Attentato a Dacca, una viterbese tra le vittime. Uccisa con lei anche imprenditrice di Catania

Sabato 2 Luglio 2016 di Federica Lupino
Nadia Benedetti
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Nadia Benedetti, manager viterbese di 52 anni, è tra le vittime italiane dell'attentato di Dacca, Bangladesh. Era tra gli 11 italiani a cena nel locale al momento dell’irruzione dei terroristi
 

Benedetti lavorava come managing director della StudioTex Limited, azienda con sede principale a Londra, nel Regno Unito, e nell'azienda di famiglia, la Bengler B. V. Srl con sede sulla Cassia Nord, a Viterbo. Con lei, al tavolo dell’Holey Artisan Bakery, è stata uccisa anche Adele Puglisi, imprenditrice nel campo dell’abbigliamento, originaria di Catania, che proprio questa mattina avrebbe dovuto fare rientro in Italia. Grande apprensione nel capoluogo della Tuscia per la notizia che si è presto diffusa di una concittadina coinvolta nell’attentato. 

Nadia Benedetti adorava cantare, la musica e le canzoni di Franco Califano. Ogni volta che tornava nella sua Viterbo non mancava mai di passare al karaoke nel ristorante del fratello Paolo. Sorrideva, si divertiva. Chi la conosceva la ricorda come una persona gioiosa, da sempre dedita al lavoro che l'ha portata a girare mezzo mondo, fino ad arrivare in Bangladesh.

Nei prossimi giorni l'amministrazione comunale rispetterà un giorno di lutto per ricordarla. Figlia di imprenditori, proprio da Viterbo ha mosso i primi passi nell'industria tessile. Il capannone dove il papà aveva avviato la sua impresa, alla periferia nord della città dei papi, oggi non esiste più. Quella che un tempo è stata una piccola zona industriale, è diventata il simbolo della crisi, con i cancelli delle imprese chiusi e gli stabilimenti ormai fatiscenti. Poco più in là c'è il ristorante del fratello di Nadia, Paolo. La notte scorsa è partito per il Bangladesh. «Era distrutto», raccontano alla reception. «Noi la sorella l'abbiamo incontrata un paio di volte - ricordano - sempre sorridente e solare».

«Era una grande imprenditrice - ribadisce uno degli amici più stretti di Nadia -.
Dedicarsi al lavoro era la sua fonte di vita, ci dedicava tutto il suo tempo, tutta se stessa. È una tragedia molto grande per noi». «Nadia non era sposata e non aveva figli - dice con un nodo alla gola -. Da più di 20 anni si era trasferita in Bangladesh ma tornava spesso in Italia a trovare i parenti che vivono ancora a Viterbo». «Ogni volta che tornavi eri sempre felice, tornerai anche stavolta ma non sarà come sempre», scrive su Facebook Max, il pianista che accompagnava Nadia nelle sue esibizioni musicali al karaoke. «È stata giustiziata in quanto occidentale, cristiana e quindi infedele», il suo sfogo. «'Non c'è più' ripete mio padre - le parole della nipote Giulia -. Un branco di bestie ce l'ha portata via. Aveva vissuto in Italia, Kenya, Bangladesh e non si era mai fermata. Neanche nei momenti più difficili. Io chiedo a voi amici, parenti, viterbesi, italiani: non dimenticate, non lasciate che si perda il suo ricordo, non dimenticate cosa è successo, non permettete a questi pazzi di commettere altre stragi, non lasciate che vincano loro».
Ultimo aggiornamento: 20:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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