Quirinale, Conte e Di Maio alla resa dei conti: veleni e ripicche nel M5s

Sabato 29 Gennaio 2022
Quirinale, Conte e Di Maio alla resa dei conti: veleni e ripicche nel M5s

L'esito della trattativa per il Colle mette Giuseppe Conte al centro di un fuoco di fila incrociato dentro il M5s. Luigi Di Maio alza il mirino: «Alcune leadership hanno fallito.

Per fortuna questo stallo l'hanno risolto il Parlamento grazie anche al contributo del presidente del consiglio Mario Draghi». Per questo chiama la resa dei conti. «Credo che nel M5s serva aprire una riflessione politica interna». Una «riflessione» che potrebbe avere esiti imprevedibili, a cominciare dalla «segreteria» di Conte fino a lambire la sua stessa leadership. L'ex premier ne è consapevole e mette le mani avanti per non finire sulla «graticola».

Conte e Di Maio alla resa dei conti: veleni e ripicche nel M5s

«Non ho mai fatto trattative sottobanco» né «il gioco delle tre carte», si difende da chi lo accusa di aver tramato con Salvini alle spalle degli alleati della coalizione «progressista». Conducendo trattative che per giunta non hanno portato ad alcun risultato. È il rimprovero di quanti nel Movimento hanno, giorno dopo giorno, cominciato a fidarsi sempre meno del gioco condotto dal loro leader, iniziando ad ingrossare le fila dei sostenitori del Mattarella bis. Partito, quello «mattarelliano» che al contrario ha ricevuto l'imprimatur di Luigi Di Maio, il primo che, una volta annusato lo sgretolarsi dell'ipotesi Mario Draghi, ha capito che la stabilità del governo inseguita dall'ex premier poteva raggiungersi solo giocando la carta del presidente uscente.

Un errore politico che si è poi sommato al «pasticcio» creato da Conte sulla trattativa per Elisabetta Belloni, finita nel tritacarne della corsa al Colle ma non sottoposta alla bocciatura delle urne. Pericolo che ha spinto Di Maio a stoppare l'operazione, aprendo però una contesa che fino a quel momento viaggiava sottotraccia. «Arriverà il momento per i chiarimenti interni» aveva anticipato Conte a proposito dello scontro con il Ministro che invita, come «ogni esponente» del Movimento a «rispondere non al leader di turno ma alla comunità degli iscritti».

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È poco meno di una dichiarazione di guerra che potrebbe avere riflessi anche sul governo: nel giorno in cui anche la Lega chiede di rivedere i criteri di ingaggio, c'è chi immagina si arrivi anche ad avvicendamenti con personalità 5S che non facciano riferimento a chi «ha messo a rischio la stabilità arrivando quasi a provocare elezioni anticipate». E se Conte rifugge la parola «rimpasto» e chiede a Draghi un incontro per stringere un Patto, Di Maio chiede di lasciarli lavorare: «spero che nessuno da domani si metta ad alimentare giochini o tensioni o divisioni». Conte però vuole chiarire e convoca una conferenza stampa: sottolinea la fiducia che gli è stata confermata dal segretario del Pd e sulle accuse di "intelligenza col nemico": «ero stato delegato dal Pd a trattare con Salvini. Poi io ho chiesto al segretario Letta di affiancarmi in quegli incontri».

Ricorda anche che, fatta eccezione per la presidente donna, il M5s ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato. Prova anche ad intestarsi l'elezione di Mattarella che «è stato fatto crescere nella nostra comunità giorno per giorno» dice affermando di aver condotto le trattative «con serenità, sapendo che c'era questa opzione sul tavolo». Sullo sfondo c'è anche la probabile irritazione di Beppe Grillo indotto ieri ad esultare sui social per Elisabetta Belloni. Un tweet un pò azzardato che induce il senatore ex M5s Lele Dessì a commentare: «Tu sei impazzito, fatti curare!». Una figuraccia difficilmente digeribile dal carattere irascibile di Grillo.

Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 07:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA