«Boris Johnson si dimetterà in giornata». Il premier britannico, secondo anticipazioni concordanti dei media britannici, ha ceduto alle pressioni ed è pronto a lasciare. La Bbc precisa che un nuovo primo ministro dovrebbe entrare in carica «in autunno».
L'accordo che Johnson si è alla fine rassegnato ad accettare - sull'onda dei contraccolpi dello scandalo Pincher, l'ultimo che lo ha toccato, e delle dimissioni di massa nella sua compagine - prevede che BoJo si dimetta oggi da leader del Partito Conservatore di maggioranza, riferisce Chris Mason, political editor della Bbc, rimanendo tuttavia primo ministro ancora per un po'.
Cancelliere appena eletto sollecita Johnson a dimettersi
Il neo cancelliere dello Scacchiere britannico, Nadhim Zhawi, nominato da Boris Johnson appena due giorni fa, ha unito oggi la sua voce a quelle di chi chiede al primo ministro Tory di lasciare, sullo sfondo dei contraccolpi dello scandalo Pincher e mentre continuano le dimissioni dal suo governo. Johnson deve «fare la cosa giusta e dimettersi adesso», a questo punto, ha detto Zahawi, commentando il rifiuto opposto ancora ieri sera dal primo ministro a farsi da parte.
Si dimette il ministro per l'Irlanda del Nord
Non si arresta l'emorragia di ministri nel governo britannico di Boris Johnson: questa mattina è stato il turno del responsabile del dicastero per l'Irlanda del Nord, Brandon Lewis, secondo il quale l'esecutivo colpito dallo scandalo è ormai «oltre il punto di non ritorno». «Non posso sacrificare la mia integrità personale per difendere le cose come stanno adesso», ha detto Lewis, aggiungendo che il partito conservatore al potere e il Paese «meritano di meglio».
Lascia anche il ministro per le Pensioni
Lascia il governo anche il ministro delle Pensioni Guy Opperman. Nella lettera che ha inviato al Premier Boris Johnson spiega di essere stato «particolarmente sconvolto dal comportamento di Downing Street durante le restrizioni per il covid». «I recenti eventi hanno dimostrato chiaramente che il governo non può funzionare con lei in carica», ha aggiunto. «Nessuno, per quanto successo abbia avuto in passato, vale più del partito, o del Paese», ha concluso.