Alessandro Parini morto a Tel Aviv, il giallo della rivendicazione: non ci sarebbero legami tra l'attentatore e la Jihad

Il killer aveva solo un precedente, prima di essere ucciso dalla polizia avrebbe gridato "Allah Akbar"

Domenica 9 Aprile 2023 di Cristiana Mangani
Alessandro Parini morto a Tel Aviv, il giallo della rivendicazione: non ci sarebbero legami tra l'attentatore e la Jihad

Solo un piccolo precedente per rissa nel 2017, quando Yusef Abu Jaber era finito in carcere per aver fatto a pugni a Kafr Qasem. Per il resto nella sua vita di arabo israeliano, niente che lasciasse anche lontanamente presagire l'intenzione di compiere un attentato sul lungomare di Tel Aviv. Così ieri, quando la sua macchina ha travolto i pedoni che passeggiavano per strada e ha ucciso il giovane avvocato italiano, Alessandro Parini, non è stato facile associarlo alla causa nazionale palestinese.
Padre di sei figli e già nonno, malgrado avesse solo 45 anni, era considerato nella località araba di Kfar Kassem (a nord est di Tel Aviv) una persona mite.

In passato aveva gestito un negozio di giocattoli, dove arrivavano clienti ebrei provenienti anche dagli insediamenti ebraici della Cisgiordania. Negli ultimi anni lavorava con la moglie come addetto alle pulizie in un liceo alla periferia della città. Faceva il bidello, gli volevano tutti bene, tanto che sul web ci sono filmati che lo mostrano divertirsi con gli studenti.

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LE IPOTESI
La rivendicazione è arrivata dalla Jihad islamica che, con Hamas, ha acclamato il gesto di Yusef. L'ipotesi in Israele, condivisa anche a Gaza - è che l'uomo possa essere rimasto molto turbato dalle immagini di violenze avvenute nei giorni scorsi alla moschea al-Aqsa di Gerusalemme, e abbia deciso di vendicarsi. Finora lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) e la polizia israeliana - che pure si dicono certi che si tratti di un attentatore - non hanno trovato alcuna traccia di un particolare impegno politico o religioso. In uno dei filmati, pochi istanti prima di essere abbattuto da un ufficiale della polizia, l'uomo pare gridare: "Allah Akbar", Dio è grande. Ma sarebbero comunque ultime parole di fede, e non necessariamente un manifesto politico.
Secondo il fratello maggiore Omar Abu Jaber, che non crede all'attentato, Yusef potrebbe avere avuto un colpo di sonno mentre era al volante. Al sito Ynet ha spiegato che nei quattro giorni precedenti non aveva dormito perché aveva partecipato a riti di lutto per la morte di uno stretto congiunto. Secondo Omar, il video che ha ripreso la corsa della sua automobile, dopo essere piombata ad alta velocità su una pista ciclabile, mostra «tentativi di evitare l'impatto». E, comunque, anche la polizia ha spiegato che l'attentatore non ha sparato alcun colpo di arma da fuoco. E che, anzi, non era armato. All'interno dell'auto - secondo la radio militare - è stata trovata solo un'arma giocattolo, scomposta in alcuni pezzi.

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Sempre secondo le notizie diffuse dalla radio militare, prima di archiviare il caso definitivamente come «attentato terroristico» la polizia vuole esaminare le condizioni dell'automobile e verificare se vi sia stato un guasto tecnico, qualcosa che possa giustificare quanto è accaduto. Poi restituirà il corpo alla famiglia per i funerali.
Insomma, il giallo resta. Anche se gli investigatori non sembrano mostrare dubbi sulla dinamica e sulle ragioni di quanto è accaduto. E in risposta a chi sta avanzando dubbi, hanno dichiarato: «Sia la polizia israeliana sia lo Shin Bet stanno trattando il caso come un attacco terroristico». A sottolinearlo, il portavoce della polizia Dean Elsdunne, che ha specificato di «non poter scendere nei dettagli visto che l'indagine è ancora in corso. Il sindaco di Kfar Kassem e il leader del movimento islamico in Israele, Mansur Abbas, hanno condannato l'attentato e hanno ribadito che «la violenza non è la strada scelta dalla popolazione araba in Israele».
IL TIMORE DI UNA BOMBA
A colpire l'aggressore sono stati un agente di polizia e un ispettore civile. Yusef Abu Jaber era vivo dopo che l'auto si era ribaltata, ma il timore che potesse avere una bomba o che fosse armato, ha provocato la reazione immediata. Un parente dell'uomo ha detto al quotidiano Hareetz che «non possiamo credere che abbia fatto una cosa del genere, è inconcepibile. Era una persona molto tranquilla e rispettosa. Se solo avessimo sospettato qualcosa, glielo avremmo impedito. Non ha mai mostrato segni di radicalità e non ha mai avuto un background ideologico». E la polizia conferma che l'uomo non era affiliato ad alcun gruppo terroristico.
 

 

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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