Antartide, ricercatore in fin di vita: scatta la missione di recupero più pericolosa di sempre

Venerdì 17 Giugno 2016
Antartide, ricercatore in fin di vita: scatta la missione di recupero più pericolosa di sempre
Se resta laggiù, nella zona più inospitale della Terra, quel ricercatore non riuscirà a sopravvivere durante l'inverno australe che sta per iniziare al Polo Sud. E così è partita la missione di salvataggio più rischiosa di sempre che comprenderà un atterraggio alla cieca, nel buio più completo, con temperature che possono arrivare a -80° e mettere a rischio la strumentazione di bordo dei due velivoli in missione.

Sono queste le condizioni estreme cui si troveranno a far fronte i piloti impegnati nella missione di salvataggio più pericolosa mai fatta in Antartide, per recuperare uno dei membri del personale della base di ricerca americana Amundsen-Scott South Pole, per un'emergenza medica che richiede il ricovero. Del malato, un impiegato stagionale della Lockheed Martin Antarctic Support Contract (ASC), la National Science Foundation (Nsf), che gestisce la base, ha scelto per il momento di non rivelare né le generalità né informazioni sulle sue condizioni di salute per ragioni di privacy.



Quello che si sa invece è che è una missione ai limiti, da film se non fosse che invece è vera, la più pericolosa fatta nel continente bianco, perchè freddo e buio sono al culmine. Si tratta della terza missione nell'inverno australe, dopo quelle dell'aprile 2001 e del settembre 2003, ma nessuna è mai stata affrontata in questo periodo dell'anno, quando buio e freddo sono all'apice visto l'approssimarsi del Solstizio d'inverno, con temperature fino a meno 80 gradi. I due Twin Otter, decollati da Calgary il 14 giugno, dovrebbero arrivare a destinazione non prima del 19 giugno, se le condizioni meteo lo consentiranno.



Dopo aver sorvolato il Sudamerica, uno dei due si fermerà nella base britannica Rothera come supporto alle operazioni; l'altro proseguirà per altri 2.400 chilometri fino alla base americana. Durante l'estate australe si fanno diverse missioni di evacuazione medica o medevac (così sono chiamate in gergo), poichè si può contare su servizi aerei quasi regolari sia intercontinentali che all'interno del continente antartico. D'inverno invece è diverso, perchè le condizioni sono molto più estreme e difficili. Le condizioni meteo e di luce sono tali infatti che tra febbraio e ottobre non sono programmati voli per o dalle basi attive in inverno. Nelle basi permanenti che rimangono aperte in questa stagione (oltre a quella Usa c'è quella russa e quella italo-francese all'interno del continente bianco), restano al lavoro una dozzina tra ricercatori e personale tecnico e i problemi medici sono gestiti dal medico della base o con la telemedicina.

La decisione di evacuare qualcuno non è mai presa alla leggera perchè una missione di salvataggio è complicata e può mettere a rischio anche la vita del pilota.
Al tempo stesso bisogna considerare i bisogni del pazienti e del resto del personale della base. In questo caso l'aereo che arriverà alla base ha un'autonomia di carburante limitata e viaggia con rifornimenti a bordo. Dovrà far atterrare i suoi sci completamente al buio su una pista di neve compatta. Vista la complessità dell'operazione, saranno coinvolti anche il servizio metereologico del programma Usa antartico della Marina, i sistemi della marina militare del centro Atlantico, l'università del Texas e altre nazioni. Nella base Amundsen-Scott al momento ci sono 48 persone, impegnate in compiti di monitoraggio atmosferico e osservazioni scientifiche.
Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 20:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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