Quanto tatticismo, quanto vapore acqueo, quanto indecisionismo reale nascosto e scarso professionismo pratico nel fumo senza arrosto delle parole magniloquenti, delle formule a vanvera, del politichese insopportabile.
ALTO PROFILO
Dev’essere una figura di «alto profilo» il nuovo Capo dello Stato, una personalità di «alto profilo», un uomo di «alto profilo», una donna di «alto profilo». Benissimo. Ma essendocene vari, perché non trovarlo?
BANDIERA
Nessun candidato di bandiera, serve il candidato che include e che allarga. Ecco lo slogan che ripetono tutti. Uno slogan, appunto.
CONDIVISO
Il CC, ovvero il Candidato Condiviso è come l’Araba Fenice. Tutti lo evocano, tutti lo cercano, tutti lo spacciano e chi lo chiama «carta» («Abbiamo una carta coperta», ha detto una decina di volte ogni singolo leader di partito) e chi lo chiama «opzione»: «C’è l’opzione A e l’opzione B». Per ora la seconda: l’opzione B come Boh.
DONNE
Il 66 per cento degli italiani dice che vorrebbe una donna al Colle. E si sprecano petizioni e ipotesi di Quirinale al femminile. Meglio la Moratti o la Belloni? E’ subito sfiorita Rosi Bindi ma la Casellati non molla ed entra ed esce dal gioco? Dire donna va bene, eleggere una donna andrebbe ancora meglio. Basta farla, magari presto e bene, senza farsi belli nel pronunciarla o sbandierarla per coprire il nulla che c’è dietro: «Noi siamo per le donne» (cit. Conte).
EMERGENZA
Parola molto seria. Quella che dovrebbe spingere tutti (l’Emergenza Covid, l’Emergenza Economica, l’Emergenza Sociale) ad affrontare con saggia risolutezza il dossier Quirinale e a dare al Paese la soluzione migliore. Quando invece l’Emergenza diventa un passatempo linguistico, che non spinge alla concretezza e alla moltiplicazione delle forze per non farla aggravare, anche una parola così grave finisce per essere svuotata e suonare mosciamente retorica.
FIORI
Uno soltanto: la rosa. Dire rosa, di nomi, va più che bene e si è sempre ragionato con in mano le rose nelle elezioni quirinalizie da quando esiste la Repubblica. Ammesso, però, che poi da quella rosa o da quelle rose («Noi di rose non ne facciamo», aveva detto Letta, mentre il centrodestra alla sua rosa Moratti-Pera-Nordio ha aggiunto fuori rosa la Casellati e ora chissà perfino Cassese) si prenda un petalo e non si lasci appassire il fiore nel momento stesso in cui viene messo sul banco del mercato politico. La botanica, anche in politica, è una cosa che viene da lontano e ha origini maestose e anche tragiche (la Guerra delle Due Rose, la Rosa Bianca al tempo dei nazisti): e dunque se «una rosa è una rosa è un rosa è una rosa» (come da celebre poesia di Gertrude Stein) che almeno venga usata e non abbandonata sul davanzale del nulla.
GARANZIA
Il presidente dev’essere di «garanzia». Questa sì che è una novità.
GIACCHETTA
D’accordo: nessuno va «tirato per la giacchetta». Né Mattarella né Draghi né altri. «A chi lo fa a me - ha dichiarato Prodi - gli lascio la giacchetta e io me ne vado da un’altra parte». Chi non sa fare politica tira la giacchetta, chi la sa fare non ha bisogno di tirare nessuno né di usare a vanvera questa frase fatta.
KING MAKER
Aspirano tutti ad essere king maker (o il regista). Per ora non lo è nessuno.
ISTITUZIONALE
Una «scelta istituzionale», un «profilo istituzionale», per la Presidenza della Repubblica. E’ quella che vogliono tutti. Ma ognuno la sua. Issando così sul podio dell’insignificanza una formula che dovrebbe significare tanto.
MAGGIORANZA
Quella ampia - «la maggioranza larga» - necessaria nelle prime tre votazioni non s’è vista ma solo sentita pronunciare. La «maggioranza semplice» sta rischiando la stessa sorte della sorella più grande ma va trovata per forza. E «fate presto», come dice il presidente veneto Zaia, che non parla per parlare.
NONNO
Al servizio delle istituzioni. Ovvero Draghi, secondo autodefinizione. Anche un padre o uno zio o un figlio/a o un nipotino delle istituzioni farebbe alla bisogna. L’albero genealogico della Repubblica può essere sfogliato come una margherita (o come una rosa) ma con mani esperte.
ONOREVOLI (LUPARA)
Ovvero i franchi tiratori, come li chiamava Indro Montanelli. Ci sono sempre stati gli onorevoli-lupara ma mai come stavolta fungono come alibi per non fare niente: quel candidato no, perché gli sparano addosso, quell’altro candidato neppure perché parte il fuoco amico.
PIENA SINTONIA
Basta dirlo e ripeterlo un milione di volte ed è come se ci fosse. Ma non c’è.
QUARTO (SCRUTINIO)
Al primo scrutinio hanno detto che al «quarto scrutinio si risolve tutto». Al secondo scrutinio hanno detto che «al quarto scrutinio si risolve tutto». Al terzo scrutinio hanno detto che «la quarto scrutinio si risolve tutto». Al quarto scrutinio hanno rinviato al quinto.
STANDING
Ma quel candidato ce l’ha lo standing? O ce l’ha più quell’altro? Ad averci lo standing sono in tanti. Ma in realtà non è lo standing, ma l’affidabilità per me e contro di te, la dote davvero ricercata.
TERZO (CANDIDATO)
Ovvero il Candidato Terzo, quello che non è di nessuno e potrebbe essere di tutti, il Super-Partes, Pluri-Partes, Multi-Partes, Ultra-Partes. Il Fenomeno, insomma.
VETI
Gemelli dei Controveti. Nella storia repubblicana i due parenti sono stati superati sempre e comunque. Sarà così anche questa volta, si spera. Con un’aggravante però, ed è quella che i vecchi democristiani che in questi giorni stanno affollando il Transatlantico - e andrebbero preziosamente ascoltati invece che snobbati come reperti di antiquariato - ricordano sempre agli attuali leader e peones: chi pensa solo ai propri interessi di bottega fa male agli interessi nazionali. Alla lettera P avremmo dovuto inserire insomma la parola Patriottismo, anzi avremmo dovuto rimpolpare la lettera A con l’Anti-patriottismo.
ZERO
Per fortuna non può finire zero a zero. Ma il rischio ci sarebbe.