lavora - viene visto un po' come uno un po' svitato ma visto che è operativo e concreto lo lasciano fare. In compenso la lista di rinascite che in questo decennio ha collezionato nei posti più impensabili sono tutte documentate. L'ultima è stata a Challapaca, dove nel carcere è stata celebrata una messa nel cortile del penitenziario, dove racconta il vescovo Ciro Lopez, militari e prigionieri, sono rimasti in pace per sessanta minuti. Un record. «Lo stesso è successo durante l 'abbraccio della pace. Era come stare in parrocchia. Mi sono fatto coraggio e anche io sono andato ad abbracciare ciascuno dei detenuti dando la pace. Don Gigi è andato a sedersi tra i detenuti senza paura né timore. Tra me e me, mi chiedevo: Che ci fa un prete venuto dal Vaticano insieme con i detenuti di alta pericolosità in questo luogo abbandonato dall'uomo? Non posso credere ai miei occhi». Il prete italiano che in spagnolo diceva loro: «Non guardate indietro guardate avanti». Tra loro c'era anche Angel Leon Arevalo, uno dei criminali più terribili del carcere. Decine e decine di omicidi alle spalle e una rete di corruzione che arriva in Bolivia. Si trova recluso a Challapalca dal 2012. Chiede a don Gigi di essere confessato. La guardia che lo controlla a vista, in assetto anti sommossa, non si sposta mai per paura che possa fare del male al prete.

Vedendo la confessione però anche la guardia si inginocchia in un angolo della cella e si toglie il passamontagna. Don Gigi raccoglie le lacrime del killer. «Angel se veramente vuoi diventare un uomo nuovo e riparare il male che hai commesso, se hai denaro usalo per chi è stato tua vittima, chiedi scusa anche a loro, vivi questi anni qui in prigione offrendo il duro carcere per chi hai ucciso e torturato. Poi ci abbracciamo e recitiamo assieme una ave Maria».




 
Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 12:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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