Albania, proseguono proteste opposizione: a rischio iter per adesione a Ue

Domenica 9 Giugno 2019 di Giampiero Valenza
Edi Rama
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Continuano gli scontri in Albania condotti dai sostenitori dell’opposizione al governo del premier socialista Edi Rama. Davanti al palazzo del Governo ieri i manifestanti vicini all’area di centrodestra di Lulzim Basha hanno iniziato a lanciare petardi e sassi contro la polizia che, per disperdere la folla, ha usato idranti e lacrimogeni.

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La situazione politica si fa ancor più complessa e critica: il capo dello Stato Ilir Meta proprio per il clima particolarmente caldo causato dalle proteste, ha scelto di annullare la data delle elezioni amministrative per il prossimo 30 giugno e questo ha provocato uno scontro proprio contro Rama. Per alcune fonti governative «questa instabilità potrebbe aprire lo scenario di un allungamento dei tempi dell’eventuale percorso di adesione della stessa Albania nell’Unione europea«.

Se il gesto del presidente Meta ha avuto il sostegno proprio dal centrodestra, è stato il premier Rama a dire come questo faccia parte di un piano per «mettere alle strette il governo e seppellire la riforma giudiziaria. Ma né il Governo si farà mettere alle strette né la riforma giudiziaria sarà seppellita». «Le elezioni saranno svolte perché non sono dei partiti e nemmeno del presidente della Repubblica, ma del popolo albanese», ha proseguito Rama durante un suo comizio a Berat, a un centinaio di chilometri a Sudest di Tirana. 

La protesta dell’opposizione
Lo scorso febbraio i rappresentanti parlamentari di centrodestra si sono dimessi in blocco denunciando presunti brogli nelle elezioni del 2017 (e che comunque non hanno avuto rilievi dall’Ocse, e dai partner come Usa e Ue), accusando la maggioranza al governo di corruzione e legami con la criminalità organizzata. Uno dei temi del contendere è il pacchetto di riforme costituzionali che poi andrà a comporre la riforma del sistema giudiziario albanese e che comunque è stato realizzato con la cooperazione dell’Unione europea e degli Stati Uniti d’America. E’ dalla riuscita o meno dell’operazione che passa il futuro della politica estera albanese. 

A rischio il processo di adesione alla Ue
La riforma giudiziaria, che secondo il governo Rama va nella direzione di una più forte lotta alla corruzione del sistema giudiziario, viene vista dagli analisti internazionali come un importante momento di modernizzazione. Nel frattempo proseguono le proteste di piazza, in una campagna elettorale davvero infuocata. E tutto questo mette a rischio quanto accadrà proprio a fine giugno e che pesa come un macigno sul futuro di Tirana. Lo scorso 29 maggio, infatti, l’Albania aveva strappato alla Commissione europea (insieme alla Macedonia del Nord) l’ok all’avvio dei negoziati di adesione dello Stato alla Ue. Il Consiglio europeo del 20-21 giugno si pronuncerà in merito e sarà un importante banco di prova. 

Il Commissario Ue all'Allargamento, Johannes Hahn, in una intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt aveva parlato di “effetto domino negativo” nel caso in cui l’Ue dovesse interrompere il processo di adesione con Albania e Macedonia del Nord. E’ stato lui stesso ad aver riconosciuto gli importanti “progressi” dei due Paesi, tra cui, appunto, proprio la riforma del sistema giudiziario albanese.
Ultimo aggiornamento: 12:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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